Ho rappresentato diverse aziende nella risoluzione di controversie contrattuali attraverso il processo di mediazione. Grazie alla mediazione, i miei clienti sono riusciti a evitare lunghe e costose dispute giudiziarie, raggiungendo accordi che hanno permesso di preservare le relazioni commerciali e migliorare la collaborazione tra le parti. Il mio ruolo è stato quello di avvocato, assistendo i miei clienti durante tutto il processo di mediazione, dalla preparazione alla negoziazione, fino alla stesura dell'accordo finale. Ho offerto consulenza strategica per garantire che i loro interessi fossero protetti, favorendo al contempo un approccio collaborativo e costruttivo. Questa esperienza dimostra l'efficacia della mediazione come strumento per risolvere conflitti commerciali senza compromettere i rapporti futuri tra le parti.
Sono l'Avv. Mereu Maria Chiara specializzata in diritto civile, con oltre 10 anni di esperienza. Mi occupo di diritto contrattuale e privacy, a supporto di imprese e consumatori. Adotto un metodo pragmatico e orientato ai risultati, concentrandomi sulla risoluzione rapida e vantaggiosa delle problematiche legali. Offro un rapporto diretto e personalizzato, lavorando a stretto contatto con i miei clienti per comprendere a fondo le loro esigenze e fornire soluzioni concrete e su misura. Se cerchi un avvocato che ti offra soluzioni pratiche, efficaci e vantaggiose, contattami per una consulenza.
La mia competenza in diritto civile si focalizza principalmente sulle esigenze delle imprese, con una vasta esperienza nella gestione di contratti di appalto, fornitura, recupero crediti e obbligazioni. Inoltre, offro assistenza in casi di incidenti stradali, garantendo sempre un approccio pratico e orientato ai risultati. I miei clienti apprezzano particolarmente la mia capacità di agire in modo rapido ed efficace, senza perdersi nei formalismi, ma puntando subito a risolvere le problematiche legali nel modo più vantaggioso.
Sono forte nel diritto bancario e finanziario grazie alla mia conoscenza approfondita della normativa relativa alla tutela dei consumatori, con particolare attenzione a questioni legate a errori nel calcolo del TEG (Tasso Effettivo Globale). Questa competenza mi consente di individuare eventuali irregolarità nei contratti di finanziamento e mutui, proteggendo così i diritti del consumatore e fornendo un’assistenza legale efficace nella gestione di controversie bancarie.
Sono un avvocato con anni di esperienza nel campo del diritto assicurativo, specializzato nella difesa dei diritti degli assicurati. Grazie a una profonda conoscenza delle normative vigenti e della giurisprudenza, riesco a individuare rapidamente le strategie più efficaci per tutelare i miei clienti, sia in fase stragiudiziale che in sede di contenzioso. Ho ottenuto importanti risultati nel riconoscimento di risarcimenti ingiustamente negati, anche in casi complessi, garantendo sempre un approccio trasparente e orientato alla soluzione. Il mio obiettivo? Assicurare giustizia e il giusto risarcimento ai miei assistiti.
Recupero crediti, Contratti, Tutela del consumatore, Risarcimento danni, Privacy e GDPR, Mediazione.
Da diversi anni sono l'avvocato di Secur & Secur Network, una delle realtà aziendali più grandi dell'area fiorentina, specializzata nell'organizzazione di eventi. In qualità di consulente legale per l'azienda, mi occupo di questioni legate al diritto civile, contrattualistica aziendale e protezione dei dati personali (GDPR). Ho gestito la redazione e revisione di contratti di fornitura, appalti e accordi commerciali, garantendo sempre la conformità alle normative vigenti e tutelando gli interessi dell'azienda in rapporti complessi con clienti e fornitori. In particolare, mi sono specializzata nella gestione di appalti e nella risoluzione di contenziosi con altre imprese, assicurando risultati favorevoli grazie a un approccio strategico e risolutivo.
