Pubblicazione legale:
Il contributo esamina l'istituto della revoca del consenso nelle procedure di separazione consensuale, con un focus specifico sulle conseguenze del "ripensamento" unilaterale di uno dei coniugi dopo il deposito del ricorso congiunto. L'analisi si concentra sul contrasto giurisprudenziale emerso a seguito dell'introduzione dell'art. 473-bis.51 c.p.c. ad opera della Riforma Cartabia, mettendo a confronto l'orientamento che nega la possibilità di revoca con quello che, invece, la ritiene ammissibile fino all'udienza presidenziale.
L'articolo introduce il tema partendo dalla natura dell'accordo di separazione, quale atto di autonomia negoziale che, una volta raggiunto e formalizzato in un ricorso congiunto, acquista una propria stabilità. Si delinea quindi il problema centrale: può un coniuge, singolarmente, privare di effetti tale accordo manifestando una volontà contraria in un momento successivo al deposito ma antecedente all'omologazione del tribunale?
Il nucleo della trattazione è dedicato all'esame dei due principali orientamenti giurisprudenziali formatisi dopo la Riforma Cartabia.
Tesi dell'inammissibilità della revoca unilaterale: Si riporta l'interpretazione prevalente (Tribunale di Milano, Tribunale di Matera), secondo cui il nuovo art. 473-bis.51 c.p.c. ha lo scopo di conferire maggiore serietà e stabilità agli accordi raggiunti. In quest'ottica, una volta depositato il ricorso, il consenso non è più revocabile unilateralmente e il procedimento deve proseguire verso l'omologazione, a meno che non emergano vizi della volontà o un manifesto pregiudizio per l'interesse dei figli minori.
Tesi dell'ammissibilità della revoca (o improcedibilità della domanda): Viene presentata la tesi opposta, sostenuta da una pronuncia del Tribunale di Venezia. Questa interpretazione valorizza il requisito dell'attualità del consenso, sostenendo che, se uno dei coniugi ritratta la propria volontà in udienza, il giudice non può procedere all'omologa e la domanda congiunta deve essere dichiarata improcedibile.
In conclusione, l'articolo evidenzia come la questione sia ancora oggetto di dibattito. Pur registrando una tendenza maggioritaria verso l'inammissibilità della revoca, si sottolinea che l'interpretazione contraria solleva questioni rilevanti sulla persistenza della volontà delle parti quale fondamento del rito consensuale. L'analisi si chiude rimarcando l'importanza per i professionisti del diritto di monitorare l'evoluzione giurisprudenziale su questo specifico punto della riforma.
Fonte: Avv. Giovanni Caviglia - leggi l'articolo