Pubblicazione legale:
Ricevere una cartella esattoriale non significa necessariamente dover pagare senza possibilità di difesa. Ogni cartella, infatti, trae origine da un atto prodromico (avviso di accertamento, liquidazione, verbale o altro titolo esecutivo) che deve essere stato regolarmente notificato al contribuente. Se tale atto manca o non è stato mai notificato, la cartella può essere contestata.
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Cos’è una cartella esattoriale e cosa contiene
La cartella esattoriale è un atto amministrativo che riporta l’indicazione del debito, gli interessi e le sanzioni, oltre ai termini per il pagamento. Viene notificata al contribuente a seguito di un accertamento dell’Agenzia delle Entrate o di altri enti creditori (INPS, Comuni, ecc.).
All’interno della cartella sono indicati:
• i dati del debitore;
• la descrizione del tributo o contributo richiesto;
• l’importo complessivo;
• i termini entro cui pagare o proporre ricorso.
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Dopo la cartella: i poteri incisivi di ADER
Scaduti i 60 giorni dalla notifica della cartella, se il contribuente non ha pagato né proposto ricorso, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione non deve più chiedere autorizzazioni o sentenze: può agire direttamente, esercitando una serie di poteri particolarmente invasivi sul patrimonio del debitore.
In concreto, ADER può:
• Iscrivere fermo amministrativo sui veicoli del debitore, previo preavviso, impedendone la circolazione finché non viene estinto il debito.
• Iscrivere ipoteca sugli immobili, previo preavviso, la quale grava sul bene e rende più difficile venderlo o finanziarlo.
• Procedere a pignoramento immobiliare, mettendo all’asta gli immobili del debitore, ad eccezione della prima casa ed entro determinati limiti normativi;
• Pignorare crediti presso terzi, come stipendi, pensioni o conti correnti, arrivando a bloccare direttamente le somme disponibili.
Questi strumenti possono essere attivati in modo rapido e con un margine di difesa ridotto per il contribuente, se non ha già contestato il debito nei termini.
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I principali vizi delle cartelle
Non è raro che le cartelle presentino errori o vizi di legittimità. Alcuni esempi:
• prescrizione del credito (es. tributi prescritti in 5 o 10 anni, bollo auto in 3 anni);
• pagamento già effettuato che non risulta nei registri;
• notifica irregolare o oltre i termini di legge;
• calcoli errati sugli interessi o sulle sanzioni.
Individuare questi profili è il primo passo per una difesa efficace.
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Accesso agli atti: il primo passo
Il primo strumento a disposizione del contribuente è l’accesso agli atti presso l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Attraverso questa richiesta è possibile verificare l’esistenza e la regolarità della notifica dell’atto prodromico.
Spesso accade che la cartella sia stata emessa senza che al contribuente sia mai pervenuto l’avviso di accertamento o altro titolo sottostante: in questi casi, l’eccezione di mancata notifica costituisce una delle difese più efficaci.
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Differenza delle opposizioni in base al titolo sottostante
Non tutte le cartelle si impugnano con lo stesso strumento: la scelta dipende dal titolo che le ha generate.
• Se la cartella deriva da un atto impositivo dell’Agenzia delle Entrate (es. avviso di accertamento), la via ordinaria è il ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria, da proporre nei termini di legge (60 giorni dalla notifica).
• Se invece il credito è di natura non tributaria (es. sanzioni amministrative, multe, contributi previdenziali), si può ricorrere al giudice ordinario o al giudice del lavoro.
• Qualora sia già iniziata l’esecuzione forzata (pignoramento, fermo, ipoteca), è possibile proporre opposizione all’esecuzione ex art. 615 c.p.c., adducendo vizi quali prescrizione, inesistenza del titolo, pagamento già avvenuto o mancata notifica dell’atto prodromico.
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L’importanza della notifica
Un punto centrale è proprio la notifica: se la cartella o l’atto che la precede non sono stati notificati correttamente (PEC, posta, messo notificatore), l’intera pretesa può cadere. Il controllo della regolarità della notifica è quindi imprescindibile.
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Conclusioni operative
Ogni cartella va analizzata caso per caso.
Agire subito è fondamentale: un ricorso tardivo rischia di essere dichiarato inammissibile e di precludere ogni difesa. Con un’analisi accurata e con gli strumenti giuridici adeguati, è possibile bloccare la riscossione e tutelare efficacemente i propri diritti.