In questo caso, ho assistito un cliente che aveva svolto un'importante attività di mediazione per la vendita di alcune opere d'arte di grande valore tra un venditore e un museo. Il cliente aveva fatto da intermediario, aiutando le parti a concludere un accordo di compravendita per una cifra considerevole, ma al momento di ricevere la provvigione concordata, si è trovato di fronte a un problema. Dopo aver chiuso l'affare, il venditore ha riconosciuto solo una parte della provvigione, offrendo meno della metà di quanto effettivamente dovuto. Nonostante vari tentativi di risolvere la questione amichevolmente, il venditore si è rifiutato di pagare l’intera somma. A questo punto, il mediatore, che aveva svolto un ruolo cruciale nel successo della trattativa, ha deciso di agire legalmente per ottenere il giusto compenso. La legge è chiara su questo punto: un mediatore ha diritto a essere pagato quando il suo intervento porta a una conclusione dell’affare, indipendentemente da chi paga o quando viene pagata la somma finale. Il mediatore ha fatto il suo lavoro e ha diritto alla provvigione pattuita per l’attività svolta.
La tutela del consumatore è cruciale nel combattere il marketing illegale, che spesso violano i diritti fondamentali degli utenti. Tecniche come lo spam non autorizzato e l'uso scorretto dei dati personali minacciano la privacy e la libertà di scelta dei consumatori. Nel nostro studio legale, abbiamo affrontato diverse tematiche legate a queste pratiche scorrette, supportando i clienti nella segnalazione di violazioni e nella difesa dei propri diritti. Abbiamo visto casi in cui le aziende inviavano comunicazioni promozionali senza il consenso esplicito, violando le normative sul GDPR. È fondamentale che le aziende rispettino il consenso informato, fornendo informazioni chiare e permettendo ai consumatori di revocare facilmente il consenso. La nostra azione legale ha contribuito a far emergere queste pratiche, promuovendo un mercato più giusto e responsabile. Investire nella protezione dei dati e rispettare i diritti dei consumatori è essenziale per costruire fiducia e trasparenza nel mondo commerciale.
Ho rappresentato diverse aziende nella risoluzione di controversie contrattuali attraverso il processo di mediazione. Grazie alla mediazione, i miei clienti sono riusciti a evitare lunghe e costose dispute giudiziarie, raggiungendo accordi che hanno permesso di preservare le relazioni commerciali e migliorare la collaborazione tra le parti. Il mio ruolo è stato quello di avvocato, assistendo i miei clienti durante tutto il processo di mediazione, dalla preparazione alla negoziazione, fino alla stesura dell'accordo finale. Ho offerto consulenza strategica per garantire che i loro interessi fossero protetti, favorendo al contempo un approccio collaborativo e costruttivo. Questa esperienza dimostra l'efficacia della mediazione come strumento per risolvere conflitti commerciali senza compromettere i rapporti futuri tra le parti.
Sto assistendo una società che ha acquistato un veicolo usato da un venditore. Al momento della consegna sono emersi problemi con l’immatricolazione, poiché l'importazione dall'estero non era stata correttamente registrata e l'IVA non risultava associata al veicolo. Questo ha causato danni economici per il mio cliente, che ha dovuto noleggiare veicoli sostitutivi. La Cassazione ha stabilito che la mancata consegna dei documenti necessari per l'immatricolazione di un veicolo costituisce un grave inadempimento che legittima la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni. Il venditore è tenuto a consegnare i titoli e i documenti relativi alla proprietà e all’uso del veicolo, e se non adempie a questo obbligo, l'acquirente non può iscrivere il veicolo al PRA, rendendo impossibile l’utilizzo legale del bene. Nella sentenza n. 911/2015 del Tribunale di Prato, il giudice ha confermato che la mancata consegna della documentazione necessaria per l'immatricolazione impedisce all'acquirente di esercitare il pieno diritto di proprietà sul veicolo. Il tribunale ha dichiarato la risoluzione del contratto e ha annullato il decreto ingiuntivo a favore del venditore, poiché i documenti forniti non erano sufficienti per l'immatricolazione. La Cass. n. 13533/2001 ha ulteriormente chiarito che il venditore non può escludere la propria responsabilità sostenendo che l'inadempimento è dovuto a errori di terzi, come l'Agenzia delle Entrate o l’importatore. Se il venditore non consegna i documenti è tenuto a rispondere dei danni subiti dall'acquirente.
