Breve commento sulla recente sentenza della Cassazione, la quale, nel noto processo per la morte di Marco Vannini, ha annullato la sentenza d'appello, ritenendola affetta da vizio di motivazione in punto di elemento soggettivo.
L'articolo evidenzia la grande difficoltà in cui incorrono le teoriche che cercano di elaborare una linea di distinzione fra colpa cosciente e dolo eventuale e, in aggiunta, rileva come la Cassazione sembri essersi scostata in modo piuttosto sensibile dalla sua consolidata giurisprudenza in punto di ammissibilità dei ricorsi che evochino il vizio motivazionale.
Con riferimento a tale ultimo aspetto, si rileva come solitamente la Suprema Corte ritenga inammissibili quei ricorsi in cui non viene dimostrata la palese illogicità della motivazione ma ci si limiti a proporre una ricostruzione alternativa. In questi casi, le due motivazioni, quella scelta dalla sentenza impugnata e quella proposta col ricorso, sono entrambi plausibili sotto il profilo argomentativo e per tale ragione non si ritiene integrato lo specifico vizio previsto dall'articolo 606, 1 comma lettera "e" del codice di rito.
Per contro, palese illogicità della motivazione è quell'apparato giustificativo il quale sia manifestamente incomprensibile secondo le regole della logica comune, in quanto affetto da inspiegabili e insanabili vuoti argomentativi, da macroscopici salti logici, da premesse sillogistiche avulse dalla comune esperienza razionale.
La sentenza della corte d'assise d'appello poteva essere ritenuta opinabile ma non certo totalmente illogica nel senso appena indicato.
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