Helenia Ercoli

Caso legale seguito

Un mio cliente era stato rinviato a giudizio per ricettazione, perchè era stato fermato dai Carabinieri in sella ad un motorino risultato rubato. A seguito di un accurato colloquio con il cliente, ho evidenziato quelli che, secondo me, erano gli elementi più importanti per giungere alla sua dichiarazione di innocenza. Abbiamo, quindi, citato i testimoni che potevano confermare la sua versione dei fatti e, evidenziando la mancanza del dolo specifico, il giudice ha emesso sentenza di assoluzione

Esperienza di lavoro

Contemporaneamente alla professione di avvocato, in tutti questi anni, ho svolto anche le funzioni di giudice onorario di Tribunale, presso il Tribunale di Terni, in qualità di giudice monocratico civile, penale e giudice dell'esecuzione. Questa esperienza ha inciso molto sulla mia formazione, perchè ho potuto studiare i casi anche con la visuale del magistrato e ciò ha influenzato notevolmente, in positivo, l'approccio alle problematiche legali che i clienti mi sottopongono. Mettendo a frutto questa esperienza, riesco infatti a capire velocemente il taglio corretto con cui affrontare il problema.

Pubblicazione legale

SENTENZA CASSAZIONE SEZIONI UNITE 06 APRILE 2023 N. 9479 IMPORTANTISSIMA SENTENZA IN MATERIA DI TUTELA DEI CONSUMATORI!!! Con questa sentenza la Corte di Cassazione, Sezioni Unite ha disposto che il giudice dell’esecuzione forzata in cui il titolo esecutivo è costituito da un decreto ingiuntivo contro cui non era stata avanzata opposizione ed emesso nei confronti di un consumatore, qualora rilevi che il provvedimento monitorio è sprovvisto di motivazione in riferimento all’eventuale abusività delle clausole contrattuali, ha il dovere – da esercitarsi sino al momento della vendita o dell’assegnazione del bene o del credito – di controllare la presenza di eventuali clausole abusive che abbiano effetti sull’esistenza e/o sull’entità del credito oggetto del decreto ingiuntivo. Cosa significa tutto ciò, in pratica: che se nei confronti di un consumatore è stata GIA' INIZIATA l'esecuzione forzata in forza di un decreto ingiuntivo contro cui il consumatore non aveva proposto opposizione, TALE TITOLO NON E' ANCORA, NECESSARIAMENTE DEFINITIVO, perchè il Giudice dell'Esecuzione DEVE verificare che il contratto posto a base di tale titolo non contenesse clausole vessatorie. Quindi, per il consumatore, si apre un'ulteriore possibilità di opporsi al decreto ingiuntivo, ove siano presenti clausole vessatorie.

Titolo professionale

Dalla mia grande attenzione per la natura e l'ambiente è scaturito l'interesse per questo Master, in cui ho studiato tutte le normative in campo ambientale, da quelle riguardani i rifiuti a quelle inerenti la tutela delle acque.

Pubblicazione legale

SENTENZA CASSAZIONE SEZIONI UNITE 06 APRILE 2023 N. 9479 IMPORTANTISSIMA SENTENZA IN MATERIA DI TUTELA DEI CONSUMATORI!!! Con questa sentenza la Corte di Cassazione, Sezioni Unite ha disposto che il giudice dell’esecuzione forzata in cui il titolo esecutivo è costituito da un decreto ingiuntivo contro cui non era stata avanzata opposizione ed emesso nei confronti di un consumatore, qualora rilevi che il provvedimento monitorio è sprovvisto di motivazione in riferimento all’eventuale abusività delle clausole contrattuali, ha il dovere – da esercitarsi sino al momento della vendita o dell’assegnazione del bene o del credito – di controllare la presenza di eventuali clausole abusive che abbiano effetti sull’esistenza e/o sull’entità del credito oggetto del decreto ingiuntivo. Cosa significa tutto ciò, in pratica: che se nei confronti di un consumatore è stata GIA' INIZIATA l'esecuzione forzata in forza di un decreto ingiuntivo contro cui il consumatore non aveva proposto opposizione, TALE TITOLO NON E' ANCORA, NECESSARIAMENTE DEFINITIVO, perchè il Giudice dell'Esecuzione DEVE verificare che il contratto posto a base di tale titolo non contenesse clausole vessatorie. Quindi, per il consumatore, si apre un'ulteriore possibilità di opporsi al decreto ingiuntivo, ove siano presenti clausole vessatorie.

Sentenza giudiziaria

Cass. civ. Sez. II Ord., 30/09/2019, n. 24378 (rv. 655254-01) Ai fini della determinazione dei limiti di reddito per fruire dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato nel processo penale, vanno computati anche i redditi che non sono stati assoggettati ad imposte – vuoi perché non rientranti nella base imponibile, vuoi perché esenti, vuoi perché, di fatto, non hanno subito alcuna imposizione - giacché il legislatore assume, quale indice della condizione dell'interessato, l'elemento del reddito complessivo effettivamente percepito o posseduto nel periodo d'imposta. Nel caso di psecie la Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, che aveva incluso, tra i redditi da imputare alla parte, costituitasi parte civile in un processo penale, anche quelli derivanti dagli assegni di mantenimento versati dal coniuge in favore dei figli con lei conviventi.

