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Avvocato Federico Triulzi a Milano

Federico Triulzi

Avvocato penalista

Informazioni generali

Mi occupo di Diritto Penale, di Diritto Penale Edilizio, di Responsabilità medica, di violazione delle norme di prevenzione degli infortuni e dell'igiene sul lavoro, di Tutela dell’Ambiente, Beni Culturali e di Responsabilità delle persone giuridiche. In venti anni di attività, ho avuto modo di occuparmi dei reati contro la persona e il patrimonio, nonchè dei settori specialistici della disciplina degli stupefacenti, del diritto penale alimentare, dei reati tributario/fiscali. Fornisco assistenza e consulenza oltre che agli indagati anche alle vittime di reato

Esperienza


Diritto penale

Opero nel campo del diritto penale da venti anni e grazie al lungo periodo di collaboraizone con un primario studio legale milanese ho avuto modo di maturare una vasta esperienza processuale in diverse casistiche del diritto penale. Assisto Privati e Aziende con la massima professionalità e tempestività in tutte le fasi processuali con l’obiettivo principale di perseguire sempre l’interesse del Cliente.


Reati contro il patrimonio

I reati contro il patrimonio puniscono le aggressioni indebite al patrimonio altrui, dal più classico furto, alla truffa, all’appropriazione indebita. Un ventaglio così ampio di reati coinvolge non solo i privati ma anche il mondo delle Imprese, degli appalti e della pubblica amministrazione. Questi delitti presentano molti punti di confine che possono qualificare il fatto sotto un titolo di reato piuttosto che un altro, aggravato da una circostanza particolare oppure no. Per questo la difesa deve essere precisa e specifica su ogni fatto, comprendendo le reali esigenze del Cliente assistito.


Diritto ambientale

Il Diritto Penale dell’Ambiente, si occupa di tutti i reati contro l’ambiente, relativi ai comportamenti che compromettono o deteriorano significativamente le acque, l'aria, il suolo o il sottosuolo, un ecosistema, la biodiversità, la flora o la fauna. In una materia così tecnica e in costante trasformazione, dove non è mai semplice distinguere un comportamento lecito da uno illecito posso fornire un’assistenza legale completa e accurata, sia per difendersi da un’accusa, sia per segnalare un illecito ambientale. ​


Altre categorie

Violenza, Stalking e molestie, Omicidio, Sostanze stupefacenti, Diritto penitenziario, Diritto e sicurezza alimentare, Tutela degli animali, Diritto militare, Cassazione, Gratuito patrocinio, Domiciliazioni.



Credenziali

Pubblicazione legale

Sospensione condizionale della pena e risarcimento del danno: quale termine per l'adempimento

