Gianpaolo Rossini

Esperienza di lavoro

Attualmente ricopro l'incarico di Presidente del Collegio Giudicante del Comitato Territoriale di Frosinone per l'ente di promozione sportiva CSI

Sentenza giudiziaria

Accolto l'appello presentato in favore dell'atleta condannato in primo grado a quattro anni di squalifica. Con la decisione 16/24 la Corte Nazionale di Appello Antidoping assolve l'atleta e lo riabilita alle competizioni.

Sentenza giudiziaria

Con sentenza n. 84/2024 del 22.10.2024, il Tribunale Nazionale Antidoping, accoglieva la tesi difensiva inerente la contaminazione transdermica inconsapevole e non intenzionale ed infliggeva all'atleta la sanzione della "NOTA DI BIASIMO".

Sentenza giudiziaria

La difesa accordava con la Procura della UCI un anno di squalifica, per l'atleta risultato positivo ad una sostanza vietata non specificata. Nel caso specifico all'atleta professionista era stato contestato l'esito avverso al "letrozolo" in un controllo antidoping disposto in competition.

Sentenza giudiziaria

Respinto l'appello proposto dalla Procura Nazionale Antidoping contro un atleta giá assolto in primo grado dal Tribunale Nazionale Antidoping.

Intervista pubblica

Cinque mesi di squalifica. La sentenza è stata emessa dal Tribunale Nazionale Antidoping che, accogliendo in parte la tesi difensiva dell’atleta (rappresentata dall’Avvocato Gianpaolo Rossini), lo scorso 7 giugno, ha optato per una pena molto più lieve. “In definitiva – scrive in una nota l’avvocato Rossini – nel corso del giudizio sportivo, è stato appurato oltre ogni ragionevole dubbio che l’Acetozolamide non è stato assunto dall’atleta al fine di alterare le proprie prestazioni sportive bensì come conseguenza di una profilassi intraoperatoria. L’unica colpa dell’atleta (seppur giudicata di live entità dal Tribunale Antidoping) è stata quella di non aver comunicato per tempo alla Nado Italia l’avvenuta operazione chirurgica.

Caso legale seguito

Il Tribunale Nazionale Antidoping ha assolto l'atleta escludendo qualsiasi sanzione a suo carico. Il ciclista era risultato positivo ad un controllo antidoping fuori competizione, per via di una sostanza contenuta in una pomata da banco. I fatti risalgono alla fine del mese di Ottobre scorso e subito, il ciclista tesserato con un team Continental aveva rappresentato la sua totale buonafede. La sostanza riscontrata era un metabolita del Clostebol, appartenente alla categoria degli Androgeni e nello specifico Androgeni per uso topico. Una pomata che viene utilizzata per il trattamento di lesioni, ulcere cutanee, ferite e che si trova come farmaco da banco in qualsiasi farmacia.

Pubblicazione legale

Con sentenza del 01.10.2024, il Tribunale Nazionale Antidoping, ha accolto la tesi difensiva dell'avv. Gianpaolo Rossini, riqualificando la condotta dell'atleta nella colpa lieve con irrogazione della pena minima prevista dal Codice Sportivo Antidoping (6 mesi). In particolare l'atleta dopo essere risultato positivo ad un controllo antidoping "in competition" riusciva a dimostrare in dibattimento la non intenzionalità della violazione.

Caso legale seguito

Atleta riscontrato positivo "in competition" ad un ormone steroideo in seguito a controllo antidoping disposto da Nado Italia, ottiene un trattamento sanzionatorio di favore in forza del suo tesseramento con un ente di promozione sportiva. In particolare, l'avv. Rossini, dopo aver ottenuto una riqualifica della condotta da intenzionale a colposa, ottiene l'ulteriore riconoscimento dell'attenuante prevista prevista dal CSA ("atleta ricreazionale"). Nel caso di specie l'atleta, che rischiava 4 anni di squalifica, si è visto ridurre la pena al minimo previsto dal Codice Sportivo Antidoping ovvero sei mesi.

Intervista pubblica

Nell'intervista sono stato chiamato a rispondere in merito all'organizzazione nazionale antidoping italiana e su come opera. Inoltre ho affrontato le differenze tra atleti professionisti ed amatoriali rispetto alla normativa antidoping vigente.

Sentenza giudiziaria

L'atleta risultato positivo all'esito di una competizione sportiva alla sostanza "stanozololo", veniva assolto con formula piena dal Tribunale Nazionale Antidoping. In particolare la Procura Nazionale Antidoping non assolvendo all'obbligo di mettere a conoscenza l'indagato della possibilità di richiedere le contronalisi rendeva l'atto di deferimento e l'intero procedimento disciplinare nullo.

Sentenza giudiziaria

Ad una società sportiva veniva contestata la violazione del Regolamento di Giustizia Federale. Con la difesa dell'avv. Gianpaolo Rossini, la posizione della società sportiva e del suo rappresentante pro tempore veniva stralciata con contestuale disposizione di archiviazione.

Sentenza giudiziaria

Con la decisione n. 24/2024, la PNA riconosce all'atleta il regime sanzionatorio di favore per utilizzo di una sostanza vietata con finalità ricreative.

Sentenza giudiziaria

Il Tribunale Nazionale Antidoping con ordinanza accoglieva la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura Nazionale Antidoping in seguito a procedimento d'indagine posto a carico di atleta professionista difeso dall'avvocato Gianpaolo Rossini.

Sentenza giudiziaria

Due mesi di squalifica all'atleta risultato positivo ad un controllo antidoping out of competition. La difesa è riuscita a dimostrare la colpa lieve dell'atleta.

Sentenza giudiziaria

L'atleta professionista veniva assolto dal Tribunale Nazionale Antidoping grazie alla tesi difensiva che provava una contaminazione inconsapevole ed involontaria a sostanza vietata che a sua volta aveva determinato l'esito avverso ad un controllo antidoping.

Sentenza giudiziaria

In seguito a deferimento della Procura Nazionale Antidoping per la violazione dell'art. 2.5 del Codice Sportivo Antidoping, la difesa riusciva a dimostrare l'estraneità dell'atleta rispetto all'addebito contestato.