Sentenza giudiziaria

Alla mia cliente era stato notificato un decreto ingiuntivo per la restituzione del doppio della caparra che il promittente acquirente aveva versato per l'acquisto di un immobile, poi non avvenuto. Quando è venuta da me, ho visionato tutta la documentazione e mi sono accorta che l'assegno che l'acquirente aveva consegnato all'agenzia, non solo non era mai stato effettivamente consegnato alla mia cliente, ma lo stesso era anche privo di data e luogo di emissione. Ritenuta, quindi, la nullità dell'assegno e la inesistenza della caparra, perchè l'assegno non le era mai stato consegnato, ho presentato opposizione al decreto ingiuntivo. Il giudice, dopo aver visionato tutti i documenti e sentito i testimoni che hanno confermato che l'assegno non era mai stato consegnato alla mia cliente, ha revocato il decreto ingiuntivo e, quindi, ha disposto che la mia cliente non doveva dare nessuna somma alla controparte. In particolare, il giudice ha accolto la tesi difensiva e ritenuto che il rilascio di un assegno senza data a titolo di caparra confirmatoria non permette il perfezionamento dell'effetto proprio della caparra, che si realizza nel momento in cui la somma portata dall'assegno entra nella disponibilità del prenditore con la riscossione della stessa. In mancanza di questi presupposti non si può parlare di caparra, ma solo di un deposito cauzionale che, chiaramente, non fa sorgere il diritto al pagamento del doppio della caparra. La causa, quindi, è stata vinta.

Caso legale seguito

Qualche tempo fa si sono rivolti a me dei clienti (moglie e marito) che avevano tutti gli immobili di proprietà pignorati. La prima cosa che ho fatto è stato verificare la correttezza della procedura esecutiva. Appurato che era tutto a posto e che, purtroppo, i miei clienti avevano effettivamente molti debiti, ho intrapreso una doppia via: giudiziale e stragiudiziale. Prima di tutto, ho presentato ricorso al giudice dell'esecuzione per ottenere la riduzione del pignoramento, al fine di liberare almeno un immobile, considerato che i creditori si sarebbero potuti soddisfare con i restati immobili: il giudice ha accolto la mia richiesta e, intanto, un immobile è stato liberato ed è tornato nella piena disponibilità dei miei clienti. Dopo di che, ho iniziato a fare delle trattative con tutti i creditori, proponendo un pagamento a saldo e stralcio: banche, agenzia delle entrate, qualche privato. E' stata una strada abbastanza complicata, perchè le banche non accettano sempre pagamenti a stralcio e l'agenzia delle entrate non li ammette. Tuttavia, con molto impegno e costanza sono riuscita a far "quadrare i conti" e a concludere atti di transazione con tutte le parti della causa; nel frattempo avevo trovato un acquirente per uno degli immobili pignorati. Quando era tutto pronto, il notaio è venuto in tribunale e, davanti al giudice dell'esecuzione ed alla presenza di tutti i creditori e dell'acquirente sono stati firmati tutti gli atti: compravendita e transazioni. In questo modo, i miei clienti si sono liberati dai debiti ed hanno mantenuto un immobile di proprietà.

Caso legale seguito

Ho seguito un mio cliente che era venuto per una separazione consensuale, che voleva gestire molto velocement: gli ho spiegato il funzionamento della negoziazione assistita che permette di ottenere rapidamente la separazione, perchè non è necessario attendere l'udienza del tribunale, dato che le parti non si devono presentare davanti al giudice. Dopo l'accordo tra le parti, concordato con il difensore della moglie, l'accordo stesso è stato depositato in Procura per l'autorizzazione e, ottenuta questa, l'accordo è stato inviato telematicamente al Comune competente per la successiva trascrizione. In circa 30 giorni le parti hanno ottenuto la separazione

Sentenza giudiziaria

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 12259/2022, si è nuovamente pronunciata sugli effetti giuridici prodotti dalla voltura catastale eseguita dal chiamato all’eredità sui beni immobili del defunto e sulla possibilità che la stessa integri o meno accettazione tacita dell’eredità. La Corte, facendo seguito al consolidato orientamento secondo cui l’accettazione tacita dell’eredità può essere desunta dal comportamento del chiamato che ponga in essere atti che abbiano al contempo una duplice natura, fiscale e civile, ha affermato che tale ipotesi ricorre, senza dubbio, nel caso della voltura catastale. Ciò in quanto la voltura catastale rileva non soltanto per il pagamento dell’imposta, ma anche ai fini dell’aggiornamento della situazione patrimoniale, poichè trattasi di atto con il quale viene comunicato all’Agenzia delle Entrate il trasferimento della titolarità di un diritto reale su un determinato bene immobile. E' chiaro, pertanto, che tale atto, quando è compiuto dal chiamato all’eredità, è elemento sufficiente ad integrare una fattispecie di accettazione tacita dell’eredità, poiché non è ragionevole pensare che il chiamato, pur non intendendo accettare l’eredità ed attuare il trasferimento in suo favore del diritto su un bene ereditario, si gravi comunque dell’onere di richiedere la voltura catastale in relazione a tale bene.

