Cartelle esattoriali: come difendersi da Agenzia delle Entrate-Riscossione

Scritto da: Alessio Fania - Pubblicato su IUSTLAB




Pubblicazione legale:

Ricevere una cartella esattoriale non significa necessariamente dover pagare senza possibilità di difesa. Ogni cartella, infatti, trae origine da un atto prodromico (avviso di accertamento, liquidazione, verbale o altro titolo esecutivo) che deve essere stato regolarmente notificato al contribuente. Se tale atto manca o non è stato mai notificato, la cartella può essere contestata.



Cos’è una cartella esattoriale e cosa contiene


La cartella esattoriale è un atto amministrativo che riporta l’indicazione del debito, gli interessi e le sanzioni, oltre ai termini per il pagamento. Viene notificata al contribuente a seguito di un accertamento dell’Agenzia delle Entrate o di altri enti creditori (INPS, Comuni, ecc.).


All’interno della cartella sono indicati:

i dati del debitore;

la descrizione del tributo o contributo richiesto;

l’importo complessivo;

i termini entro cui pagare o proporre ricorso.



Dopo la cartella: i poteri incisivi di ADER


Scaduti i 60 giorni dalla notifica della cartella, se il contribuente non ha pagato né proposto ricorso, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione non deve più chiedere autorizzazioni o sentenze: può agire direttamente, esercitando una serie di poteri particolarmente invasivi sul patrimonio del debitore.


In concreto, ADER può:

Iscrivere fermo amministrativo sui veicoli del debitore, previo preavviso, impedendone la circolazione finché non viene estinto il debito.

Iscrivere ipoteca sugli immobili, previo preavviso, la quale grava sul bene e rende più difficile venderlo o finanziarlo.

Procedere a pignoramento immobiliare, mettendo all’asta gli immobili del debitore, ad eccezione della prima casa ed entro determinati limiti normativi;

Pignorare crediti presso terzi, come stipendi, pensioni o conti correnti, arrivando a bloccare direttamente le somme disponibili.


Questi strumenti possono essere attivati in modo rapido e con un margine di difesa ridotto per il contribuente, se non ha già contestato il debito nei termini.


I principali vizi delle cartelle


Non è raro che le cartelle presentino errori o vizi di legittimità. Alcuni esempi:

prescrizione del credito (es. tributi prescritti in 5 o 10 anni, bollo auto in 3 anni);

pagamento già effettuato che non risulta nei registri;

notifica irregolare o oltre i termini di legge;

calcoli errati sugli interessi o sulle sanzioni.


Individuare questi profili è il primo passo per una difesa efficace.



Accesso agli atti: il primo passo


Il primo strumento a disposizione del contribuente è l’accesso agli atti presso l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Attraverso questa richiesta è possibile verificare l’esistenza e la regolarità della notifica dell’atto prodromico.

Spesso accade che la cartella sia stata emessa senza che al contribuente sia mai pervenuto l’avviso di accertamento o altro titolo sottostante: in questi casi, l’eccezione di mancata notifica costituisce una delle difese più efficaci.



Differenza delle opposizioni in base al titolo sottostante


Non tutte le cartelle si impugnano con lo stesso strumento: la scelta dipende dal titolo che le ha generate.

Se la cartella deriva da un atto impositivo dell’Agenzia delle Entrate (es. avviso di accertamento), la via ordinaria è il ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria, da proporre nei termini di legge (60 giorni dalla notifica).

Se invece il credito è di natura non tributaria (es. sanzioni amministrative, multe, contributi previdenziali), si può ricorrere al giudice ordinario o al giudice del lavoro.

Qualora sia già iniziata l’esecuzione forzata (pignoramento, fermo, ipoteca), è possibile proporre opposizione all’esecuzione ex art. 615 c.p.c., adducendo vizi quali prescrizione, inesistenza del titolo, pagamento già avvenuto o mancata notifica dell’atto prodromico.



L’importanza della notifica


Un punto centrale è proprio la notifica: se la cartella o l’atto che la precede non sono stati notificati correttamente (PEC, posta, messo notificatore), l’intera pretesa può cadere. Il controllo della regolarità della notifica è quindi imprescindibile.



Conclusioni operative


Ogni cartella va analizzata caso per caso.

Agire subito è fondamentale: un ricorso tardivo rischia di essere dichiarato inammissibile e di precludere ogni difesa. Con un’analisi accurata e con gli strumenti giuridici adeguati, è possibile bloccare la riscossione e tutelare efficacemente i propri diritti.




Pubblicato da:


Alessio Fania

Avvocato in diritto civile, tributario e amministrativo a Modena




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