In caso di incidenti stradali, l'articolo 2054 del Codice Civile italiano prevede che, salvo prova contraria, entrambi i conducenti coinvolti siano presunti corresponsabili. Questo principio impone che, in assenza di prove certe e chiare sulla responsabilità esclusiva di uno dei conducenti, la colpa venga ripartita tra le parti coinvolte. In un caso da me seguito, nonostante il verbale delle forze dell'ordine avesse inizialmente attribuito la colpa esclusiva alla mia cliente, sono riuscita a dimostrare che doveva essere applicato il concorso di colpa. La giurisprudenza italiana è chiara in tal senso: anche in presenza di una sanzione per una presunta infrazione, il comportamento dell'altro conducente deve essere esaminato con attenzione. La Cassazione ha ribadito che per superare la presunzione di corresponsabilità, l'altro conducente deve dimostrare di aver rispettato tutte le norme e di aver fatto il possibile per evitare il sinistro. Nel caso specifico, la mancanza di prove certe sulla dinamica dell'incidente, come testimoni diretti o segni di frenata, ha permesso di dimostrare che non vi erano elementi sufficienti per attribuire la colpa esclusiva alla mia cliente. Grazie a questa linea difensiva, è stato possibile ottenere il riconoscimento del concorso di colpa, garantendo un trattamento equo e giusto nella valutazione dei danni. Questo risultato conferma l'importanza di un'analisi completa e bilanciata delle circostanze in ogni sinistro stradale, soprattutto quando le prove non sono decisive.
In un caso da me seguito, ho ottenuto una sentenza favorevole riguardante l’inclusione obbligatoria di una polizza assicurativa nel calcolo del TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale). La controparte sosteneva che la polizza fosse facoltativa, ma sono riuscita a dimostrare che, di fatto, era stata imposta come condizione per ottenere il finanziamento. Il tribunale ha accolto la mia tesi, stabilendo che la polizza, essendo necessaria per il credito, doveva essere inclusa nel calcolo del TAEG, in linea con le normative vigenti. Di conseguenza, gli interessi applicati sono stati rideterminati, con un risparmio significativo per il mio cliente. Questo risultato ha confermato l'importanza di una corretta applicazione delle regole a tutela dei consumatori.
Un cliente si era rivolto a me dopo aver firmato un contratto di finanziamento con una banca per l'acquisto di attrezzature per la sua attività. A causa di alcune difficoltà economiche temporanee, il cliente non era riuscito a rispettare le scadenze di pagamento e si era visto applicare delle pesanti penali previste da una clausola del contratto. Tali penali avevano gonfiato notevolmente il debito residuo, mettendo il cliente in seria difficoltà. Ho analizzato attentamente il contratto e ho individuato una clausola vessatoria che imponeva delle penali eccessivamente onerose in caso di ritardo nei pagamenti, violando i principi di proporzionalità e buona fede contrattuale, come previsto dal Codice del Consumo. Ho avviato una causa legale contro l'istituto bancario, contestando la legittimità di tale clausola. Il giudice ha riconosciuto la natura vessatoria della clausola e l’ha annullata, riducendo significativamente l’importo dovuto dal mio cliente. La banca è stata inoltre condannata al pagamento delle spese legali. Questo caso ha dimostrato l'importanza di una difesa accurata contro le clausole abusive e ha garantito al mio cliente la possibilità di ristrutturare il proprio debito in modo equo.
Un cliente si è rivolto a me dopo aver ricevuto numerosi solleciti da una società di recupero crediti, che lo pressava a pagare vecchie bollette scadute e ormai prescritte. La somma richiesta comprendeva anche costi aggiuntivi e interessi, che non erano stati adeguatamente giustificati. Il cliente si trovava sotto una forte pressione, con la minaccia di ulteriori azioni legali, nonostante ritenesse ingiuste le somme richieste. Ho prontamente contestato la validità di tali richieste, evidenziando la prescrizione delle fatture e la mancanza di documentazione che provasse chiaramente l’esistenza e l’entità del debito. In particolare, ho sollecitato la controparte a fornire prove dettagliate e ho avviato una trattativa stragiudiziale per bloccare le azioni aggressive della società. Grazie all’approccio strategico, siamo riusciti a dimostrare l’inesigibilità delle somme richieste, e la società ha rinunciato alle pretese, liberando il cliente da un pagamento ingiusto e dalle pressioni indebite. Questo caso sottolinea l’importanza di una difesa rapida e precisa, soprattutto quando si è vittime di solleciti per crediti ingiustificati e prescritti.
