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Avvocato Fulvio Pellegrino a Napoli

Fulvio Pellegrino

Avvocato Penalista

Informazioni generali

Fulvio Pellegrino, nato a Pompei il 08/01/1968. Laurea in Giurisprudenza - Università degli Studi Napoli Federico II conseguita nel 1995- Cassazionista. Specializzato nella responsabilità professionale medica, reati ambientali, delitti contro la famiglia e omicidio stradale.

Esperienza


Diritto penale

Sono specializzato nel fornire assistenza legale nell’ambito penale, in particolare nella materia ambientale, nella responsabilità medica e nei reati contro la famiglia. Durante la mia carriera professionale ho seguito centinaia di clienti e decine di aziende che sono rimasti soddisfatti del mio operato. Alcuni dei principali clienti: Azienda Ospedaliera Istituto Ortopedico Gaetano Pini (Milano), Residenza Sanitaria Assistenziale “Quadrifogli, Gruppo Immobiliare-Alberghiero “Giglio”, Comune di Pompei, Capitalease S.p.A. con ruolo di Legal Advisor, responsabile antiriciclaggio, gruppo edile EdilCava. Gruppo Ferretti -Aprea.


Violenza

Alcuni dei casi di cui mi sono occupato hanno avuto una rilevanza nazionale e altri sono derivati da trasmissioni televisive.


Malasanità e responsabilità medica

La mia esperienza si è formata negl'anni difendendo sia le parti offese sia il professionista medico. Inoltre, sono tra gli avvocati fiduciari di diversi ospedali pubblici e avvocato di alcune cliniche private.


Altre categorie

Diritto ambientale, Diritti umani, Stalking e molestie, Reati contro il patrimonio, Diritto penitenziario, Usura, Diritto assicurativo, Cassazione.



Credenziali

Pubblicazione legale

Discarica abusiva e inquinamento ambientale: il problema della posizione di garanzia - Cassazione penale, Sez. III, sentenza 27 settembre 2023, n. 39195

Pubblicato su IUSTLAB

In tema inquinamento ambientale e discariche abusive, uno dei focus particolarmente rilevanti riguarda il problema della posizione di garanzia. Si tratta di un principio giuridico ricorrente nell’ambito del diritto penale, in particolare per i reati ambientali, che vedono per protagonisti inquinamento ambientale e discariche abusive. In molti sistemi giuridici, tra cui quello italiano, la posizione di garanzia indica la responsabilità penale di un individuo o di un’entità giuridica che, in quanto tale, ha il dovere giuridico di non porre in essere condotte dannose per l’ambiente. Se il soggetto si trova in posizione di garanzia ha l’obbligo legale di prevenire danni ambientali con il suo operato. L’importanza della posizione di garanzia La posizione di garanzia ha la funzione di promuovere la responsabilità e la coscienza ambientale, come cura del bene comune e prevenzione di ogni tipo di danno ambientale. L’impianto normativo che regola la posizione di garanzia nel settore ambientale può variare profondamente da Paese a Paese, a seconda del luogo in cui si configura il reato. Si tratta inoltre di un ambito in continuo aggiornamento (breve accenno storico al cambiamento legislativo). La posizione di garanzia nel nostro ordinamento Recentemente la Corte di Cassazione penale si è espressa in un caso di gestione di discarica abusiva e inquinamento colposo di acque superficiali a seguito del rilascio di percolato di discarica. Si tratta della sentenza n.39195 del 27 Settembre 2023, in cui viene specificato come il funzionario gravato dalla posizione di garanzia risponde a titolo di colpa del reato di inquinamento ambientale.

Sentenza giudiziaria

Alla sbarra per calunnia di un collega: assolta la poliziotta

Sentenza

(F.Cam.) Assolta perché il fatto non costituisce reato. Una sentenza non scontata quella pronunciata ieri dal giudice omissis al termine del processo che vedeva alla sbarra la poliziotta omissis in servizio a Padova, accusata di calunnia nei confronti di un collega della Questura di omissis per aver scritto su di lui un'annotazione di servizio nella quale riferiva di voci su sue presunte cessioni di droga ad alcune giovani ragazze per ottenere in cambio prestazioni sessuali. Dalle indagini tutto era poi risultato falso e così la poliziotta si è trovata a sua volta indagata. Il pm aveva chiesto una condanna a 1 anno e 2 mesi. L'avvocato Fulvio Pellegrino di Torre Annunziata, difensore della poliziotta, già al centro di un altro processo per molestie tramite sms inviati a una ragazza con la quale aveva avuto una relazione, che aveva destato non poco clamore anche se di fatto tutto si era risolto con un'ammenda e l'assoluzione dalle ulteriori accuse, non ha nascosto come le indagini del poliziotto rodigino oggetto dell'annotazione, condotte per l'altra vicenda, potessero costituire un movente per la calunnia. Ma ha evidenziato come la sua assistita avrebbe potuto utilizzare altre forme e, soprattutto, non citare nell'annotazione la fonte che gli aveva riferito del comportamento del collega. Invece, ha citato il confidente che poi, sentendosi tirato in ballo in una vicenda più grossa di lui, avrebbe ritrattato.

