Un caso di derubricazione a tentativo del reato di violenza sessuale

Caso legale: Un lavoratore stagionale viene imputato per il reato di violenza sessuale in danno della collega di lavoro. Il fatto trova conferma in una serie di messaggi scambiati con la vittima successivamente all’episodio delittuoso. Nel corso del dibattimento non sono emersi elementi idonei ad escludere l’elemento del dolo di violenza, e tuttavia, l’accurata ricostruzione dei fatti in sede di escussione testimoniale della persona offesa ha consentito di definire con precisione i contorni della condotta delittuosa. L’istruttoria dibattimentale ha permesso di evidenziare che nel corso dell’episodio non vi era stato modo per l’imputato di raggiungere nessuna zona erogena della vittima con il proprio corpo (nonostante l’esibizione dei propri genitali). Parimenti, si è evidenziata la necessità di rispettare le regole formali per l’acquisizione delle prove digitali (messaggistica istantanea), evidenziando – in particolare – la necessità di acquisire la copia forense nei termini di legge. All’esito del dibattimento, il Tribunale di Trento ha accolto l’eccezione di nullità relativa a talune delle prove digitali, e constatate le dichiarazioni rese in sede di deposizione testimoniale della vittima, ha derubricato il reato in tentativo, con conseguente contenimento della pena in tre anni di reclusione. L’imputato potrà valutare l’appello, oppure potrà presentare istanza di affidamento in prova ai servizi sociali, intraprendendo così un percorso di risocializzazione e consapevolezza della condotta, essendo il reato accertato nella forma del tentativo. Infatti, nel caso di reati cd “ostativi” delle pene alternative alla detenzione, se commessi nella sola forma del tentativo consentono che l’ordine di esecuzione della pena possa essere sospeso, così da poter richiedere una misura alternativa alla detenzione.

Fonte: L'Adige - clicca quì