Un cliente si è trovato vittima di una situazione in cui la controparte, dopo aver accumulato un debito significativo nei suoi confronti, ha ceduto la propria azienda a una terza società nel tentativo di evitare il pagamento. Questa manovra era stata chiaramente progettata per sottrarsi alle obbligazioni contrattuali e far perdere ogni traccia dei beni aziendali, trasferendoli a un nuovo soggetto. Tuttavia, la legge prevede una tutela efficace contro questo tipo di pratiche. In base all’articolo 2560 del Codice Civile, il cedente di un'azienda rimane responsabile dei debiti anteriori alla cessione, se risultano dai libri contabili obbligatori. Non solo: anche il cessionario, la nuova società che ha preso in carico l’azienda, risponde dei debiti legati all’attività, quando questi sono legati alla gestione precedente. Nel caso del mio cliente, ho utilizzato l'articolo 2560 c.c. per dimostrare che, nonostante la cessione, entrambi – sia il cedente che il cessionario – erano tenuti a rispondere del debito non pagato. Ho avviato un'azione legale contro entrambi, ottenendo un decreto ingiuntivo per il recupero delle somme dovute. Grazie a questa strategia, il mio cliente è riuscito a recuperare l’intero credito, con gli interessi e le spese legali, dimostrando che nessuna cessione aziendale può essere utilizzata come scusa per evitare il pagamento dei debiti contratti precedentemente.
Questo corso, della durata di un anno, ha incluso un esame finale, che ho superato con successo. La certificazione ha arricchito le mie competenze in materia di protezione dei dati personali (GDPR) e valorizzazione delle informazioni sensibili, rendendomi in grado di supportare le imprese nella conformità alle normative e di offrire soluzioni avanzate come Data Protection Officer (DPO).
Pochi sanno che molti contratti di finanziamento stipulati con le Banche sono irregolari e da tale irregolarità consegue l’annullamento degli interessi dovuti dal consumatore (art. 125 bis TUB). Il Taeg è il parametro che indica quanto costa il finanziamento al consumatore e gli permette di effettuare un confronto con altre offerte del mercato dei prestiti. Il Taeg è composto di tutte le spese e i costi del finanziamento (gli interessi, le spese di istruttoria, l’imposta di bollo, le spese per il pagamento delle rate). Se il consumatore, assieme al finanziamento, stipula un’assicurazione (come avviene quasi sempre nella prassi), anche questa deve essere conteggiata nel Taeg (ved. art. 121 TUB). Purtroppo le Banche scorrettamente, per far sembrare il loro finanziamento più vantaggioso agli occhi del consumatore, non riportano nel Taeg il costo della polizza assicurativa. Questo comporta ai sensi dell’art. 125 bis TUB che gli interessi dovuti dal consumatore devono essere quasi azzerati (nello specifico riconvertiti al tasso bot). Il nostro studio è riuscito proprio ad ottenere dal Tribunale di Prato, la condanna alla Banca alla riconversione degli interessi per il consumatore. La Banca infatti nel caso di specie non aveva conteggiato nel calcolo del Taeg il costo della polizza assicurativa. Una vittoria su tutta la linea per il nostro cliente che ha ottenuto un notevole risparmio sul finanziamento (in sintesi si è trovato a pagare praticamente solo il capitale).
