Pubblicazione legale:
Il locatore proprietario
che non si attiva tempestivamente attendendo che la morosità
dell'inquilino trovi una soluzione spontanea senza “adire le vie
legali” può andare incontro ai seguenti problemi:
- anche se non
percepisce i canoni, finché il contratto non è risolto per volontà
delle parti o a seguito di provvedimento giudiziale si vedrà
richiedere dalla Agenzia delle entrate competente per territorio i
relativi tributi, a nulla valendo una situazione di fatto che non
corrisponde a quella di diritto nota all'ente preposto.
- in caso di sfratto
per morosità, il valore della causa è rappresentato dall'importo
dei canoni insoluti al momento della domanda ed è
direttamente proporzionale alle spese di deposito dell'atto e alle
competenze professionali legali; quindi maggiore è il numero dei
canoni più alte saranno le spese.
Il locatore
legittimamente esasperato da una situazione frustrante deve pertanto
valutare di attivarsi per tempo, tenendo altresì in conto che la
procedura giudiziale per la tutela dei propri diritti è un c.d. rito
sommario speciale, ha un iter relativamente breve e non corrisponde a
quello di certe narrazioni mediatiche secondo le quali “le cause di
sfratto durano anni”; nella maggior parte dei casi dal giorno della
notifica dell'atto al conduttore alla pronuncia con cui il giudice
convalida lo sfratto passano due – tre mesi, poco più se si rende necessario mettere in esecuzione il titolo con cui l'inquilino è condannato a rilasciare l'immobile.
Infine, è appena il caso
di ricordare che costringere il conduttore che non paga a lasciare l'immobile con
metodi “giustizia fai da te” come la chiusura improvvisa delle
utenze o il cambiamento della serrature, può esporre la proprietà a
denunce per illeciti penali potenzialmente forieri di gravi conseguenze, non è ammessa la tutela arbitraria delle proprie ragioni.