Pubblicazione legale:
DEBITI PER
TASSE DEL DEFUNTO E DIFESA
DEGLI EREDI
Spesso i cittadini si rivolgono all’avvocato in quanto, venuto a mancare un loro congiunto,
genitore o coniuge, vengono trovati documenti del defunto dai quali si ricava
che non sono state pagate tasse o
contributi e quindi la pratica è diventata di competenza della Agenzia Entrate
Riscossione, ex Equitalia.
Cosa possono fare gli eredi in tal caso?
Prima di tutto, soprattutto se il debito è rilevante, devono rivolgersi subito all’avvocato per essere consigliati.
E’ assolutamente sconsigliato cercare di risolvere il problema da soli, magari
guardando su Internet; la confusione è tanta e gli errori si pagano
a caro prezzo.
E’ necessario consultare il professionista prima di
sbagliare e non dopo.
Ricordiamo che chi eredita diventa responsabile anche
dei debiti del defunto.
Vediamo i passi necessari.
Gli eredi sono tenuti per legge a presentare la dichiarazione
fiscale di successione entro un anno dalla morte del congiunto;
sono anche tenuti alla presentazione della dichiarazione dei redditi del defunto per la frazione
di anno in cui è vissuto, sempre che in
vita il loro congiunto non fosse esonerato dalla presentazione della dichiarazione dei redditi.
ATTENZIONE: Con la presentazione della dichiarazione
di successione l’Agenzia delle Entrate ha notizia dell’avvenuto decesso.
Prima di farsi vivi con il fisco è meglio quindi consigliarsi
con avvocato di fiducia, il quale per prima cosa dirà, se non si ha conoscenza
generale del patrimonio del defunto, di
procedere ad un inventario generale del patrimonio lasciato.
E’ necessario rendersi
conto se sono caduti in successione più crediti o più debiti, cioè con
espressione semplice, se nel patrimonio lasciato vi sia più attivo o più
passivo; nell’ultimo caso può essere conveniente per gli eredi, al fine di non dover pagare i debiti ereditari, di
rinunciare alla successione.
La rinuncia alla successione, possibile entro 10 anni dalla morte
, se la successione non è stata accettata, deve essere proposta davanti al Notaio o
all’Ufficio Successioni del Tribunale competente.
Attenzione: la rinuncia alla successione non può essere
effettuata dall’erede che sia in
possesso dei beni ereditari o che abbia disposto del patrimonio del defunto, a
meno che non sia effettuato l’inventario
dei beni lasciati entro tre mesi dalla morte . ( accettazione con beneficio di
inventario).
Il tempo di tre mesi è stabilito dalla legge perentoriamente
e a pena di decadenza, ovvero se tale periodo di tempo trascorre inutilmente
senza richiesta dell’inventario, l’eredità anche se passiva e dannosa, si ha
per accettata .
ALCUNI ESEMPI
1)
Anna figlia di Mario ha il conto
corrente cointestato con il padre Mario.
Muore Mario e la figlia Anna
preleva e deposita sul conto
cointestato. Qualche tempo dopo si fa vivo qualche creditore di Mario e chiede il pagamento di vecchi debiti del
defunto; Anna non potrà rinunciare alla successione del padre e sarà chiamata a
pagare i debiti .
2)
muore Mario e Anna sua figlia,
affitta un appartamento di proprietà del defunto e percepisce il canone di
locazione. Anna non potrà più rinunciare
alla successione del padre Mario anche
se in seguito verrà sapere che il padre
aveva molti debiti ad esempio con Agenzia Entrate o l’Inps.
Agenzia Entrate o Inps possono chiedere ad Anna il pagamento
dei debiti del padre e legittimamente .
Appena si apre una successione, soprattutto se il
defunto era un imprenditore, prima di commettere passi falsi, è opportuno
consigliarsi con un avvocato di fiducia.
Avv. Alessandra Bottura, Studio Legale in Verona
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