Pubblicazione legale:
BRONTE – Ha contratto l’epatite cronica HCV dopo una trasfusione di sangue, adesso il Ministero della Salute dovrà risarcirlo per il danno biologico subito. È quanto disposto dal giudice della terza sezione civile del Tribunale di Catania. La sentenza, pubblicata lunedì, mette così definitivamente fine alla querelle giudiziaria ingaggiata da un uomo di Bronte, assistito dall’avvocato Alessandro Fioretto del Foro di Catania, che nel lontano 1983, quando aveva solo ventidue anni, a seguito di un incidente sul lavoro fu ricoverato nel locale ospedale Castiglione-Prestianni dove gli vennero praticate delle emotrasfusioni. Solo vent’anni più tardi la scoperta di aver contratto l’epatite, quando il malessere fisico dovuto a un fegato già compromesso lo costringono a sottoporsi ad accertamenti clinici.
Una diagnosi a fronte della quale comincia a farsi strada l’ipotesi che la causa sia da ricercarsi in una trasfusione con sangue infetto. Da qui l’inoltro della pratica all’Inps per richiedere l’indennizzo, previsto dalla legge 210 del 1992, che tocca alle persone che hanno contratto malattie da emotrasfusione. Il riconoscimento del nesso di causalità arriva nel 2007, quando la commissione medico ospedaliera di Messina accerta la relazione tra lo stato clinico dell’uomo e la trasfusione subita negli anni ’80, permettendo così l’erogazione dell’indennizzo stesso. Ma è di due anni fa l’inizio della causa nei confronti del Ministero della Salute per ottenere invece il risarcimento dei danni patiti a seguito della malattia, danni non solo fisici ma anche legati alle ripercussioni nella sfera sociale e relazionale della persona.
Una somma cospicua quella ottenuta e una vittoria che non restituiscono la salute né permettono di tornare indietro nel tempo, ma che costituiscono un traguardo importante nell’accertamento di un caso di malasanità a distanza di più di tre decenni da quegli anni ottanta in cui la diffusione dell’epatite era tra i massimi storici.
Fonte: LiveSiciliaCatania del 29 marzo 2018