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"Il debole come uno di noi stessi:

Scritto da: Maura Simonazzi - Linkedin




Pubblicazione legale: Voglio condividere un bellissimo pensiero, anche se datato ma molto attuale, del Prof. Paolo Cendon: "Il debole come uno di noi stessi: quando malato, non dovrà soffrire, venire abbandonato, morire prima del tempo; finchè piccolo va aiutato a crescere; se non capisce, peggio per gli altri. Diritti sì, anche se non innumerevoli; un contratto bisogna sempre rispettarlo, chi non paga il dovuto sarà di regola responsabile; per chi ha l'Aids niente amori rischiosi. Sostegni precisi comunque, le stanze messe in sequenza, un corpo solo. Chi è in carrozzella non deve imbattersi in scalini; la famiglia di chi soffre andrà sempre tenuta in conto. Se uno non parla bisogna capirlo. Sul posto di lavoro la dignotà di un fragile si raddoppia; i bulli dovranno risarcirlo: se è cieco o sordo la civiltà appartiene soprattutto a lui". Ma la nostra Civiltà come sta............?

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Pubblicato da:


Maura Simonazzi

Esperta di sovraindebitamento ed esdebitazione