Pubblicato su IUSTLAB

A norma dell’art. 163 del codice penale, il Giudice nel pronunciare sentenza di condanna alla reclusione o all'arresto per un tempo non superiore a due anni può ordinare che l'esecuzione della pena rimanga sospesa per un termine di cinque anni – qualora la condanna riguardi un delitto – ovvero di due anni nel caso di contravvenzione. Il Giudice, tuttavia, può subordinare la concessione di tale beneficio ad una attività risarcitoria o riparatoria da parte del condannato e, recentemente, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37503/22 hanno affrontato il problema se, in caso di sospensione condizionale della pena subordinata all'adempimento di un obbligo risarcitorio, il termine entro il quale l'imputato deve provvedere allo stesso, qualora non fissato in sentenza, coincida con la data del passaggio in giudicato della sentenza o con la scadenza del termine, di cinque o due anni, previsto dall'art. 163 c.p. L'istituto della sospensione condizionale della pena, nella tradizione legislativa italiana trova il suo antecedente storico nella "condanna condizionale" introdotta nel nostro ordinamento nel 1904, la cui ratio , in parte coincidente con quella attuale, era diretta a contenere la dannosità dell'esecuzione delle pene detentive brevi nei confronti dei delinquenti primari per i quali fosse possibile formulare una prognosi di non recidiva. Mantenuto nel codice penale del 1930, il beneficio della sospensione condizionale è oggi regolato dall'art. 165 c.p. che, nella sua originaria formulazione, ha previsto, al comma 1, che " la sospensione condizionale della pena può essere subordinata all'adempimento dell'obbligo delle restituzioni, al pagamento della somma liquidata a titolo di risarcimento del danno, o provvisoriamente assegnata sull'ammontare di esso, e alla pubblicazione della sentenza a titolo di riparazione del danno " e, al comma 2, che " il giudice, nella sentenza, stabilisce il termine, entro cui gli obblighi debbano essere adempiuti ". Avuto riguardo alle ripetute modifiche che hanno interessato l'art. 165 c.p., il termine che il Giudice deve fissare per l'adempimento degli obblighi è stato trasferito, restando immutato nella sua originaria formulazione, dal comma 2 al comma 6 dell'art. 165 c.p., fermo il principio, anch'esso immutato, espresso dall'art. 168 c.p., secondo il quale, tra l'altro, il beneficio della sospensione condizionale della pena deve essere revocato nel caso in cui, nei termini stabiliti, il condannato non adempia agli obblighi impostigli. Tanto l'evoluzione storica dell'istituto (tutte le disposizioni, che si sono cronologicamente succedute, hanno previsto che il Giudice penale assegnasse al condannato un termine per l'adempimento) quanto l'interpretazione letterale della norma, depongono a favore della centralità del termine fissato per l’adempimento del risarcimento che diventa, quindi, un elemento essenziale della fattispecie tanto che, sul punto, nessuna facoltà discrezionale è attribuita al Giudice. E la centralità del termine si coglie anche in relazione al fatto che, trattandosi di obblighi in grado di incidere sulla revoca del beneficio, essi, oltre ad essere concretamente esigibili, devono essere certi anche in ordine al tempo concesso all'obbligato affinchè possa ragionevolmente adempiervi. Proprio in ragione di tale esigenza di certezza, con la pronuncia in esame, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno sancito che in caso di sospensione condizionale della pena subordinata all'adempimento di un obbligo risarcitorio, il termine entro il quale l'imputato deve provvedere allo stesso deve quindi essere comunque fissato da un Giudice, o il Giudice della sentenza ovvero, in mancanza, dal Giudice dell'impugnazione o da quello della esecuzione. Solamente nel caso in cui detto termine non venga in nessun modo fissato da uno dei Giudici che nel corso del procedimento hanno avuto competenza sul fascicolo, il termine di adempimento può essere fatto coincidere con la scadenza dei termini di cinque o due anni previsti dall'art. 163 c.p.

Pubblicazione legale

Sospensione condizionale della pena e risarcimento del danno: quale termine per l'adempimento

A norma dell’art. 163 del codice penale, il Giudice nel pronunciare sentenza di condanna alla reclusione o all'arresto per un tempo non superiore a due anni può ordinare che l'esecuzione della pena rimanga sospesa per un termine di cinque anni – qualora la condanna riguardi un delitto – ovvero di due anni nel caso di contravvenzione. Il Giudice, tuttavia, può subordinare la concessione di tale beneficio ad una attività risarcitoria o riparatoria da parte del condannato e, recentemente, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37503/22 hanno affrontato il problema se, in caso di sospensione condizionale della pena subordinata all'adempimento di un obbligo risarcitorio, il termine entro il quale l'imputato deve provvedere allo stesso, qualora non fissato in sentenza, coincida con la data del passaggio in giudicato della sentenza o con la scadenza del termine, di cinque o due anni, previsto dall'art. 163 c.p.

Pubblicazione legale

L’efficacia della sanatoria edilizia nella configurazione del reato di abuso edilizio

La sentenza in esame trae origine da un caso di abuso edilizio in cui il ricorrente, destinatario di una condanna per la realizzazione di opere edili non autorizzate, ovvero la costruzione di un immobile in violazione delle norme urbanistiche locali, invocava la sopravvenuta sanatoria edilizia sul presupposto che l'intervenuto rilascio del titolo abilitativo in sanatoria avrebbe dovuto far venire meno la punibilità del reato contestato. La Corte di Cassazione, sul punto, ha avuto modo di chiarire i principi giuridici relativi alla sanatoria edilizia e il suo impatto sul reato di abuso edilizio e in particolare se questa potesse comportare l'estinzione dello stesso. La Cassazione ha ribadito che, ai sensi dell'art. 36 del Testo Unico dell’Edilizia (D.P.R. n. 380/2001), la sanatoria edilizia ha l'effetto di far venire meno l'illiceità penale delle opere realizzate abusivamente, purché sia concessa prima che intervenga una condanna definitiva. La Corte ha anche precisato che la mera richiesta della sanatoria non è sufficiente a sospendere o eliminare la responsabilità penale in quanto è necessario che la sanatoria venga effettivamente concessa e che l'opera abusiva risulti conforme agli strumenti urbanistici vigenti sia al momento della realizzazione sia al momento della sanatoria. Elemento fondamentale riguarda, quindi, la tempistica della concessione della sanatoria.

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