Avvocato Agostino Cucuzza a Bovalino

Agostino Cucuzza

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Lavoro nero e conseguenze per il datore di lavoro

Scritto da: Agostino Cucuzza - Pubblicato su IUSTLAB

Pubblicazione legale:

Quando parliamo di lavoro nero (o sommerso) facciamo riferimento a quelle attività lavorative svolte in modo “occulto”, ossia senza effettuare le comunicazioni (relative all’assunzione) agli uffici competenti.

Le conseguenze e le sanzioni, quando viene accertato un rapporto di lavoro irregolare (che può svolgersi in ambito aziendale o autonomo – es. lavoro domestico), per il datore di lavoro e per il lavoratore possono essere di natura civile e penale.

Le assunzioni “in nero” comportano oggi (a seguito del c.d. Jobs act), delle sanzioni proporzionate alla durata della violazione commessa.

Gli importi della sanzione è stato aumentato con la recente legge di Bilancio 2020. Quindi, oggi le sanzioni previste per il lavoro nero sono:

da 1800 € a 10.800€ per ogni lavoratore irregolare fino a 30 giorni di impego effettivo;

da 3600€ a 24600 per ogni lavoratore irregolare con impiego effettivo compreso tra i 31 e 60 giorni;

da 7200 € a 43200 per ogni lavoratore irregolare con impiego effettivo superiore ai 60 giorni.

Tale sanzione viene aumentata della percentuale del 20% per ogni lavoratore in nero extracomunitario sprovvisto di permesso di soggiorno.

È qui, in questo caso, scatta anche la sanzione penale in quanto viene violato l’art. 22 del T.U. in materia di immigrazione e il D.lgs 286/98. La pena prevista va dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione oltre 5000 € di multa.

Per quanto riguarda, invece, il lavoratore la situazione è questa: il solo fatto di essere scoperto non comporta alcuna sanzione, ma è passibile di sanzione se ha dichiarato alle autorità preposte il proprio stato di disoccupazione e percepisce la relativa indennità. La dichiarazione resa dal lavoratore in nero all’Inps, circa il suo stato di disoccupato, rischia di ritrovarsi imputato in un procedimento penale per il reato di Falso ideologico commesso da provato in atto pubblico (ax art. 483 c.p.). per tale tipologia di reato è prevista la reclusione fino a due anni.

Se oltre ad aver dichiarato il proprio stato di disoccupazione, il lavoratore in nero ha percepito anche l’indennità di disoccupazione o altre indennità previste dallo Stato o da altri enti pubblici rischia altresì anche di essere imputato per il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato (ex art. 316 ter c.p.) rischiando una pena che va da 6 mesi ai 3 anni di reclusione.

Resta salvo, in questi casi, il diritto dell’Inps o dell’ente che ha erogato le somme indebitamente percepite dal lavoratore in nero, a richiedere la restituzione oltre al risarcimento del danno.


Avv. Agostino Cucuzza - Avvocato Penalista

Sono Agostino Cucuzza. L'attività forense mi ha spinto ad essere un avvocato difensore, tutelando i miei assistiti dento e fuori le aule dei tribunali. Il mio ambito di attività è il diritto penale. Presto assistenza e consulenza legale difendendo i diritti delle persone indagate o imputate in procedimenti penali o delle persone offese dal reato. Nelle procedure cautelari incidentali presto assistenza in caso di sottoposizione a misure ablative personali o reali. Organizzazione e cura del rapporto fiduciario con l’assistito costituiscono i punti fondamentali per un'assistenza legale chiara ed esaustiva. Opero in tutta Italia.




Agostino Cucuzza

Esperienza


Diritto penale

Ho patrocinato, anche grazie alle frequenti collaborazioni professionali, a processi penali di primaria importanza e di rilevanza nazionale (relativi ai reati di associazione mafiosa – omicidio - traffico di sostanze stupefacenti maturando un’ampia esperienza nel campo del diritto penale e del diritto processuale penale. Ho approfondito i temi relativi ai reati contro la persona, violenza domestica, reati contro il patrimonio, stalking, reati contro la P.A., costituzione di parte civile, reati ambientali, reati informatici, misure interdittive, misure cautelari personali e reali. Offro consulenza legale e assistenza agli Enti.


Violenza

In tale delicato settore della violenza (domestica e familiare), mi sono occupato, in particolare, di casi relativi ai reati di violazione degli obblighi di assistenza familiare e di maltrattamenti contro familiari e conviventi.


Stalking e molestie

Ho curato casi riguardanti la fattispecie di reato di atti persecutori, cd. “stalking”, disciplinato dall’art. 612 bis del codice penale. Tali casi riguardavano sia soggetti "vittime" di stalking e sia soggetti accusati di essere gli autori delle condotte vessatorie.


Altre categorie:

Reati contro il patrimonio, Omicidio, Discriminazione, Sostanze stupefacenti, Diritto penitenziario, Gratuito patrocinio, Sicurezza ed infortuni sul lavoro, Domiciliazioni, Risarcimento danni.



Referenze

Caso legale seguito

Violenza su minore

28.12.2013, Locri

Il caso riguardava un soggetto accusato del reato previsto di cui agli artt. 609-bis, 609 octies comma 3 c.p.. Quindi, violenza sessuale di gruppo si soggetto minorenne. A seguito della nomina, nell'ambito delle indagini preliminari, dopo opportuna consulenza sulle possibili conseguenze e sulle scelte difensive da intraprendere, si è proceduto alla nomina di un consulente di parte per procedere alla comparazione del DNA dell'indagato con il DNA del liquido biologico presente sugli indumenti indossati dalla "vittima" al momento dei fatti. Fortunatamente si è giunti ad escludere qualsiasi responsabilità in capo al mio assistito già nella fase delle indagini.

Sentenza giudiziaria

Datore di lavoro condannato per estorsione.

Sentenza n. 41985/2022 della Corte di Cassazione

Il datore di lavoro che, minacciando il licenziamento, decurta lo stipendio ai dipendenti, facendosi restituire parte di esso in contanti, deve essere condannato per estorsione. Lo ha stabilito la sentenza n. 41985/2022 della Corte di Cassazione. Di fronte al ricorso di due imprenditori ritenuti responsabili del reato di estorsione a danno una dipendente, obbligata a restituire parte della retribuzione con il pericolo di essere licenziata in caso di rifiuto, i giudici hanno rilevato che tale comportamento costituisce reato. Non risulta nemmeno applicabile la condizione attenuante prevista dall’art. 62, comma 4, c.p., considerando gli effetti dannosi connessi alla lesione della persona oggetto di minacce e dunque la pena inflitta ai datori è stata ritenuta proporzionata.

Titolo professionale

VI Corso biennale di Alta Formazione dell’Avvocato Penalista

Unione Camere Penali Italiane - 12/2022

Corso dedicato all'approfondimento del diritto penale sostanziale e processuale mediante lo studio di casi e di sentenze.

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