Caso legale:
Il nostro assistito viene colpito da ordinanza di custodia cautelare con l'accusa di essere stato mandante di un omicidio commesso a Milano nell'ambito di una guerra di camorra.
La vittima, che in passato aveva militato nella NCO e che nel corso della guerra con la NF si era resa autrice di vari fatti di sangue, da anni viveva a Milano e si era inserita nel settore degli stupefacenti.
Secondo la ricostruzione accusatoria, basata sulle dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia, l'omicidio era stato deciso nell'ambito di uno scambio di favori tra i capi di clan camorristici ed stato eseguito grazie all'intervento di alcuni napoletani, da anni trasferitisi a Milano e militanti nella locale criminalità organizzata.
I vari dichiaranti avevano riferito che il nostro assistito, nell'ambito di trattative finalizzate al raggiungimento della pace camorristica, aveva chiesto che fosse effettuato l'omicidio dell'ex cutoliano in modo da chiudere definitivamente i conti con il passato; l'omicidio era stato pertanto eseguito a seguito della richiesta del nostro assistito.
Nel corso del dibattimento siamo riusciti a dimostrare che uno dei collaboratori di giustizia era affetto da patologie mentali, un altro collaboratore era inattendibile intrinsecamente in quanto, dopo l'inizio del percorso collaborativo, aveva ripreso a commettere reati ed altri tre collaboratori nutrivano rancore nei confronti del nostro assistito.
La Corte di Assise di Milano assolveva l'imputato per non aver commesso il fatto.
Il verdetto assolutorio veniva confermato dalla Corte di Assise di Appello di Milano e poi dalla Corte di Cassazione.
Fonte: INTERNAPOLI - clicca quì