Il Regolamento GDPR ha previsto tutta una serie di diritti per l’interessato riguardo alla protezione dei dati personali. Lo scopo del regolamento è non solo quello di far conoscere all’interessato i suoi diritti ma anche quello di garantire a quest’ultimo un potere di controllo sugli stessi. Ma quali sono questi diritti? 1) Il diritto ad essere informato (art.12-13-14) Il titolare deve fornire all’interessato tutta una serie di informazioni riguardanti l’utilizzo dei suoi dati personali, la cosidetta “Informativa Privacy”. Tale compito deve essere svolto in forma chiara, concisa e trasparente e con un linguaggio semplice e chiaro. In sintesi i titolari non potranno più utilizzare un linguaggio prettamente giuridico (usi come quello di riportare nell’informativa riportare il testo della norma non saranno più permessi) ma dovranno proprio spiegare all’interessato con un linguaggio semplice come utilizzeranno i suoi dati personali. Inoltre dovranno essere evitate anche informative lunghe, spesso utilizzate per disincentivare l’interessato alla sua lettura (quello che si consiglia è di prevedere informative a strati). E’ da tenere presente inoltre che l’informativa dovrà essere modellata anche sulla base della tipologia di interessati. Un informativa privacy per soggetti adolescenti sarà inevitabilmente diversa da una informativa privacy rivolta ad esperti legali. 2) Diritto di accesso (art. 15) Il GDPR prevede per l’interessato anche il diritto di accesso, ossia il diritto dell’interessato ad avere conferma se è in corso un trattamento di dati personali che lo riguarda e di ottenere l’accesso a tutta una serie di informazioni (es. quali sono le finalità del trattamento, quali sono le categorie di dati trattati, il periodo di conservazione ecc..). In risposta il titolare del trattamento dovrà fornire una copia di tali dati personali oggetto del trattamento. Chiaramente il titolare, prima di effettuare le suddette comunicazioni e fornire copia dei dati personali dovrà accertarsi sull’identità del soggetto, adottando le varie misure e procedure di sicurezza adeguate. 3) Diritti di rettifica (art. 16) Proprio per garantire un controllo sui propri dati, all’interessato è data possibilità di esercitare il diritto di rettifica, ossia il diritto di ottenere dal titolare la correzione dei suoi dati personali inesatti e l’integrazione dei dati personali incompleti. 4) Diritto alla cancellazione (diritto all’oblio - art. 17) L’interessato, con la stessa facilità con cui ha rilasciato il consenso, deve e può richiedere la cancellazione dei propri dati personali al titolare (o se del caso al responsabile). Tale diritto alla cancellazione può essere richiesto solo in determinate ipotesi: I dati non sono più necessari per la finalità per cui sono stati raccolti o trattati. Revoca del consenso dell'interessato rilasciato precedentemente Quando l’interessato ha presentato legittimamente opposizione ai sensi dell’art 21 (si pensi all’ipotesi in cui una compagnia telefonica effettui operazioni di marketing verso l’interessato. Ecco che se l’interessato si oppone a tale trattamento il titolare dovrà cancellare i relativi dati). Quasi vi sia un trattamento illecito di dati personali. Quando vi sia un obbligo legale che impone la cancellazione. Quando i dati vengano raccolti nell’ambito dei servizi offerti ai minori di 16 anni. Da tenere presente che quando è stato fornito il consenso ed è raggiunto il tempo di conservazione indicato nell’informativa, qualsiasi trattamento che si protrae oltre tale termine sarà un trattamento illecito . Non sarà garantito il diritto alla cancellazione all’interessato se ci sono i contromotivi indicati nel comma 3 del art. 17, ossia nel casi in cui: il trattamento è necessario per l’esercizio del diritto alla libertà di espressione e informazione (ad esempio il diritto di cronaca) il trattamento è necessario per l’adempimento di un obbligo legale o l’esercizio di un compito di interesse pubblico o tale trattamento rientra nell’esercizio di poter pubblici. per motivi di interesse pubblico nel settore della sanità. per fini di archiviazione storica, scientifica, statistica o di interesse pubblico per l’esercizio di un diritto di difesa in sede giudiziaria. 