Pubblicazione legale:
Fare il genitore è un “mestiere” che si impara facendo.
Chi ha più di un figlio può concordare con me
che certe difficoltà incontrate con il primo figlio, non si presentano con il
secondo o vengono gestite con minore apprensione e maggiore disinvoltura. Si
diventa più esperti, più abili ad affrontare le complessità della vita da
genitore, pur essendo ogni figlio diverso e quindi differentemente reattivo
alle modalità relazionali del genitore.
Ciò che non si impara facendo, come genitori, è
affrontare con i figli il tema della separazione: su questo aspetto non si può
vantare un’esperienza a cui appellarsi per trovare un’indicazione o un
consiglio, perché la crisi di coppia può insorgere e quando insorge è la prima
volta e va affrontata, anche con i figli.
Poiché, in senso pedagogico, la genitorialità
è in sintesi la capacità di rispondere
ai bisogni del figlio, nel caso di crisi familiare si delinea il bisogno
del figlio di conoscere quello che sarà il futuro della sua famiglia e,
soprattutto, il bisogno del figlio di
essere protetto e preservato dalle conseguenze negative della crisi familiare.
Da qui la considerazione che la genitorialità
si debba declinare anche nella fase patologica della vita di coppia al fine di
evitare scompensi nel rapporto dei genitori con i figli.
L’avvocato
di famiglia, un faro che deve far luce su tutto
Non è raro che il cliente chieda al suo
avvocato come e quando deve comunicare al figlio della separazione, soprattutto
quando il cliente si sente accolto, anche emotivamente, dal professionista cui
si è rivolto per la gestione della sua separazione. Perché l’avvocato di famiglia fa anche
questo.
L’avvocato di famiglia non può e non deve
limitarsi a raccogliere gli elementi per preparare il ricorso di separazione,
ma deve preparare un terreno che sia il più possibile “arato” affinché la
separazione sia gestita proficuamente sotto ogni profilo, incluso il profilo
della genitorialità.
Diversamente il lavoro dell’avvocato sarebbe
parziale e poco efficace, perché non realizzerebbe pienamente l’interesse del
cliente e di chi gravita attorno al cliente- genitore, ovvero i figli.
L’avvocato di famiglia, quindi, deve informare
il suo cliente dell’esistenza di strumenti e percorsi utili a gestire nella sua
complessità la separazione, a
sviscerarne ogni profilo, per fornire al cliente un’assistenza il più possibile
completa e che tenga conto di tutti gli interessi da tutelare.
Come
comportarsi quindi? Come e quando spiegare al figlio o ai figli che i genitori
si separano?
La separazione rappresenta un momento di
passaggio o di conclusione della coppia, ma riverbera inevitabilmente i suoi
effetti anche sui figli. E tali effetti sono estremamente tangibili perché
riguardano la quotidianità più elementare dei figli, a partire dal fatto che da
un certo momento in poi non avranno più una sola casa ma due, non più una
cameretta ma (forse) due, non più un unico tavolo attorno al quale sedersi a
pranzo o cena, ma due.
L’esercizio della genitorialità durante la crisi
familiare è senza dubbio e - diremmo - ovviamente più difficile perché i
genitori, coppia in crisi o in procinto di separarsi, devono fare lo sforzo di riconoscersi coppia genitoriale e
quindi di co-gestire rispetto ai figli
il momento della separazione.
Ciò significa che, a prescindere dall’età dei
figli, l’esercizio consapevole della genitorialità richiede che l’argomento
della separazione sia affrontato in modo congiunto dai genitori, in modi
consoni all’età degli interlocutori (figli) ed in tempi adatti alla situazione
concreta.
Questa non è una frase vuota o generica, ma
vuole essere una frase aperta all’interpretazione che il caso specifico
richiede.
Infatti ogni separazione è diversa dall’altra,
perché ogni crisi di coppia è particolare e deve essere gestita dai genitori in
modo coerente alle peculiarità del caso.
