Pubblicazione legale

Trattasi di pratica che consente a un soggetto di negare la propria sottoscrizione di un documento. L’art. 214 del codice civile prevede che colui contro il quale è prodotta una scrittura privata, se intende disconoscerla, è tenuto a negare formalmente la propria sottoscrizione. Il disconoscimento serve a impedire che un documento acquisisca valore legale in tribunale. Occorre quindi intervenire tempestivamente, entro il termine perentorio della prima udienza, diversamente verrò considerato tacitamente riconosciuto. Il tale caso, la parte che intende valersi della scrittura disconosciuta, può presentare domanda di verificazione della firma ai sensi dell’art. 216 c.c.. Si dovranno indicare mezzi di prova utili alla comparazione e il giudice nominerà un grafologo che si occuperà delle opportune verifiche. Nel caso in cui il documento sia già stato dichiarato legalmente valido, non si potrà procedere con il disconoscimento ma con querela di falso, per la quale si dovrà avviare un processo.

Pubblicazione legale

Con la sentenza che definisce la causa, il giudice deve statuire anche sulle spese processuali, che sono: Contributo unificato e marca da bollo per iscrivere a ruolo; Compensi degli avvocati, dei consulenti diparte e d’ufficio; Imposta di registro. La parte vittoriosa non deve essere gravata delle spese sostenute per la causa, potrà averle dovute anticipare ma avrà diritto ad essere rimborsata da chi la causa l’ha persa. L’art. 91 c.p.c. Prevede quindi che chi perde paga, ciò al fine di garantire il diritto alla difesa. Solo la parte che all’esito della causa risulti interamente vittoriosa non può essere mai condannata alle spese. Non di rado però vi sono casi di soccombenza reciproca, dove le parti non hanno interamente ragione e in questo caso le spese vengono compensate, nel senso che ognuno si paga le sue.

Pubblicazione legale

Il ciclista, così come l’automobilista, è tenuto a rispettare le regole del Codice della Strada. Quando si verifica uno scontro tra due auto paga l’assicurazione della vettura responsabile, attesa l’obbligatorietà di copertura. La legge non impone ai ciclisti di avere un’assicurazione, ma nel caso in cui l’incidente si verifichi per sua colpa, lo stesso è tenuto a risarcire personalmente il danno cagionato. Nel caso in cui la dinamica dei fatti non risulti chiara si avrà un concorso di colpa. Il rischio è che l’automobilista non responsabile possa imbattersi in un ciclista nullatenente che non sia in grado di pagare il danno. Atteso che la bicicletta non è un veicolo a motore, nel caso di incidente non è possibile compilare il modulo di constatazione amichevole. In caso di responsabilità sella bicicletta, questa sarà solidale tra conducente e proprietario del mezzo.

Pubblicazione legale

La relativa disciplina si trova negli articoli 1136 e 1137 del codice civile. Diversi i concetti di annullabilità e nullità della delibera. La prima ha termini di impugnazione brevi, la seconda non prevede alcun termine per essere esperita. L’art. 1137 c.c. disciplina le ipotesi di annullabilità, che ricorrono in caso di contrarietà della delibera alla legge o al regolamento condominiale. Può impugnare per annullabilità il condomino assente, dissenziente o astenuto. Il termine di impugnazione è di 30 giorni, che nel caso in cui il condomino abbia partecipato all’assemblea decorrono da quando questa si è tenuta, se era assente invece dalla data di comunicazione. L’azione di annullamento non sospende l’esecuzione della delibera. L’azione di nullità delle delibere condominiali è prevista nel caso di vizi più gravi rispetto all’annullabilità. Può impugnare per nullità ciascun condomino che vi abbia interesse. Non vi è alcun termine da rispettare per impugnare una delibera nulla. L’impugnazione di una delibera condominiale deve essere obbligatoriamente preceduta dal procedimento di mediazione.