5) Diritto alla limitazione (art. 18) In determinate ipotesi l’interessato può chiedere al titolare di limitare il trattamento sui suoi dati personali. Ecco che allora il titolare potrà esclusivamente conservare i dati personali in questione senza però effettuare alcun tipo di trattamento. Tale diritto si può richiedere: quando l’interessato contesti l’esattezza dei propri dati al titolare, potrà richiedere, per tutto il periodo necessario per la verifica di tale esattezza, la limitazione dei propri dati. nel caso di trattamento illecito, l’interessato può chiedere, in alternativa alla cancellazione dei propri dati, la limitazione del trattamento sugli stessi. quando è stata raggiunta la finalità del trattamento dei dati e il titolare non abbia più necessità dei dati stessi, l’interessato però può chiedere al titolare che gli stessi siano conservati qualora ciò risulti necessario all’esercizio di un diritto di difesa in sede giudiziaria. Quando l’interessato contesti l’interesse legittimo del trattamento effettuato dal titolare 6) Diritto alla portabilità dei dati (art. 19) Il diritto alla portabilità dei dati può essere esercitato quando il trattamento dei dati si basa sul consenso dell'interessato (ivi compreso il consenso sui dati particolari) o il contratto e il trattamento sia effettuato con mezzi automatizzati. Tale diritto consiste nella facoltà dell’interessato di ricevere i dati personali che lo riguardano e di richiedere che tali dati siano trasmessi al un altro titolare. I dati devono essere consegnati all'interessato in un formato strutturato, di uso comune e leggibile da dispositivo automatico. L’obiettivo di tale diritto è quello di garantire un maggior controllo sui propri dati personali e al contempo favorire la circolazione dei dati stessi da un ambiente informatico all’altro. Anche in questo caso il titolare dovrà adottare procedure e accorgimenti per accertarsi sull’identità dell’interessato. Dal diritto alla portabilità sono esclusi i dati personali dell’interessato che vengono creati dal titolare (per esempio i dati derivati e i dati inferiti, come ad esempio i dati creati dalla profilazione dell’utente e i dati che relativi al monitoraggio dell’utente). 7) Diritto di opposizione (art. 21) Come sappiamo il regolamento prevede tutta una serie di ipotesi per cui non è necessario il consenso per il trattamento dei dati personali dell’interessato (es. interesse legittimo, esecuzione di un compito di interesse pubblico ecc ved. art. 6). Ecco allora che per tutelare l’interessato viene previsto il diritto all’opposizione al trattamento dei dati personali che lo riguardano. Nel caso in cui l’interesse legittimo consista nella finalità di marketing diretto, ecco che l’interessato potrà, senza alcuna condizione e in qualsiasi momento, opporsi a tale trattamento. La conseguenza è che il titolare dovrà cessare senza ritardo tale trattamento per suddetta finalità (ad esempio se ricevete newsletters da parte dell'azienda X, potrete con tutta facilita esercitare il diritto di opposizione e non ricevere più le stesse). Nelle altre ipotesi che non riguardano il marketing diretto, l’interessato può esercitare il diritto di opposizione solo in caso di ragioni specifiche (i diritti e le libertà dell’interessato devono prevalere su tale interesse legittimo alla base del trattamento).
Nel corso del 2023, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha inflitto ad Amazon una multa di 10 milioni di euro per l’utilizzo di pratiche scorrette nei confronti dei consumatori. Al centro dell'indagine vi era la pre-impostazione automatica degli acquisti periodici, una funzionalità attivata senza il consenso esplicito degli utenti, configurandosi come una violazione delle normative italiane e comunitarie sulla tutela dei consumatori. Sono orgogliosa di aver contribuito direttamente a questa importante sanzione. La vicenda ha preso avvio da una mia segnalazione PEC inviata all'AGCM, in cui denunciavo il comportamento scorretto della piattaforma. Dopo aver ricevuto diverse segnalazioni da parte di utenti che si erano ritrovati a sottoscrivere inconsapevolmente acquisti ripetuti, ho deciso di agire, avviando una procedura legale per fare luce sulla questione. L’indagine dell'AGCM ha confermato che Amazon stava utilizzando tecniche manipolative conosciute come "dark patterns". Queste strategie, progettate per spingere gli utenti verso azioni non volute o non del tutto comprese, si sono rivelate ingannevoli e lesive per la libertà di scelta del consumatore. Nel corso dell’indagine, ho fornito consulenza legale e preparato la documentazione necessaria per supportare l’autorità competente, dimostrando come Amazon avesse implementato un sistema di acquisti ricorrenti che violava i diritti degli utenti. La mia azione ha contribuito a far emergere l’illecito e a portare alla luce l’importanza di un web più trasparente e rispettoso delle normative. Questa sentenza rappresenta una vittoria significativa per i consumatori e sottolinea l'importanza di segnalare pratiche scorrette nel mondo digitale. La mia attività di consulenza ha confermato ancora una volta che la tutela dei diritti degli utenti è fondamentale per promuovere un mercato online più giusto e trasparente, in cui i colossi come Amazon siano chiamati a rispettare rigorosamente le regole. L’auspicio è che questa multa serva da monito per altre piattaforme, invitandole a evitare l’uso di tecniche manipolative e a garantire ai consumatori una navigazione sicura, consapevole e protetta. Continuerò a lavorare con impegno per assicurarmi che le imprese rispettino i diritti dei consumatori e che situazioni simili non si ripetano.
