Pubblicazione legale:
La pensione di reversibilità rappresenta un importante strumento di tutela economica per i superstiti di un pensionato deceduto. Anche i coniugi divorziati possono beneficiarne, a determinate condizioni.
La normativa di riferimento, in particolare la legge n. 898 del 1970, definisce i diritti dei coniugi divorziati rispetto alla pensione di reversibilità, e la giurisprudenza ha chiarito ulteriormente queste disposizioni nel corso degli anni.
Definizione e normativa di riferimento
La pensione di reversibilità è una prestazione economica che consiste in una percentuale della pensione percepita dal pensionato defunto, destinata ai suoi superstiti.
Secondo la legge n. 903 del 1965, i beneficiari includono il coniuge, i figli e, in mancanza di questi, altri parenti come genitori e fratelli/sorelle, a condizione che soddisfino specifici requisiti.
Il diritto alla pensione di reversibilità per i superstiti si basa su un principio solidaristico, che mira a garantire la continuità del sostegno economico per coloro che erano a carico del pensionato deceduto. In particolare, il diritto può essere riconosciuto anche ai coniugi separati e divorziati, purché vi sia il rispetto di determinati presupposti legali.
Coniuge separato: Il diritto alla pensione di reversibilità
Il coniuge separato, anche in caso di separazione con addebito, ha diritto alla pensione di reversibilità. Questo è stato confermato dalla Corte di Cassazione con l'ordinanza n. 9649 del 2015, che ha stabilito che il diritto alla pensione di reversibilità sussiste indipendentemente dal fatto che il coniuge separato fosse a carico del defunto al momento del decesso. Pertanto, il coniuge separato è equiparato al coniuge non separato ai fini del diritto alla pensione di reversibilità.
Coniuge divorziato: Condizioni per il diritto alla pensione di reversibilità
Il coniuge divorziato può ottenere la pensione di reversibilità o una quota di essa, a condizione che:
Giurisprudenza Rilevante
Numerose sentenze hanno delineato i criteri e le condizioni per il riconoscimento della pensione di reversibilità al coniuge divorziato. Ad esempio, la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23862 del 2008, ha stabilito che sia il coniuge divorziato sia quello superstite hanno un diritto autonomo e concorrente alla pensione di reversibilità.
Inoltre, è stato chiarito che la titolarità dell'assegno divorzile deve essere effettiva e non simbolica. La Corte di Cassazione, nella sentenza n. 20477 del 2020, ha specificato che un assegno divorzile di valore simbolico non giustifica il diritto alla pensione di reversibilità, in quanto contrasta con la finalità di garantire la continuazione del sostegno economico al coniuge divorziato.
Assegno Divorzile “Una Tantum” e Pensione di Reversibilità
Un'altra questione affrontata dalla giurisprudenza riguarda il caso in cui l'assegno divorzile sia stato liquidato in un'unica soluzione (“una tantum”). La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22434 del 2018, ha stabilito che in tali casi non sussiste il diritto alla pensione di reversibilità, poiché l’assegno “una tantum” estingue definitivamente l’obbligazione al sostegno economico.
Ripartizione delle Quote di Pensione tra Coniuge Divorziato e Coniuge Superstite
In caso di concorso con il coniuge superstite, il tribunale stabilisce la quota spettante al coniuge divorziato, tenendo conto della durata del matrimonio e di altri fattori rilevanti.
Quando vi è concorso, il giudice è chiamato a determinare la ripartizione delle quote della pensione di reversibilità. La giurisprudenza ha indicato che il criterio principale è la durata dei rispettivi matrimoni, ma vengono considerati anche altri elementi come la convivenza prematrimoniale e le condizioni economiche dei superstiti.
Conclusioni
La pensione di reversibilità rappresenta un diritto di fondamentale importanza per i superstiti di un pensionato deceduto. Sebbene la legge preveda specifiche condizioni per il riconoscimento di tale diritto ai coniugi separati e divorziati, è stata la giurisprudenza a chiarire molti degli aspetti più complessi della materia. Il principio solidaristico alla base di questa prestazione continua a guidare l’interpretazione delle norme, assicurando che i soggetti più deboli ricevano il sostegno economico necessario anche dopo la morte del coniuge.
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