Conferenza:
I processi di mobilità migratoria hanno prodotto una
pluralità di conseguenze sociali e giuridiche nelle
società di accoglienza. In particolare, si assiste a
fenomeni di «integrazione civica», con riferimento alle
iniziative volte ad agevolare la fruizione di diritti
prestazionali da parte di stranieri, soprattutto
immigrati e rifugiati, nonché minori non accompagnati.
Gli esponenti della società civile svolgono un’azione
cruciale a questo riguardo, sostenendo l’integrazione di
questi soggetti nel tessuto della cittadinanza, anche
con azioni sostitutive delle politiche pubbliche. La
«cittadinanza sociale» (che definisce il godimento
effettivo dei diritti sociali), infatti, appare come una
risultante dell’impegno volontario, spontaneo e solidale
dei soggetti della società civile. Ad esso, si affianca
l’importanza dell’assistenza per la relativa tutela,
agevolando il ricorso agli organi giurisdizionali, che
emergono quali sensori sociali di situazioni strutturali
di disagio. La qualità dell’integrazione civica che ne
risulta si collega strettamente al principio di
sussidiarietà orizzontale, coerentemente con la nozione
prevista dall’ultimo comma dell’art. 118 Cost.
Di pari importanza, risulta l’organizzazione regionale (e, spesso, comunale) nell’erogazione dei
servizi sociali (sanità, istruzione, abitazione), nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di non
discriminazione. Si può così parlare di una «cittadinanza sociale regionale»: una figura descrittiva
che si configura come virtualmente applicabile anche ai cittadini e che, nel caso degli stranieri,
conferisce un significato particolare al relativo inserimento sociale. In tal senso, il fenomeno
dell’integrazione civica contribuisce a definire il quadro della «forma di regione».
L’incontro di studio qui proposto è volto ad analizzare questi fenomeni, sotto il profilo della
razionalizzazione dei profili qualitativi del fenomeno, secondo le priorità dell’azione pubblica, quali
la competitività dei territori, il perseguimento dell’equilibrio sociale, la contrazione degli
atteggiamenti discriminatori, l’incremento dell’internazionalizzazione della società, della cultura e
dell’economia.
Fonte: Università di Trento