Può infatti accadere che la convivenza e la
coabitazione cessino prima del provvedimento di separazione, per scelta di uno
o di entrambi i genitori o per la necessità di proteggere i figli dalle
tensioni presenti in casa: in questi casi, a prescindere e anche prima
dell’intervento del giudice, i genitori devono affrontare l’argomento con i
figli i quali altrimenti resterebbero senza risposte e senza alcuna certezza di
fronte ad un cambiamento significativo. Non servono competenze in psicologia
per ritenere che i figli hanno il diritto
di sapere che i genitori non hanno più una relazione affettiva e che,
ciononostante, il loro rapporto con i genitori continuerà in tempi e in modi
adattati alla nuova situazione, nel rispetto dei loro interessi e delle loro
esigenze.
Al contrario, ci sono casi in cui la
coabitazione permane fino al provvedimento del giudice che stabilisce a quale
dei due genitori viene assegnata la casa familiare; in taluni altri casi la
coabitazione cessa solo dopo qualche mese dal provvedimento del giudice in
quanto può accadere che il genitore non collocatario (ovvero il genitore al
quale non è stata assegnata la casa familiare) abbia difficoltà a reperire un
alloggio.
In questi casi i genitori devono comprendere quando affrontare l’argomento della
separazione con i figli e, peraltro, sono costretti a farlo in un momento nel
quale devono elaborare anche il momento dell’uscita dalla casa familiare,
passaggio fisico ed emotivo di grande sofferenza sia per il genitore che deve
uscire che per i figli che vedono uscire il genitore dalla casa familiare.
La coabitazione “forzata”, in questa ipotesi
per nulla rara, rende la comunicazione della verità ai figli ancora più
difficoltosa, ma assolutamente necessaria affinché siano rassicurati sulla
continuità della relazione con il genitore “uscente”.
In questi momenti la genitorialità viene messa
a dura prova, sia per il genitore che deve uscire dalla casa familiare sia per
il genitore che resta, con il figlio, nella casa familiare. In queste
situazioni è molto difficile che il risentimento, inevitabilmente presente,
consenta ai genitori di dare al figlio informazioni allineate e scevre da
condizionamenti personali o dalla tensione tra i genitori.
Se da una parte è necessario normalizzare le
difficoltà che i genitori possono incontrare nell’informare i figli della
separazione, soprattutto quando è in corso una causa, dall’altra può essere
opportuno chiedere un supporto a livello personale per evitare che una cattiva
comunicazione o una mancata comunicazione ingeneri nei figli incertezza sul
futuro, sensi di colpa e frustrazione, senso di abbandono e, talvolta, rabbia
verso il genitore che è uscito di casa o verso il genitore che è rimasto e che
può essere visto dal figlio come “fortunato” rispetto all’altro, viceversa
ritenuto bisognoso di protezione.
STRUMENTI
UTILI ALLA GENITORIALITA’ DURANTE LA CRISI FAMILIARE
Essere, anzi fare il genitore in tempo di crisi richiede un’attenzione diversa
ed ulteriore affinché il cambiamento che la separazione determina sia vissuto
dai figli nella certezza che i genitori continueranno ad esserci e a
condividere le scelte riguardanti la loro vita, senza coinvolgerli in tensioni
e conflitti personali.
Per giungere a questo obiettivo è
consigliabile migliorare e talvolta recuperare una comunicazione efficace tra i
genitori affinché la genitorialità, intesa come esercizio della relazione tra
genitore e figlio e come capacità di rispondere ai bisogni del figlio in ogni
fase della sua vita, si esprima in maniera appropriata e funzionale.
A tale scopo la mediazione familiare si presenta come lo strumento più
adatto al recupero o alla ottimizzazione della comunicazione tra i genitori
perché permette, attraverso la manifestazione ed il riconoscimento reciproco
delle emozioni, di far emergere i bisogni autentici delle parti in conflitto e
di incanalarli nella stessa direzione, rendendo i genitori consapevoli del
fatto che tale direzione è comune, pur nella differenza delle posizioni, perché
riguarda il benessere dei figli e non l’interesse individualistico di ciascuno
di loro.
