Sentenza giudiziaria:
(F.Cam.) Assolta perché il fatto non costituisce reato. Una sentenza non scontata quella pronunciata ieri dal giudice omissis al termine del processo che vedeva alla sbarra la poliziotta omissis in servizio a Padova, accusata di calunnia nei confronti di un collega della Questura di omissis per aver scritto su di lui un'annotazione di servizio nella quale riferiva di voci su sue presunte cessioni di droga ad alcune giovani ragazze per ottenere in cambio prestazioni sessuali. Dalle indagini tutto era poi risultato falso e così la poliziotta si è trovata a sua volta indagata. Il pm aveva chiesto una condanna a 1 anno e 2 mesi. L'avvocato Fulvio Pellegrino di Torre Annunziata, difensore della poliziotta, già al centro di un altro processo per molestie tramite sms inviati a una ragazza con la quale aveva avuto una relazione, che aveva destato non poco clamore anche se di fatto tutto si era risolto con un'ammenda e l'assoluzione dalle ulteriori accuse, non ha nascosto come le indagini del poliziotto rodigino oggetto dell'annotazione, condotte per l'altra vicenda, potessero costituire un movente per la calunnia. Ma ha evidenziato come la sua assistita avrebbe potuto utilizzare altre forme e, soprattutto, non citare nell'annotazione la fonte che gli aveva riferito del comportamento del collega. Invece, ha citato il confidente che poi, sentendosi tirato in ballo in una vicenda più grossa di lui, avrebbe ritrattato.