Pubblicazione legale:
Le intercettazioni rappresentano il mezzo di ricerca della prova che pone maggiori problemi: perché in esso confluiscono, senza mai trovare realmente armonia, esigenze di indagine, informazione e tutela della privacy. L’invasività dello strumento inquirente, a mio avviso, è spesso maneggiata con troppa disinvoltura da chi dovrebbe garantirne un uso appropriato.
Siamo così abituati a poter ascoltare il contenuto di captazioni telefoniche o ambientali – soprattutto se trattasi di vicende di interesse pubblico – seduti comodi sul nostro divano, senza renderci conto di quanto sia grave che il tutto avvenga quando ancora vige il segreto istruttorio. Ed altrettanto grave è la circostanza che i giornalisti, ed attraverso loro il popolo, conoscano fatti e vicende prima ancora dei diretti interessati. Ci si indigna per quanto emerge dall’ascolto delle conversazioni, ma nessuno riflette su quanto sia inaccettabile la fuga di notizie di atti inquirenti prima ancora che i potenziali indagati siano messi in condizioni di difendersi. Si sventola la presunta bandiera del diritto di cronaca fingendo che la segretezza delle indagini e la privacy delle persone siano temi secondari.
La materia è stata di recente oggetto di modifica legislativa ad opera del D.lgs 216/2017, le cui disposizioni, a seguito di varie proroghe, sono entrate in vigore lo scorso 1° Settembre 2020. L’iniziale riforma Orlando, è stata modificata dall’attuale Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e ora prevede un utilizzo più intenso degli strumenti investigativi.
Fonte: Informare on line - leggi l'articolo