Pubblicazione legale:
Viene beccato nella sua abitazione in possesso di sostanze stupefacenti e scatta a suo carico un procedimento per produzione, traffico e detenzione illecite di sostanze stupefacenti o psicotrope ex art. 73 art 73 dpr 309/90. In tal caso, è la difesa a dover dimostrare l’uso personale o è l’accusa a dover provare la finalità di spaccio?
Riuscire a dimostrare la destinazione all’uso personale della sostanza stupefacente è senza dubbio quel crocevia nonché il punto dirimente capace di determinare l’epilogo di un processo per droga. Ma nella pratica quotidiana chi è la parte processuale che deve dimostrare l’uso personale? E quali sono gli elementi fattuali per ritenere la destinazione allo spaccio?
In riferimento al primo punto, dirimente è una recente sentenza della Cassazione che ha stabilito che la destinazione all’uso personale non ha natura giuridica di causa di non punibilità, pertanto non può spettare all’imputato dimostrare la destinazione all’uso personale e la sua non colpevolezza.
In altre parole, non sono io imputato a dover dimostrare l’uso personale della sostanza stupefacente, ma sei tu pubblica accusa che devi dimostrare la finalità di spaccio.
In tal senso, infatti, la Suprema Corte: “la destinazione all’uso personale della sostanza stupefacente non ha natura giuridica di causa di non punibilità, poiché, al contrario, la destinazione della sostanza allo “spaccio” è elemento costitutivo del reato di illecita detenzione della stessa e, come tale, deve essere provata dalla pubblica accusa; non spetta, pertanto, all’imputato dimostrare la destinazione all’uso personale della sostanza stupefacente di cui sia stato trovato in possesso” Cassazione penale sezione VI n. 47225 del 28 dicembre 2021. Tale assunto aveva origine dall’annullamento di una sentenza con cui la Corte di Appello di Roma (sentenza del 30 settembre 2020) aveva confermato la condanna per A.A. trovata in possesso di esigui quantitativi di marijuana e hashish.