Pubblicazione legale:
L'articolo analizza la reintroduzione del reato di blocco stradale a seguito del "Decreto Sicurezza", esaminando la struttura della nuova fattispecie incriminatrice. Si approfondiscono le differenze con la precedente disciplina, che relegava la condotta a illecito amministrativo, e si valutano le conseguenze sanzionatorie, con particolare attenzione all'impatto della norma sull'esercizio del diritto di manifestazione del pensiero.
L'analisi tecnico-giuridica si concentra sul dettato normativo, che punisce chiunque blocchi la strada "con il proprio corpo". Si evidenzia come tale formulazione sia diretta a colpire specifiche forme di dissenso, quali sit-in e cortei. Viene approfondita la netta differenziazione del trattamento sanzionatorio a seconda che la condotta sia posta in essere da un singolo individuo (reclusione fino a un mese o multa fino a 300 euro) ovvero da "più persone riunite", per le quali è prevista la pena della reclusione da sei mesi a due anni. Tale aggravamento per le condotte collettive solleva questioni di proporzionalità e di potenziale compressione delle libertà fondamentali.
La reintroduzione del blocco stradale come fattispecie di reato segna un'inversione di tendenza rispetto al processo di depenalizzazione e solleva interrogativi sulla sua compatibilità con i principi costituzionali che tutelano le forme di protesta pacifica. L'inasprimento sanzionatorio, soprattutto per le azioni collettive, rappresenta un significativo deterrente all'esercizio del dissenso e impone una riflessione critica sul rapporto tra sicurezza pubblica e diritti fondamentali.
Fonte: Avv. Giovanni Caviglia - leggi l'articolo