Pubblicazione legale:
Con una recente sentenza la Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della condanna dell’ASL al risarcimento dei danni conseguenti al reato di violenza carnale perpetrato da un medico in danno di una paziente.
Nel caso in esame un’anestesista ha abusato di una donna fotografandola in pose erotiche e toccandola nelle sue parti intime, il tutto mentre ella era in stato di totale incoscienza in conseguenza del trattamento anestetico subito.
Il medico è stato condannato penalmente per il reato di violenza sessuale aggravata e la parte lesa ha agito nei confronti del medico stesso e dell’ASL innanzi al Tribunale di Rieti per ottenere il risarcimento del danno subito.
L’ASL è stata condannata sia dal Tribunale di merito che dalla Corte d’Appello, per poi ricorrere in Cassazione non ritenendo sussistente una propria responsabilità civile e diretta per il fatto criminoso del dipendente.
La Suprema Corte, mentre, richiamando un precedente orientamento, ha ritenuto l’ASL responsabile per il danno cagionato dal medico, essendo commesso proprio nell’esercizio delle mansioni ad egli attribuite.
Nel caso in esame, infatti, la Cassazione ha ritenuto che la commissione del fatto criminoso sia stata agevolata proprio dal ruolo del medico, il quale aveva a sua disposizione tutti gli strumenti necessari per la commissione del crimine, in ragione di ciò l’ASL dev’essere ritenuta responsabile per il danno causato.