Pubblicazione legale

Il reato di maltrattamenti ex art. 572 c.p. tra "liti familiari" e "sistematica sopraffazione" Cassazione penale, Sez. VI, sentenza 15 settembre 2023, n. 37978

Pubblicato su IUSTLAB

L’articolo ex 572 del Codice Penale italiano ha come tema centrale il maltrattamento di persone in ambito famigliare. “Chiunque, in famiglia o comunque tra persone che convivono, maltratta una persona, procurandone delle lesioni personali o ponendola in condizioni di soggezione o di dipendenza, è punito con la reclusione da tre a sette anni”. La pena è inoltre aumentata se la condotta ha cagionato un danno tangibile e verificabile alla salute della persona offesa. La pena è altresì aumentata fino alla metà se il fatto è commesso in presenza o in danno di minore di anni 14, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità, come definito ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 n.104 del 5 febbraio 1992. Se dal fatto commesso deriva la morte della persona offesa, il colpevole è punito con la reclusione da sei a dodici anni. E’ importante sottolineare come la giurisprudenza abbia chiarito che per maltrattamenti in famiglia non si intendono solo percosse, lesioni, ingiurie, minacce, privazioni e umiliazioni imposte alla vittima, ma anche atti di disprezzo e di offesa alla sua dignità che si traducono in sofferenze psicologiche e morali. La Sentenza 15 settembre 2023 n 39878 La sentenza del 15 settembre 2023 n 39878 evidenzia come i comportamenti reiterati di offese fisiche, sessuali, psicologiche o economiche, debbano considerarsi volti a ledere la dignità della persona offesa, ad annientarne pensieri ed azioni indipendenti, a limitarne la sfera di libertà ed autodeterminazione e a ferirne l’identità di genere con violenze psicologiche ed umiliazioni. Alla base troviamo un chiaro atteggiamento di possesso e controllo, per limitare la libertà dell’altra parte. Per tale motivo il Giudice è chiamato a valutare l’intero contesto della coppia o della famiglia interessata e il clima di umiliazione che subisce la vittima e che va a lederne la dignità. Spiegazione della sentenza La condotta maltrattante si distingue per una serie di comportamenti ripetuti, che possono assumere anche la forma di minacce, operanti su diversi livelli all'interno di una relazione affettiva. La complessità di questa condotta emerge attraverso la sua manifestazione su diverse dimensioni, quali il livello fisico, sessuale, psicologico o economico. L'elemento unificante di tali comportamenti è la loro mira a ledere profondamente la dignità della persona offesa, ad annullare qualsiasi forma di autonomia, a limitare la sfera di libertà ed autodeterminazione e a infliggere ferite all'identità di genere mediante violenze psicologiche ed umiliazioni. La discriminazione insita nei reati di violenza contro le donne si evidenzia attraverso un disegno deliberato di possesso, dominazione e controllo della libertà femminile. Tale intento discriminatorio si traduce in un ciclo di abusi che va oltre l'atto singolo, proiettandosi nel tentativo sistematico di sottomettere la vittima. Il compito del giudice, pertanto, non si esaurisce nella valutazione dei singoli episodi che potrebbero apparire soggettivamente più gravi, ma richiede una comprensione approfondita del contesto diseguale che caratterizza la coppia coinvolta. Questa valutazione deve estendersi a considerare attentamente la violenza psicologica perpetrata dall'autore, nonché l'atmosfera di umiliazione inflitta alla vittima con l'intento di minare la sua dignità. Un'analisi completa della situazione richiede al giudice di esplorare la molteplicità di fattori che contribuiscono al quadro diseguale di coppia, mettendo in luce la natura sistematica della violenza e il suo impatto a lungo termine sulla vittima. È fondamentale riconoscere l'interconnessione tra i diversi tipi di abuso e l'obiettivo comune di stabilire un controllo coercitivo. In conclusione, la condotta maltrattante va oltre la mera somma degli episodi singoli, richiedendo una valutazione globale del contesto relazionale. Il giudice deve dimostrare una sensibilità particolare nel cogliere la profondità della volontà di controllo e dominazione che guida tali comportamenti, evidenziando una comprensione approfondita del contesto diseguale e del devastante impatto delle violenze psicologiche e delle umiliazioni sulla dignità e sulla libertà della vittima. Commento alla sentenza Il testo offre un'analisi dettagliata e penetrante della condotta maltrattante all'interno delle relazioni affettive, andando al di là della superficie degli episodi violenti. L'attenzione alla coercizione e al controllo, insieme alle dinamiche di potere sottostanti, disegna un quadro completo della devastante portata di questo tipo di abuso, gettando luce sulle subdole strategie manipolatorie e sulle minacce che caratterizzano spesso tale condotta. La considerazione delle influenze culturali e sociali aggiunge un elemento critico, evidenziando come stereotipi di genere e norme culturali distorte possano contribuire a creare un terreno fertile per la persistenza della violenza. La menzione della dipendenza economica e sociale come ostacolo per la vittima offre uno sguardo realistico sulle sfide concrete che possono complicare il percorso di liberazione da una relazione abusiva. Inoltre, l'attenzione alle conseguenze a lungo termine pone giustamente l'accento sulla necessità di una risposta legale e sociale completa, non limitata alla semplice punizione degli atti violenti, ma incentrata anche sul sostegno alla vittima nel difficile processo di guarigione e nel recupero dell'autonomia. Questo commento riconosce appieno la complessità della condotta maltrattante e sottolinea l'urgenza di approcci integrati per affrontare in modo efficace questo problema intricato e insidioso nelle relazioni umane.

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