Pubblicazione legale

Ho scritto un articolo che parla di e-commerce e divieto di geoblocking

Pubblicazione legale

Cosa accade in caso di disdetta della prenotazione dell’albergo? Quando prenotiamo una stanza di hotel ci dovremmo informare sulle conseguenze di un’eventuale disdetta. Sussiste un obbligo del cliente di versare una penale nel caso di recesso anticipato? Sul punto la giurisprudenza non è unanime: secondo alcune sentenze il contratto si conclude solo al momento dell’arrivo del cliente e della sottoscrizione dei vari moduli del check-in e, quindi, non non si può pretendere un pagamento da chi disdice la prenotazione prima dell'arrivo. Altre sentenze, invece, hanno deciso diversamente. Alcuni hotel, al momento della prenotazione espongono chiaramente la clausola "non rimborsabile "; tuttavia alcune clausole non hanno valore se non vengono appositamente firmate ed accettate dal cliente in modo chiaro ed espresso: sono le c.d. clausole vessatorie. Posto ciò, la suddetta clausola ("non rimborsabile") è o meno vessatoria? Secondo l'art. 1341 c.c. sono, per esempio, clausole vessatorie quelle che comportano decadenze e restrizioni a carico della parte che accetta il contratto. Queste clausole, per essere efficaci, devono essere espressamente sottoscritte, devono cioè contenere la firma del cliente: ciò che conta è che la parte che subisce la clausola vessatoria sia posta nella condizione di comprenderne il significato e di accettarne le conseguenze. E' valida la spunta fatta sui modui online? Attualmente la giurisprudenza ritiene valida l’accettazione fatta anche tramite il puntatore del mouse. Alla luce di quanto sopra, relativamente alla penale per la disdetta dell'hotel, va evidenziato che la clausola che prevede l’obbligo del pagamento della prenotazione (o di una parte di essa) per il caso di disdetta è solitamente qualificata come clausola penale e, secondo la giurisprudenza, la clausola penale può considerarsi una clausola vessatoria . Cosa significa ciò? Che la clausola “non rimborsabile” è da ritenere clausola vessatoria e, pertanto, non solo deve risultare in modo chiaro sulla pagina web di prenotazione o sul modulo cartaceo sottoscritto, ma vi deve essere un apposito spazio per l’accettazione della clausola stessa da parte del cliente, il quale, pertanto, la deve approvare specificamente. Quindi, prestate attenzione al momento della prenotazione e verificate bene cosa vi viene detto e, soprattutto cosa firmate (o "spuntate" on line) e, in caso di disdetta, fate valere i vostri diritti!

Titolo professionale

Seguendo una passione personale ho frequentato questo Master, in cui ho appreso le normative relative, in particolare, alle pratiche di cantina, ai disciplinari, all’etichettatura, alle indicazioni geografiche ed ai consorzi: a seguito di questo Master sono entrata in contatto con molte realtà del settore, in particolare, cantine, alle quali presto assistenza ed, inoltre, svolgo docenze per il Movimento Turismo del Vino Umbria. Ho svolto docenze anche per Treccani Accademia, in materia di enoturismo

Recensione positiva

Ha salvato la mia casa dal pignoramento... non posso che ringraziarla!!!

Sentenza giudiziaria

Con la sentenza della Cass. civ. n. 30761/2022 è stato affermato che la delazione che fa seguito all'apertura della successione non basta per l'acquisto che si verifica soltanto con la accettazione, espressa o tacita. E la dimostrazione della assunzione della qualità di erede, in applicazione del principio generale dell'onere della prova (art. 2697 c.c.), spetta a colui che agisca in giudizio - nel caso concreto, l'Agenzia delle Entrate - nei confronti del preteso erede. L'assunzione della qualità di erede non può desumersi dalla mera chiamata all'eredità, non essendo prevista alcuna presunzione in tal senso, né può evincersi dalla denuncia di successione, che è atto di natura meramente fiscale.

Sentenza giudiziaria

In base alla sentenza della Corte di Cassazione pen. Sez. IV, 28/01/2004, n. 13265 per la individuazione del reddito rilevante ai fini dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, occorre tenere conto della somma dei redditi facenti capo all'interessato e agli altri familiari conviventi, compreso il convivente "more uxorio"

Sentenza giudiziaria

In base alla sentenza della Corte di Cassazione pen., Sez. IV, Sentenza, 17/01/2020, n. 15694, in tema di patrocinio a spese dello Stato, l'ultima dichiarazione per la individuazione del reddito rilevante ai fini dell'ammissione al beneficio è quella per la quale è maturato, al momento del deposito dell'istanza, l'obbligo di presentazione, anche se materialmente non presentata.