Pubblicazione legale

Trattasi di una figura istituita per garantire la tutela di persone che sono impossibilitate a occuparsi dei propri interessi a causa di una infermità mentale o fisica. La normativa è entrata in vigore nel 2004 e ha portato un grande vantaggio a tutti coloro che si trovano nella situazione sopra descritta. L’attività dell’amministratore di sostegno è modulabile in base alla gravità dell’infermità sofferta e questo è il grande vantaggio rispetto a una tutela o curatela, che si impongono sulla vita dell’interdetto o inabilitato con un peso decisamente maggiore. La procedura può essere avviata dai seguenti soggetti: Pubblico Ministero; Beneficiario; Coniuge del beneficiario; Persona stabilmente convivente; Parenti entro il quarto grado; Affini entro il secondo grado; Tutore dell’interdetto; Curatore dell’inabilitato. Occorre procedere con un ricorso al Giudice Tutelare del luogo di residenza o domicilio del potenziale destinatario. La scelta dell’amministratore di sostengo viene effettuata dal Giudice con esclusivo riguardo agli interessi del beneficiario. Nel provvedimento del Giudice verranno specificatamente indicati i compiti dell’amministratore che poi dovrà rendicontare annualmente del suo operato e al quale non spetta alcun compenso, se non una indennità che potrà richiedere al momento del deposito del rendiconto.

Pubblicazione legale

Lo scopo è quello di velocizzare l’iter di liquidazione del sinistro a vantaggio del danneggiato. Prevede che, in caso di incidente e in assenza di propria responsabilità o in caso di responsabilità solo parziale, il rimborso va richiesto direttamente alla propria compagnia di assicurazione e non a quella del responsabile. Succede che la propria assicurazione anticipa il risarcimento, per poi ottenere il rimborso dalla compagnia di chi ha causato il sinistro. Le condizioni di applicabilità dell’indennizzo diretto sono le seguenti: occorre ci sia stato contatto tra i 2 o più veicoli coinvolti; i veicoli devono essere immatricolati all’estero; i veicoli devono essere regolarmente assicurati; le compagnie assicurative coinvolte devono avere aderito alla Convenzione CARD. In tutti i casi in cui non è applicabile l’indennizzo diretto, il risarcimento deve essere richiesto alla compagnia assicurativa del responsabile, seguendo l’iter ordinario.

Recensione positiva

Professionista estremamente preparata che rivolge grande attenzione alle problematiche del cliente con soluzioni finalizzate a risolvere le controversie nel migliore dei modi nell'interesse del proprio assistito.

Pubblicazione legale

Sono entrambe ADR, cioè sistemi di risoluzione alternativa della lite. Lo scopo del legislatore è provare di evitare l’intasamento delle aule giudiziarie, per tutte quelle questioni che potrebbero essere risolte al di fuori. Per alcune materie le ADR sono condizione di procedibilità per il successivo eventuale giudizio, quindi obbligatorie. Altre volte rimangono a totale discrezione della parte istante. La negoziazione assistita è obbligatoria nelle cause di risarcimento danni per circolazione di veicoli o natanti e nelle altre domande di pagamento per somme fino a 50.000 euro. Tale procedura parte con un invito, da parte dell’avvocato dell’istante, a stipulare una convenzione di negoziazione volta a terminare con il raggiungimento di un accordo. La mediazione invece è obbligatoria per le seguenti materie: condominio, diritti reali, divisioni, successioni, patti di famiglia, locazioni, comodato, affitto di azienda, responsabilità medica, diffamazione a mezzo stampa, contratti assicurativi, bancari e finanziari. Il procedimento si svolge innanzi a un organismo di mediazione e resta per la parte l’obbligatorietà di farsi assistere da un avvocato. La principale differenza tra i due procedimenti consiste nel fatto che mentre, in caso di negoziazione, è l’avvocato della parte istante che si rivolge direttamente alla controparte, in caso di mediazione è l’organismo preposto che fa da tramite e gestirà il procedimento fino alla fine.

