Proposta di intesa tra regione Clabria e Lombardia per combattere le eco - mafie

Scritto da: Antonio Iaconetti - Pubblicato su IUSTLAB




Pubblicazione legale:

Proposta di intesa tra le Regioni Calabria e Lombardia contro le eco-mafie

Ill.mo Sig. On.
Sante Zuffada
Presidente Commissione
Affari Istituzionali
Consiglio Regionale della Lombardia
S E D E

Ill.mo Sig. On.
Salvatore Magarò
Presidente Commissione
Contro il fenomeno della mafia
Consiglio Regionale della Calabria
S E D E

E p.c. Ill.mo Sig. On.
Giuseppe Scopelliti
Presidente Regione Calabria
S E D E

Egregi Presidenti,
La collaborazione avviata dalle Commissioni Antimafia della Calabria ed Affari Istituzionali della Lombardia, per condurre una strategia comune di lotta alla ‘ndrangheta, è senza dubbio una iniziativa di grande spessore che non mancherà di produrre benefici ed effetti positivi.
Creare una rete sinergica contro il malaffare, rafforza le Istituzioni nella quotidiana battaglia contro la criminalità organizzata.
In questo quadro, siamo certi che non debba mancare di essere valutato il tema delle ecomafie, un fenomeno non sempre tenuto in debita considerazione a livello politico e che però alimenta gli affari delle cosche, causando danni irreparabili all’ambiente e all’economia del territorio.
Si pensi che nell’anno 2009 sono stati accertati ben 28.576 illeciti in materia ambientale, contro i “soli” 25.776 dell’anno precedente, una crescita esponenziale che si registra da almeno un ventennio e che oggi corrisponde alla media di tre reati commessi ogni ora.
Un dato assolutamente disarmante e preoccupante.
Per questo, anche in accordo con il mio collega coordinatore regionale della Lombardia, da me sensibilizzato e coinvolto, si auspica l’istituzione di un Osservatorio permanente con compiti di studio, monitoraggio e di contrasto dei reati ambientali, illeciti che rappresentano uno dei maggiori business per la ‘ndrangheta.
All’uopo, ho redatto un testo normativo nella forma della proposta di legge, che trasmetto assieme alla presente e che può rappresentare la base di una più ampia discussione sul tema di contrasto ai reati ambientali ed alle associazioni mafiose.
Nel ringraziarVi per la cortese attenzione ed in attesa di ulteriori sviluppi, mi è lieta l’occasione per porgerVi, vive cordialità.
Cosenza, 21 Gennaio 2011

Avv. Antonio Iaconetti

Proposta di legge regionale Avanzata dall’Avv. Antonio Iaconetti

“Modifiche alla legge regionale17 dicembre 2002, n. 50 recante “Istituzione di una Commissione Consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria”, nonché interventi in materia di informazione ambientale”

