Alessandro Artuso

Intervista pubblica

Nell'articolo ho commentato, insieme al titolare dello studio presso cui collaboro, la tragica vicenda di un nostro assistito, che si è visto coinvolto -a torto- nella nota vicenda del tentativo di scalata da parte dell'organizzazione criminale dei Casalesi alla S.S. Lazio Calcio. Il nostro assistito, sia in primo grado che in appello è stato assolto con formula piena e, nonostante abbia trascorso più di anno in custodia cautelare in carcere, si è visto rigettare la richiesta di indennizzo per ingiusta detenzione da parte della Corte di Appello di Roma.

Titolo professionale

Il Corso di formazione tecnica e deontologica, di durata biennale, mi ha fornito gli strumenti giuridici -sia per quanto riguarda il diritto penale sostanziale che per quanto concerne la procedura penale- necessari per implementare le mie capacità di difesa nel processo penale. Mi ha inoltre abilitato all’iscrizione nell’elenco nazionale dei difensori di ufficio ex Art. 29 disp. att. c.p.p., tenuto dal Consiglio Nazionale Forense.

Caso legale seguito

Il mio assistito è stato accusato di aver sfruttato una ragazza minore per ottenere denari in cambio di materiale pornografico riconducibile alla ragazza. All'esito del giudizio abbreviato, condizionato ad una perizia sull'audizione protetta della ragazza durante le indagini, il Giudice ha assolto il mio cliente, affermando che questi era in accordo con la minore e che non vi sia stata alcuno sfruttamento della prostituzione (al più trattandosi di una truffa architettata dai due nei confronti di terzi).

Caso legale seguito

Sono stato nominato da un assistito arrestato, in flagranza di reato, per la violazione dell'art. 73 del Testo Unico sugli Stupefacenti (detenzione ai fini di spaccio). Nel corso dell'udienza per direttissima abbiamo affrontato la convalida, nel corso della quale è stata data una legittima spiegazione sul possesso della sostanza. All'esito del giudizio abbreviato richiesto dalla difesa, l'imputato è stato assolto per insufficienza delle prove a carico (non è stato possibile dimostrare che la sostanza in suo possesso fosse finalizzata all'attività di spaccio)

Caso legale seguito

Insieme al titolare dello studio presso cui collaboro ho assistito un medico endoscopista accusato di aver cagionato la morte di una paziente durante un intervento chirurgico. Dopo la condanna intervenuta in primo grado la Corte di Appello ha ribaltato l'esito del processo, pronunciando sentenza di assoluzione. Il professionista ha operato nel rispetto delle linee guida del settore. Le cause della morte del paziente non sono state ricondotte all'operato dell'endoscopista, quanto piuttosto al medico radiologo che non aveva segnalato la presenza di una situazione di compromissione dei tessuti (e verificata la quale non ci sarebbe stata l'indicazione all'intervento chirurgico).