Pubblicazione legale

Secondo l’art. 337 sexies c.c. “il godimento della casa familiare è attribuito tenendo prioritariamente conto dell’interesse dei figli”. Il primo presupposto dell’assegnazione della casa familiare è il collocamento dei figli: la casa segue quindi il genitore presso cui i figli vengono collocati. Per collocamento non si intende affidamento. Infatti nel caso diffuso dei figli affidati a entrambi i genitori, il collocatario è quello dei due presso il quale i figli hanno la residenza, e quindi prevalentemente vivono. Lo scopo è quello di tutelare l’interesse dei figli a crescere e vivere nell’ambiente in cui sono stati abituati a farlo, cercando di mitigare i passaggi scomodi di una separazione. Vi è cessazione del diritto di assegnazione quando il genitore collocatario cessi di abitare stabilmente la casa, ci conviva con altra persona o contragga nuovamente matrimonio. In questi casi, infatti, verrebbe meno l’habitat abitudinario della prole e quindi anche la ratio a monte della decisione di assegnazione.

Pubblicazione legale

Con il termine Mobbing ci si riferisce a un insieme di comportamenti persecutori e vessatori sul luogo di lavoro, con lo scopo di emarginare la vittima. In realtà non esiste una vera e propria normativa che disciplini questa figura, ma vi sono comunque vari strumenti a tutela di chi lo subisce. Tali comportamenti possono essere messi in atto sia da colleghi che dal datore di lavoro, con lo scopo di escludere la vittima dal gruppo e magari portarlo fino alla sua decisione di licenziarsi. I comportamenti vessatori, perchè si possa parlare di Mobbing, devono essere reiterati e portati avanti nel tempo per un periodo di almeno sei mesi. Esistono due tipologie di Mobbing: Verticale: quando i soggetti coinvolti sono collocati gerarchicamente su posizioni diverse; Orizzontale: quando i soggetti coinvolti lavorano su uno stesso piano gerarchico. Per parlare di Mobbing occorre che vi sia un evento lesivo della salute o dignità di chi lo subisce, che sia strettamente legato alle condotte persecutorie (nesso di causalità). Il lavoratore vittima di Mobbing ha diritto ad un risarcimento del danno: Patrimoniale: rimborso delle spese sostenute (ad esempio mediche se si è dovuto sottoporre a cure per affrontare la problematica) e mancato guadagno (ad esempio in caso di sbarramento di carriera); Non patrimoniale: danno biologico, morale, esistenziale.

Pubblicazione legale

La recente Riforma Cartabia prevede la possibilità, per i coniugi che intendono procedere con una separazione, di cumulare nella stessa domanda anche quella di divorzio. E’ quindi ora possibile presentare con un unico atto introduttivo entrambe le domande che saranno affrontate dallo stesso giudice. I vantaggi sono evidenti: netta riduzione delle tempistiche e notevole semplificazione rispetto a quanto era previsto dalla normativa previgente. Per ottenere la sentenza di divorzio dovrà verificarsi quanto segue: essere stata pronunciata la sentenza di separazione personale dei coniugi; suddetta sentenza deve essere passata in giudicato; deve essere decorso il termine previsto per legge, quindi 6 o 12 mesi dall’omologa della separazione, rispettivamente se la stessa è stata consensuale o giudiziale e, chiaramente, in assenza di riconciliazione tra i coniugi.

Titolo professionale

Laurea in Giurisprudenza conseguita con la votazione di 110 e lode, tesi sulla Fecondazione Assistita

Recensione positiva

Persona gradevole e preparata, rivolge la sua professionalità ad una rapida soluzione delle problematiche del cliente.

Pubblicazione legale

Come qualsiasi altra professione, anche quella veterinaria comporta responsabilità ben precise. La sua attività fa parte delle professioni intellettuali senza obbligo di risultato. Nel caso di errore, il veterinario incombe in responsabilità civile ed è tenuto al risarcimento del danno, proprio come il medico che cura gli esseri umani. Trattasi di responsabilità contrattuale, con prescrizione decennale. In ambito probatorio, il padrone dell’animale dovrà dimostrare solo l’esistenza del rapporto giuridico e del danno. Dovrà invece essere il veterinario a dimostrare di non avere alcuna colpa. Come nel caso di responsabilità medica, anche di fronte ad errori del veterinario la richiesta di risarcimento del danno va formulata sia verso chi ha materialmente operato e commesso l’errore, sia verso la struttura sanitaria che ha ospitato l’operatore.