Relazione alla proposta

Negli ultimi anni è divenuto di uso assai comune nel linguaggio quotidiano, nonché nella cronaca nazionale, il termine “ecomafia”.
Tale termine, coniato da Legambiente, indica quei settori della criminalità organizzata che operano nel traffico e nello smaltimento illecito dei rifiuti, nell'abusivismo edilizio e nelle attività di escavazione come nuovo grande business.
Recentemente, la cronaca nazionale (cfr. L. Garrone, Ecomafie: tre reati ambientali ogni ora. E i profitti continuano a crescere, in Corriere della Sera, 04.06.2010) ha comunicato che nel 2009 sono stati accertati 28.576 illeciti in materia ambientale, contro i “soli” 25.776 dell’anno precedente, una crescita esponenziale che si registra da almeno un ventennio e che oggi corrisponde alla media di tre reati commessi ogni ora.
Un dato assolutamente disarmante e preoccupante.
Ancora più preoccupante se si considera che il maggior numero di reati di tale specie viene perpetrato nel Meridione del Paese.
In particolare la Calabria occupa, assai tristemente, il terzo posto della classifica sull’illegalità ambientale con i 2898 reati accertati nel corso del 2009, cui si devono aggiungere le numerosissime segnalazioni e denunce sporte dai cittadini ed ancora non accertate.
È tempo di agire (!), con risolutezza e determinazione, per risollevare la Nostra bella Regione dal baratro in cui sta lentamente sprofondando.
Azioni significative ed importanti sono già state compiute, negli scorsi anni, con l’istituzione della “Commissione contro il fenomeno della mafia in Calabria” (legge regionale n. 50/2002).
In tal senso, ci basti ricordare i pareri resi, nel corso della scorsa Legislatura, sul «Regolamento di cui all'articolo 15 della legge regionale 16 ottobre 2008, n. 31 concernente 'Interventi regionali in materia di sostegno alle vittime della criminalità e in materia di usura'», sul «Progetto legge antiracket ed antiusura», sulle proposte di legge riguardanti la «Promozione del sistema integrato di sicurezza», indici di un preciso intento della Regione di superare i fattori di criticità nel proprio tessuto sociale e culturale.
Gli ottimi risultati e l’impegno sinora profuso dai colleghi membri della Commissione, nonché i positivi riscontri da parte dei cittadini e delle associazioni di settore, ci inducono ad essere positivi e, soprattutto propositivi.
Per questo motivo siamo intenzionati ad estendere ragionevolmente le competenze della Commissione contro il fenomeno della mafia in Calabria, al fine di monitorare ed intervenire in modo mirato per fronteggiare la criminalità ambientale nel territorio.
Sebbene la competenza sul monitorare il fenomeno criminogeno ambientale possa agevolmente desumersi dall’ampia dizione di cui all’articolo 3 della legge n. 50/2002, in particolare laddove si dispone che spetti alla Commissione «vigilare ed indagare sulle attività dell'Amministrazione regionale e degli enti sottoposti al suo controllo, in ordine a possibili infiltrazioni e connivenze mafiose e di altre associazioni criminali similari» (lett. a)), appare opportuno esplicitarlo in legge, così da consentire la costituzione di un apposito comitato interno, nonché lo svolgimento di specifiche attività di indagine e d’inchiesta.
In considerazione della complessità del fenomeno criminogeno in questione, tuttavia, si prevede espressamente la possibilità di avvalersi della collaborazione delle amministrazioni locali, di enti associativi pubblici o privati, nonché di esperti che supportino le attività della Commissione con la loro competenza specialistica in materia.
Tali soggetti, anche sulla base di apposite convenzioni, potranno pertanto procedere al monitoraggio su base locale, necessario per comprendere appieno il fenomeno criminale ambientale e calibrare nel modo più corretto l’intervento normativo regionale.
Sarebbe altresì opportuno, se non essenziale, sviluppare forme di collaborazione con l’autorità giudiziaria, al fine di ottenere dati ufficiali e precisi sulle notizie di reato pervenute e sul loro seguito giudiziario.
Ed invero, tali informazioni, inserite in una banca dati appositamente sviluppata, permetteranno di verificare l’efficacia e l’efficienza del sistema sanzionatorio in materia ambientale, rilevandone le criticità sistemiche.
La Commissione sarebbe pertanto in grado di verificare la “percezione di reato” che i cittadini e gli agenti di PG hanno con riferimento ad una determinata situazione. In tal senso, infatti, il reato individuato prima facie potrebbe ben non essere integrato ovvero essere frainteso con altra tipologia di reato. La storicizzazione di tale dato consentirà la predisposizione di adeguati piani di formazione tanto per gli agenti di PG quanto per la cittadinanza, rispondendo alle necessità concrete di informazione in materia ambientale.
Rilevantissime indicazioni potranno essere astratte dall’analisi dei tempi del procedimento, dalla ricezione della notizia di reato alla sua iscrizione nel Registro, al seguito giudiziario. La risposta al reato ambientale, infatti, sarà tanto funzionale quanto tempestiva, atteso che l’accertamento delle responsabilità non può essere soggetto ai tempi eccessivamente lunghi della Giustizia. Così come non si può prescindere la responsabilità e la sanzione dal suo pieno e completo accertamento secondo le garanzie del “giusto processo”.
La Regione Calabria potrebbe quindi validamente proporsi come Regione capo fila nel settore, proponendo soluzioni innovative tanto sul territorio regionale, quanto a livello nazionale.

Art. 1
Principi e finalità
1. La Regione Calabria ispira la propria azione alla protezione dell’ambiente, la salvaguardia dell’assetto del territorio e la valorizzazione della sua vocazione, in attuazione dell’articolo 2 del proprio Statuto.

2. A tal fine, la Regione si impegna a monitorare il numero e la tipologia delle violazioni commesse in materia ambientale sul territorio regionale, nonché ad intraprendere azioni positive a tutela dell’ambiente e dell’ecosistema.

3. La Regione si impegna, anche avvalendosi delle attività della Consulta ambientale, a:
a) promuovere la cultura della tutela e della valorizzazione delle risorse ambientali;
b) collaborare alla raccolta e alla diffusione di dati e informazioni sullo stato dell'ambiente della Regione, favorendone l'accesso e l'acquisizione da parte dei cittadini;
c) favorire un approccio sistemico dei cittadini alla conoscenza del proprio territorio, delle relative risorse e delle tematiche ambientali di riferimento globale; di promuovere comportamenti individuali e sociali atti a favorire una gestione dell'ambiente e delle relative risorse ispirata ai princìpi della sostenibilità.

Art. 2
Modifiche alla legge regionale 19 dicembre 2002, n. 50
1. Al comma 1 dell’articolo 3 della legge regionale 19 dicembre 2002, n. 50, recante “Istituzione di una Commissione Consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria” è aggiunta la seguente: “b-bis) vigilare ed indagare sull’ecomafia, con particolare attenzione al traffico ed allo smaltimento illecito dei rifiuti, nonché all'abusivismo edilizio;”.

2. Al comma 1 dell’articolo 4 della legge n. 50/2002, dopo le parole: “ogni altro fenomeno di criminalità organizzata,” sono aggiunte le seguenti: “ivi compreso il fenomeno della ecomafia”.

Art. 3
Informazione ed educazione ambientale
1. La Giunta regionale definisce annualmente il Programma regionale per l’informazione e l’educazione ambientale, quale strumento programmatico di riferimento e di raccordo della Regione in materia di informazione ambientale, individuando le fonti di finanziamento necessarie, nonché i criteri e le modalità di impiego delle risorse.

2. La Giunta regionale definisce con propria deliberazione le modalità di realizzazione della Rete regionale per l’educazione ambientale ed i criteri per la formazione di un elenco e la relativa iscrizione dei Centri di educazione ambientale, cui spetta l’attuazione del Programma regionale di cui al comma 1.



Pubblicato da:


Avvocato Antonio Iaconetti a Cosenza
Antonio Iaconetti

Penalista, diritti di cittadinanza, ambiente