Caso legale:
Il signor A venne al mio studio lamentando che il tribunale di Roma, nella causa di divorzio, aveva disposto l’affidamento esclusivo alla madre dei due figli di 12 e 16 anni, prevedendo un regime di visita del padre molto restrittivo rispetto al passato. L’uomo era deluso e scoraggiato perché il provvedimento parlava di una sua totale inadempienza agli obblighi di mantenimento dei due figli, e in più i ragazzi erano disperati per le restrizioni delle visite paterne e sembravano “rimproverarlo” per non aver fatto tutto il possibile per evitare questi drastici cambiamenti.
Decidemmo di ricorrere in appello; riuscimmo a dimostrare che il mio cliente aveva provveduto al mantenimento dei figli direttamente, avendoli di fatto tenuti con sé per un tempo addirittura superiore a quello della madre, durante il quale aveva provveduto a tutte le loro necessità. Inoltre chiedemmo che i figli minori fossero ascoltati in ordine ai tempi di permanenza presso ciascun genitore: non era infatti concepibile che il Tribunale avesse omesso tale incombente. La Corte d’Appello ha proceduto all’ascolto dei due ragazzi, i quali, benché emozionati, hanno superato brillantemente l’iniziale soggezione e hanno dichiarato di essere dispiaciuti di non essere stati consultati. Hanno chiesto quindi di tornare a un regime che prevedesse più tempo con il padre.
All’esito, la Corte ha ristabilito l’affidamento congiunto e ha rimodulato il regime degli incontri del mio cliente con i minori, adeguandolo alle attuali esigenze di tutti. Anche la madre alla fine ha accettato questa situazione e oggi si è ristabilito un clima di serenità fra tutti.