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Diagnosi errata, quando il paziente può chiedere il risarcimento dei danni

Scritto da: Antonio Flora - Pubblicato su IUSTLAB




Pubblicazione legale:

La diagnosi errata può verificarsi ogni volta che il medico confonde una patologia con un’altra o non inquadra adeguatamente il quadro clinico generale del paziente, provocando danni fisici e psicologici che richiedono un risarcimento danni.

I casi principali di diagnosi errata

I casi di diagnosi errata rappresentano una delle situazioni più complesse e delicate nell’ambito della responsabilità medica. Gli errori diagnostici possono concretizzarsi in diverse forme, ciascuna delle quali può comportare gravi conseguenze per la salute del paziente e, di conseguenza, dar luogo a richieste di risarcimento del danno.

Errori più comuni in ambito diagnostico

Il danno diagnostico può verificarsi anche quando al paziente viene comunicata una patologia inesistente. Questo comporta non solo lo stress psicologico derivante dalla percezione di essere affetti da una malattia grave, ma può portare all’avvio di trattamenti inutili o dannosi, inclusi interventi chirurgici non necessari, terapie farmacologiche invasive o lunghe degenze ospedaliere. 

Diagnosi errata o tardiva

Una delle circostanze più ricorrenti riguarda l'identificazione tardiva o scorretta di patologie gravi, come malattie oncologiche o cardiovascolari. Questi errori possono derivare dalla sottovalutazione dei sintomi, dalla mancata prescrizione di esami diagnostici appropriati o dall’interpretazione superficiale dei dati clinici disponibili. Un ritardo nella diagnosi può privare il paziente di un intervento tempestivo, con conseguente aggravamento della patologia e, nei casi più gravi, con un impatto diretto sulla prognosi e sulla qualità della vita.

Errori nella refertazione di esami diagnostici

La lettura errata di un referto (ad esempio, una radiografia, una TAC o un esame istologico) è un’altra causa frequente di errore. Una valutazione non corretta può portare a decisioni cliniche inadeguate, come il mancato trattamento di una patologia seria o, al contrario, il ricorso a interventi invasivi non necessari.

Errore chirurgico o mancata valutazione preoperatoria

In alcuni casi, la diagnosi errata può verificarsi nella fase preoperatoria, quando non viene identificato correttamente il problema da trattare. Questo può condurre a interventi inutili o inappropriati, aumentando il rischio di complicazioni e danni permanenti al paziente. Diagnosi di patologie inesistenti Le conseguenze di una diagnosi errata L’errore diagnostico provoca solitamente due tipi di conseguenze che possono anche sommarsi creando ulteriori disagi al paziente che ne è vittima:

Il danno patrimoniale comporta una serie di spese onerose per cure mediche, interventi chirurgici e acquisto di farmaci che si potevano evitare e che spesso costringono anche il paziente a interrompere la propria attività professionale, riducendo le sue entrate economiche. Il danno non patrimoniale è altrettanto pericoloso perché genera conseguenze psico-fisiche e morali derivanti da traumi che possono provocare anche una riduzione della qualità di vita in modo permanente.

Come ottenere il risarcimento per diagnosi errata

Il paziente che ritiene di aver subito un danno a seguito di errori medici o diagnostici deve prioritariamente raccogliere tutta la documentazione clinica relativa al proprio caso. Questo passaggio è cruciale per consentire al legale di analizzare con precisione i fatti e valutare la sussistenza di eventuali profili di responsabilità medica.

La documentazione da presentare deve includere:

Referti medici e diagnostici; Prescrizioni e indicazioni terapeutiche ricevute; Esami effettuati (sia diagnostici che di laboratorio); Ricevute e scontrini per dimostrare le spese sostenute; Cartelle cliniche e ogni altro elemento utile a ricostruire il percorso sanitario.

Una volta acquisita la documentazione, la prima fase prevede l’elaborazione di una cronistoria dettagliata degli eventi. Questo resoconto deve descrivere in modo chiaro e cronologico le esperienze del paziente, mettendo in evidenza eventuali anomalie o comportamenti negligenti. Tale documento sarà integrato con le evidenze cliniche per consentire un'analisi preliminare approfondita.

Valutazione del caso

Dopo aver esaminato il materiale, il legale, in collaborazione con medici legali o altri esperti di settore, procede a stabilire:

La presenza di un errore medico o diagnostico: l’esame tecnico è finalizzato a individuare eventuali violazioni dei protocolli sanitari o carenze nelle cure prestate. Il nesso causale tra l’errore e il danno subito dal paziente: è necessario dimostrare che il danno è una conseguenza diretta dell’errore. Il soggetto responsabile: l’analisi deve individuare con precisione chi, tra medici, strutture sanitarie pubbliche o private, abbia commesso la negligenza.

Conferimento dell’incarico legale

Una volta accertata l’esistenza di profili di responsabilità, si procede con il conferimento formale dell’incarico ai legali. Questi, a loro volta, adottano la strategia più idonea per tutelare al meglio gli interessi del paziente, privilegiando, laddove possibile, una risoluzione stragiudiziale della controversia per ottenere un risarcimento in tempi brevi. Se la fase stragiudiziale non porta a un accordo soddisfacente, i legali avviano la fase giudiziale, predisponendo un atto di citazione dettagliato che includa tutte le prove e le perizie necessarie per dimostrare la responsabilità della controparte e quantificare il danno subito. Affidarsi a professionisti esperti in diritto sanitario e responsabilità medica è essenziale per assicurare una gestione accurata del caso e garantire al paziente il riconoscimento dei propri diritti.

L'esito possibile della procedura

In caso di accordo con la struttura sanitaria, il paziente può ricevere un risarcimento grazie alla transazione che permette alla persona di ricevere l’indennizzo per via assicurativa. In caso contrario, occorre il provvedimento del giudice che oltre ad accertare la responsabilità del medico o dei medici stabilisce anche il valore del danno subito. Di sicuro, il paziente conclude molto più celermente la sua pratica attraverso una transazione che risolve preventivamente il contenzioso. In questo caso, il risarcimento si liquida tra 45 e 90 giorni dalla firma dell’accordo, mentre una causa civile con esito positivo richiede in media 2 o 3 anni prima che la procedura si concluda con l’assegnazione del sospirato indennizzo. È fondamentale rivolgersi a un legale esperto, in grado di gestire con competenza e strategia la fase stragiudiziale, al fine di raggiungere un accordo vantaggioso che permetta al cliente di ottenere tempestivamente il risarcimento dei danni subiti.



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Antonio Flora

Esperto in materia di malasanità