Pubblicazione legale:
Il processo tributario italiano ha subito una profonda trasformazione negli ultimi anni, culminata con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 30 dicembre 2023, n. 220, attuativo della delega fiscale prevista dalla Legge 9 agosto 2023, n. 111, e con ulteriori innovazioni normative che si consolidano nel 2025. Queste riforme, avviate per modernizzare e rendere più efficiente il sistema della giustizia tributaria, si concentrano su tre pilastri fondamentali: digitalizzazione, semplificazione procedurale e rafforzamento delle garanzie per i contribuenti, con l’obiettivo di ridurre i tempi dei procedimenti e migliorare l’accesso alla giustizia. Una delle novità più rilevanti è la completa digitalizzazione del processo tributario, resa obbligatoria per la notifica e il deposito degli atti processuali a partire dal 2 settembre 2024, come stabilito dall’art. 16-bis del D.Lgs. 546/1992. Le parti, i consulenti e gli organi tecnici devono utilizzare esclusivamente la Posta Elettronica Certificata (PEC) per le comunicazioni e il deposito telematico degli atti, salvo eccezioni per i contribuenti senza assistenza tecnica in controversie di valore inferiore a 3.000 euro, che possono ancora avvalersi della modalità cartacea. La violazione delle norme telematiche non comporta l’invalidità del deposito, purché regolarizzata entro il termine perentorio fissato dal giudice, garantendo così flessibilità senza compromettere i diritti delle parti. Inoltre, le udienze telematiche, già introdotte con la Legge 130/2022, sono state ulteriormente potenziate nel 2025, consentendo alle parti di partecipare a distanza, riducendo costi e tempi di spostamento, come previsto dall’art. 4 del D.Lgs. 220/2023. Un’altra innovazione significativa riguarda l’introduzione del giudice monocratico per le controversie di valore inferiore a 5.000 euro, in vigore dal 1° luglio 2023 e confermato nel 2025, con l’obiettivo di snellire la trattazione delle liti minori e alleggerire il carico delle Corti di giustizia tributaria. A partire dal 2025, tali udienze in composizione monocratica si svolgono esclusivamente a distanza, favorendo rapidità e accessibilità. Sul piano delle garanzie difensive, il D.Lgs. 220/2023 ha rafforzato il contraddittorio endoprocedimentale, rendendolo obbligatorio per tutti gli atti impugnabili dinanzi alle Corti di giustizia tributaria, a pena di annullabilità, come previsto dall’art. 6-bis della Legge 212/2000. Tuttavia, per gli atti emessi prima del 30 aprile 2024, si applica la normativa previgente, escludendo l’obbligo di contraddittorio per i tributi non armonizzati, come chiarito dal D.L. 39/2024. La riforma ha anche ampliato gli atti impugnabili, includendo il rifiuto espresso o tacito di autotutela (art. 19, D.Lgs. 546/1992), offrendo ai contribuenti maggiori strumenti per contestare decisioni amministrative. Un cambiamento rilevante è l’abrogazione dell’istituto del reclamo-mediazione, previsto dall’art. 17-bis del D.Lgs. 546/1992, a partire dal 4 gennaio 2024 per i ricorsi notificati dopo tale data, con effetti pieni per quelli notificati dal 1° settembre 2024. Questo istituto, ritenuto inefficace nel ridurre il contenzioso, è stato sostituito da strumenti deflattivi più efficaci, come la conciliazione giudiziale, che può essere proposta dal giudice anche per controversie fino a 50.000 euro, con una maggiorazione del 50% delle spese di giudizio in caso di rifiuto ingiustificato. Sul piano probatorio, la riforma ha introdotto la possibilità di utilizzare la prova testimoniale scritta, regolata dall’art. 7 del D.Lgs. 546/1992, con moduli standardizzati forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, compilabili e firmabili digitalmente tramite PEC. Questa misura, applicabile ai ricorsi notificati dal 2 settembre 2024, amplia le opzioni probatorie, tradizionalmente limitate alla documentazione scritta, rendendo il processo più flessibile. Inoltre, la trasformazione delle Commissioni tributarie in Corti di giustizia tributaria di primo e secondo grado, con l’introduzione di magistrati professionali a tempo pieno, reclutati tramite concorso pubblico (il primo svoltosi il 14 febbraio 2025), mira a migliorare la qualità delle decisioni e a ridurre il contenzioso in Cassazione. La formazione continua obbligatoria per i giudici tributari, prevista per il 2025, garantisce un aggiornamento costante sulle novità normative e giurisprudenziali, a beneficio della coerenza delle pronunce. La giurisprudenza recente, come la sentenza della Cassazione n. 8452/2025, ha ulteriormente chiarito l’importanza di un linguaggio giuridico sintetico e preciso negli atti processuali, per migliorare la leggibilità e l’efficienza del processo. Inoltre, la Corte ha confermato che l’onere della prova spetta all’Amministrazione finanziaria per le violazioni contestate, mentre il contribuente deve dimostrare la propria buona fede in casi come le fatture per operazioni inesistenti. Le novità del 2025 includono anche la semplificazione della procura alle liti: se conferita in forma digitale, il difensore non è più obbligato ad autenticarne la sottoscrizione, mentre per i documenti cartacei è richiesta l’autentica con deposito di una copia digitale. Infine, la possibilità di sospendere l’esecutività delle sentenze di secondo grado in pendenza di ricorso in Cassazione (art. 62-bis, D.Lgs. 546/1992) tutela i contribuenti da danni gravi e irreparabili. Queste riforme, nel complesso, rappresentano un passo verso un sistema tributario più equo, digitale e rapido, pur richiedendo agli operatori del settore – avvocati, commercialisti e funzionari – un adeguamento organizzativo e tecnologico per sfruttare appieno le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dalle nuove garanzie procedurali