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La pratica trasfusionale è una terapia di primaria importanza che viene eseguita spesso nelle strutture sanitarie per curare una patologia oppure in occasione di un intervento chirurgico (c.d. emotrasfusione occasionale). Essa può avvenire mediante trasfusione di sangue oppure mediante somministrazione di emoderivati.
In passato si è purtroppo assistito alla diffusione delle cosiddette infezioni post-trasfusionali (quali ad esempio epatite C, epatite B, virus dell’HIV). Nel caso di danno conseguente a trattamento trasfusionale possono esserci più soggetti responsabili a vario titolo: la struttura sanitaria presso cui è stata effettuata la trasfusione, nei cui confronti è configurabile una responsabilità di tipo contrattuale; il Ministero della Salute, che può incorrere in responsabilità extracontrattuale per omessa vigilanza e controllo; eventualmente, anche la casa farmaceutica che risponderebbe a titolo extracontrattuale e ai sensi del codice del consumo per la produzione e la messa in commercio di emoderivati rivelatisi infetti.
Alla diversità del soggetto responsabile corrispondono diversi regimi processuali e probatori. Andiamo a vedere quali sono le principali.
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