Rumore Molesto: Quando il "Troppo" Diventa Illecito. Agire per la Tutela della Tua Quiete e del Tuo Bene Immobiliare

Scritto da: Paola Perani - Pubblicato su IUSTLAB




Pubblicazione legale:

Non È Solo Questione di "Pazienza": Il Diritto alla Quiete è Un Diritto Fondamentale

Il rumore è una presenza costante nelle nostre vite, soprattutto in contesti urbani. Ma c'è una linea sottile tra il frastuono accettabile della vita quotidiana e il rumore molesto, quello che mina la nostra quiete, il nostro riposo, la nostra salute e, in ultima analisi, il valore stesso del nostro bene immobiliare. Troppo spesso si tende a sopportare, pensando che sia "normale" o che non ci siano vie legali.

Non è così. La quiete è un diritto fondamentale, tutelato sia dal Codice Civile che da specifiche normative ambientali e dalla stessa Costituzione, in quanto connesso al diritto alla salute e alla dignità della persona. Quando il rumore supera la normale tollerabilità, diventa un illecito e apre la strada a precise azioni legali.

Ma come si fa a capire quando il rumore è "troppo"? E, soprattutto, come si agisce per farlo smettere e ottenere un risarcimento?

Il "Normale Limite di Tollerabilità": Un Confine Giuridico, Non Solo Acustico

Il Codice Civile (Art. 844 c.c.) stabilisce che il proprietario di un fondo non può impedire le immissioni (tra cui il rumore) "se non superano la normale tollerabilità". Questo non significa misurare solo i decibel. La giurisprudenza, infatti, ha un approccio più ampio e valuta diversi fattori:

  • La natura del luogo: Un rumore tollerabile in una zona industriale non lo è in una residenziale.
  • La frequenza e la durata del rumore: Un evento isolato è diverso da un disturbo costante.
  • L'orario: Un rumore serale o notturno ha un impatto maggiore.
  • Il preuso: Chi si stabilisce in un luogo già rumoroso ha meno ragioni di lamentarsi (ma non può sopportare qualsiasi livello di rumore).
  • I mezzi preventivi: Se il generatore di rumore avrebbe potuto usare accorgimenti tecnici per ridurlo, e non lo ha fatto.

In molti casi, oltre alla valutazione soggettiva del giudice, si ricorre a consulenze tecniche (CTU) per misurare l'intensità del rumore e confrontarla con i limiti stabiliti da leggi e regolamenti specifici (es. limiti di immissione sonora).

Dal Vicino Chiassoso all'Azienda Rumorosa: Chi Risponde e Come

La fonte del rumore può essere varia, e con essa cambia anche la strategia legale:

  • Il vicinato: Schiamazzi, musica ad alto volume, lavori in orari impropri, animali domestici rumorosi. Qui si agisce contro il singolo vicino o il proprietario dell'immobile.
  • Attività commerciali o produttive: Ristoranti, bar, discoteche, officine, impianti di condizionamento. In questi casi, la responsabilità è dell'esercente dell'attività, e spesso è necessario coinvolgere anche il proprietario dei locali.
  • Cantieri edili: Lavori di costruzione o ristrutturazione. Anche qui, la responsabilità può ricadere sull'impresa esecutrice e sul committente.
  • Condomini: Rumori derivanti da parti comuni o da condomini specifici, spesso regolati anche dal regolamento condominiale.

L'azione legale mira primariamente a ottenere una cessazione o una riduzione del rumore (inibitoria) e, in seconda battuta, un risarcimento del danno. Quest'ultimo non è solo il danno patrimoniale (es. svalutazione dell'immobile), ma anche il danno non patrimoniale: il pregiudizio alla salute (disturbi del sonno, stress, ansia), alla qualità della vita, alla serenità abitativa.

 



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Paola Perani

Avvocato a Pisa




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