Pubblicazione legale:
L’articolo ex 572 del Codice
Penale italiano ha come tema centrale il maltrattamento di persone in ambito
famigliare. “Chiunque, in famiglia o comunque tra persone che convivono,
maltratta una persona, procurandone delle lesioni personali o ponendola in
condizioni di soggezione o di dipendenza, è punito con la reclusione da tre a
sette anni”.
La pena è inoltre aumentata se la
condotta ha cagionato un danno tangibile e verificabile alla salute della
persona offesa. La pena è altresì aumentata fino alla metà se il fatto è
commesso in presenza o in danno di minore di anni 14, di donna in stato di
gravidanza o di persona con disabilità, come definito ai sensi dell’articolo 3
della legge 5 n.104 del 5 febbraio 1992.
Se dal fatto commesso deriva la
morte della persona offesa, il colpevole è punito con la reclusione da sei a
dodici anni.
E’ importante sottolineare come
la giurisprudenza abbia chiarito che per maltrattamenti in famiglia non si
intendono solo percosse, lesioni, ingiurie, minacce, privazioni e umiliazioni
imposte alla vittima, ma anche atti di disprezzo e di offesa alla sua dignità
che si traducono in sofferenze psicologiche e morali.
La Sentenza 15
settembre 2023 n 39878
La sentenza del 15 settembre 2023 n 39878 evidenzia come i comportamenti reiterati di offese fisiche, sessuali, psicologiche o economiche, debbano considerarsi volti a ledere la dignità della persona offesa, ad annientarne pensieri ed azioni indipendenti, a limitarne la sfera di libertà ed autodeterminazione e a ferirne l’identità di genere con violenze psicologiche ed umiliazioni. Alla base troviamo un chiaro atteggiamento di possesso e controllo, per limitare la libertà dell’altra parte. Per tale motivo il Giudice è chiamato a valutare l’intero contesto della coppia o della famiglia interessata e il clima di umiliazione che subisce la vittima e che va a lederne la dignità.
La
condotta maltrattante si distingue per una serie di comportamenti ripetuti, che
possono assumere anche la forma di minacce, operanti su diversi livelli all'interno
di una relazione affettiva. La complessità di questa condotta emerge attraverso
la sua manifestazione su diverse dimensioni, quali il livello fisico, sessuale,
psicologico o economico. L'elemento unificante di tali comportamenti è la loro
mira a ledere profondamente la dignità della persona offesa, ad annullare
qualsiasi forma di autonomia, a limitare la sfera di libertà ed
autodeterminazione e a infliggere ferite all'identità di genere mediante
violenze psicologiche ed umiliazioni.
La
discriminazione insita nei reati di violenza contro le donne si evidenzia
attraverso un disegno deliberato di possesso, dominazione e controllo della
libertà femminile. Tale intento discriminatorio si traduce in un ciclo di abusi
che va oltre l'atto singolo, proiettandosi nel tentativo sistematico di
sottomettere la vittima.
Il
compito del giudice, pertanto, non si esaurisce nella valutazione dei singoli
episodi che potrebbero apparire soggettivamente più gravi, ma richiede una
comprensione approfondita del contesto diseguale che caratterizza la coppia
coinvolta. Questa valutazione deve estendersi a considerare attentamente la
violenza psicologica perpetrata dall'autore, nonché l'atmosfera di umiliazione
inflitta alla vittima con l'intento di minare la sua dignità.
Un'analisi
completa della situazione richiede al giudice di esplorare la molteplicità di
fattori che contribuiscono al quadro diseguale di coppia, mettendo in luce la
natura sistematica della violenza e il suo impatto a lungo termine sulla
vittima. È fondamentale riconoscere l'interconnessione tra i diversi tipi di
abuso e l'obiettivo comune di stabilire un controllo coercitivo.
In
conclusione, la condotta maltrattante va oltre la mera somma degli episodi
singoli, richiedendo una valutazione globale del contesto relazionale. Il
giudice deve dimostrare una sensibilità particolare nel cogliere la profondità
della volontà di controllo e dominazione che guida tali comportamenti,
evidenziando una comprensione approfondita del contesto diseguale e del devastante
impatto delle violenze psicologiche e delle umiliazioni sulla dignità e sulla
libertà della vittima.
Commento alla sentenza
Il testo offre
un'analisi dettagliata e penetrante della condotta maltrattante all'interno
delle relazioni affettive, andando al di là della superficie degli episodi
violenti. L'attenzione alla coercizione e al controllo, insieme alle dinamiche
di potere sottostanti, disegna un quadro completo della devastante portata di
questo tipo di abuso, gettando luce sulle subdole strategie manipolatorie e
sulle minacce che caratterizzano spesso tale condotta.
La
considerazione delle influenze culturali e sociali aggiunge un elemento
critico, evidenziando come stereotipi di genere e norme culturali distorte
possano contribuire a creare un terreno fertile per la persistenza della
violenza. La menzione della dipendenza economica e sociale come ostacolo per la
vittima offre uno sguardo realistico sulle sfide concrete che possono
complicare il percorso di liberazione da una relazione abusiva.
Inoltre,
l'attenzione alle conseguenze a lungo termine pone giustamente l'accento sulla
necessità di una risposta legale e sociale completa, non limitata alla semplice
punizione degli atti violenti, ma incentrata anche sul sostegno alla vittima
nel difficile processo di guarigione e nel recupero dell'autonomia. Questo
commento riconosce appieno la complessità della condotta maltrattante e
sottolinea l'urgenza di approcci integrati per affrontare in modo efficace
questo problema intricato e insidioso nelle relazioni umane.
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