Su questo tema, la mediazione familiare, come
strumento che aiuta a riattivare un dialogo costruttivo tra i genitori, è utile
ad individuare la modalità più appropriata per informare i figli della
separazione e per comunicare loro, sempre congiuntamente, la riorganizzazione
della vita familiare: due genitori che
sanno comunicare bene tra loro e che fanno fronte comune nel trasmettere ai
figli una novità così significativa, come la separazione, determinano un
effetto rassicurante negli stessi,
contribuendo a ridimensionare il senso di disorientamento e le paure che
possono emergere nei figli a fronte di eventi familiari obiettivamente
destabilizzanti.
D’altro canto, mentre il mediatore familiare
si rivolge e lavora necessariamente con entrambi i genitori, può accadere che
la disfunzione riguardi il rapporto del singolo genitore con il figlio o il
figlio stesso che non accetta la separazione dei genitori o che non è stato
adeguatamente rassicurato dagli stessi sulla continuità del rapporto
genitoriale, sviluppando malessere e disagio. In questi casi il supporto psicologico o psicoterapeutico
è fondamentale e quando non è possibile perché manca la volontà del figlio (o,
ancor peggio, di uno dei genitori) il genitore può ricorrere a professionisti,
privati o pubblici, per iniziare un percorso
di sostegno alla genitorialità, lavorando su sé stesso e fruendo di
competenze specifiche per poter aiutare e quindi rispondere efficacemente al
bisogno di protezione del figlio in un momento così delicato come quello della
separazione dei genitori.
Riconoscere il bisogno di chiedere un supporto
esterno per acquisire la capacità di relazionarsi con il figlio nella fase
della crisi familiare è espressione di una genitorialità consapevole ed attenta
che dovrebbe costituire un modello di esempio per evitare i potenziali effetti
deleteri della crisi familiare sui figli.
A MALI ESTREMI, ESTREMI RIMEDI
Mi pare utile concludere questo articolo
accennando ad un ulteriore strumento che, come provocatoriamente si vuol far
intendere dal titolo, è da ritenersi un rimedio estremo.
Mi riferisco alla coordinazione genitoriale, strumento sensibilmente diverso dalla mediazione
familiare, dalla quale si distingue per il carattere direttivo e propulsivo del
soggetto che la esercita, il coordinatore
genitoriale appunto.
Questa figura, implicitamente riconosciuta
dalla Riforma Cartabia (art. 473 bis n. 26 c.p.c.), è rappresentata da un
professionista, specificamente formato, che in casi di grave conflittualità
orienta fattivamente i genitori indicando loro proposte o modalità di esercizio
della genitorialità al fine di sbloccare situazioni di stallo che potrebbero
pregiudicare il benessere dei minori coinvolti e necessitano quindi di un
intervento concreto ed immediato che colmi le lacune presenti nelle condotte
dei genitori in estremo conflitto.
I punti di scontro dei genitori riguardano
questioni eminentemente pratiche ma centrali nella vita di un minore, come la
scelta della scuola, della religione, dello sport, se frequentare o meno il
catechismo, aspetti che attengono allo sviluppo della personalità del figlio e
che se restano irrisolti possono comprometterne la sereno ed equilibrata
crescita.
Mentre il mediatore familiare aiuta le parti a
comunicare efficacemente affinché, ritrovato il dialogo, siano loro stesse a
trovare le soluzioni pratiche necessarie per la riorganizzazione familiare dopo
la separazione, incoraggiandole ad autodeterminarsi e a riconoscersi
reciprocamente in grado di prendere una decisione comune, il coordinatore
genitoriale indirizza specificamente i genitori in conflitto ad assumere
decisioni o a mettere in atto proposte educative al fine di rispondere al
bisogno emergente del minore al quale essi,
a causa della grave conflittualità, non sono in grado di rispondere in
autonomia e tempestivamente.
Si tratta di una figura che può essere
nominata dal giudice nell’ambito di un procedimento, eventualmente su richiesta
delle parti, o può essere direttamente designata dai genitori, al di fuori di
un giudizio, eventualmente su consiglio di un professionista, come l’avvocato o
lo psicologo o l’assistente sociale.
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Lo studio legale dell’avvocato Anichini mette
a disposizione tutte le figure citate nel presente articolo per garantire
un’assistenza completa e la tutela di tutte le persone coinvolte nella crisi
familiare.
Il portale giuridico al servizio del cittadino ed in linea con il codice deontologico forense.
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