Antiriciclaggio. La distinzione fondamentale tra provenienza illecita e destinazione potenzialmente illecita dei fondi

Corte d'Appello di Roma 2025




Sentenza giudiziaria: Il contributo più significativo della sentenza risiede nella chiarificazione della distinzione fondamentale tra provenienza illecita e destinazione potenzialmente illecita dei fondi. La Corte ha stabilito che l'operazione di riciclaggio, secondo la definizione dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 231 del 2007, presuppone necessariamente la conoscenza della provenienza del denaro o dei beni da un'attività criminosa, intesa come attività delittuosa non colposa. Tale principio assume particolare rilevanza pratica, poiché esclude dall'ambito applicativo della normativa antiriciclaggio quelle operazioni che, pur potendo configurare illeciti di diversa natura, non presuppongono l'impiego di fondi di provenienza criminosa. Come chiarito dalla pronuncia, "se i beni hanno provenienza lecita non può esservi motivo di sospetto né obbligo di segnalazione", principio che trova conferma anche in altra sentenza della Corte d'Appello di Roma del 2025, che ha escluso l'applicabilità della normativa antiriciclaggio agli atti meramente elusivi della garanzia patrimoniale dei creditori. L'elemento soggettivo del sospetto. La sentenza conferma l'orientamento consolidato secondo cui il sorgere dell'obbligo di segnalazione non risulta subordinato alla certezza o alla diretta conoscenza che il cliente abbia posto in essere operazioni di riciclaggio, essendo sufficiente l'esistenza di un sospetto semplice, non qualificato da ulteriori indizi. Tale principio, già affermato dalla Corte d'Appello di Roma in altra sentenza del 2024, si fonda sulla finalità preventiva e cautelare della norma sanzionatoria. La Corte ha precisato che si tratta di una comunicazione atta ad innescare eventuali verifiche da parte dell'autorità di vigilanza, non di una denuncia di fatti penalmente rilevanti. Tuttavia, la segnalazione presuppone pur sempre una valutazione sull'idoneità dell'operazione ad essere strumento di elusione delle disposizioni antiriciclaggio, considerati gli elementi oggettivi e soggettivi che la caratterizzano. Le implicazioni per la prassi professionale La pronuncia assume particolare rilevanza per la prassi professionale, chiarendo che la contestazione fondata esclusivamente sulla destinazione presuntivamente illecita dei fondi utilizzati, e non sulla loro provenienza illecita, non integra i presupposti per l'obbligo di segnalazione. Tale principio trova applicazione anche quando l'operazione sia finalizzata a diminuire la garanzia patrimoniale di una società in danno dei creditori sociali in situazione di precarietà economico-finanziaria. La distinzione operata dalla Corte si inserisce nel più ampio dibattito giurisprudenziale sulla delimitazione dell'ambito applicativo della normativa antiriciclaggio, come evidenziato anche in altra sentenza del Tribunale di Roma del 2024, che ha chiarito come il sospetto debba essere desunto dalle caratteristiche, entità e natura dell'operazione, tenuto conto della capacità economica e dell'attività svolta dal soggetto cui è riferita.



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Avvocato Andrea Iaretti a Gattinara
Andrea Iaretti

Avvocato & Dottore commercialista. Antiriciclaggio. Successioni. Tributi. Società.