Brevetti e Violazioni: Proteggere l'Innovazione I brevetti rappresentano uno strumento fondamentale per la protezione delle invenzioni e delle innovazioni. Questi diritti di proprietà intellettuale consentono agli inventori di controllare l'uso delle loro creazioni, garantendo un vantaggio competitivo sul mercato. Un brevetto conferisce all'inventore il diritto esclusivo di produrre, utilizzare e vendere l'invenzione per un periodo di tempo determinato, solitamente 20 anni. Tuttavia, la violazione dei brevetti è un problema diffuso che può avere gravi conseguenze per gli innovatori. Le aziende che utilizzano tecnologie brevettate senza autorizzazione possono affrontare sanzioni legali, risarcimenti danni e la possibilità di dover interrompere la produzione dei loro prodotti. La difesa dei brevetti richiede un monitoraggio costante del mercato e azioni tempestive in caso di violazione. Gli avvocati specializzati in proprietà intellettuale giocano un ruolo cruciale in questo processo, assistendo le aziende nella registrazione dei brevetti e nella gestione di eventuali controversie legali. In un contesto economico in rapida evoluzione, tutelare i propri brevetti è essenziale per garantire il ritorno sugli investimenti in ricerca e sviluppo e per promuovere un ambiente di innovazione sano e competitivo. La violazione dei brevetti non solo minaccia il successo degli inventori, ma danneggia anche il progresso tecnologico e l'economia nel suo complesso.
La mediazione è diventata negli ultimi anni uno degli strumenti più utilizzati per la risoluzione delle controversie, grazie alla sua capacità di promuovere soluzioni pacifiche, rapide ed economiche rispetto al processo giudiziario tradizionale. Questo metodo alternativo di risoluzione delle dispute (ADR) è particolarmente indicato in situazioni dove le parti desiderano mantenere rapporti cordiali, come nel caso di controversie familiari o commerciali. Cos'è la Mediazione? La mediazione è un processo volontario in cui un terzo neutrale, il mediatore, aiuta le parti in conflitto a trovare una soluzione condivisa e soddisfacente per entrambe. Il ruolo del mediatore non è quello di prendere decisioni o imporre soluzioni, ma di facilitare il dialogo e la negoziazione tra le parti. I Vantaggi della Mediazione Uno dei principali vantaggi della mediazione è la sua flessibilità. Le parti hanno la possibilità di esplorare soluzioni creative che potrebbero non essere disponibili in tribunale. Inoltre, la mediazione è generalmente più veloce e meno costosa rispetto a un processo giudiziario tradizionale. A differenza di una sentenza imposta da un giudice, l'accordo raggiunto tramite mediazione tende ad essere più stabile nel tempo, poiché è frutto di un consenso reciproco. Altri benefici della mediazione includono: Riservatezza : le discussioni durante la mediazione non possono essere utilizzate come prove in tribunale, il che incentiva le parti ad essere più aperte e sincere. Controllo del processo : le parti hanno il controllo sul risultato finale, piuttosto che lasciare la decisione nelle mani di un giudice. Riduzione del conflitto : la mediazione è orientata alla cooperazione e permette alle parti di mantenere un rapporto costruttivo anche dopo la risoluzione del conflitto.
Gli incidenti stradali sono una delle cause più comuni di conflitto con le compagnie assicurative. Nonostante l'esistenza di una polizza assicurativa, spesso i sinistri possono dar luogo a controversie riguardanti l'entità del risarcimento, la responsabilità delle parti o la validità delle coperture assicurative. Le principali controversie che sorgono con le assicurazioni a seguito di incidenti stradali includono: Disaccordo sul risarcimento: Spesso, la compagnia assicurativa può offrire un risarcimento inferiore rispetto ai danni effettivamente subiti. Questo può riguardare i danni materiali al veicolo, ma anche eventuali lesioni personali. Responsabilità contestata: In alcuni casi, la compagnia può contestare la responsabilità dell'incidente, affermando che il proprio assicurato non è totalmente o parzialmente colpevole. Ritardi nella liquidazione: Le assicurazioni, a volte, tardano nel procedere con il pagamento, aggravando ulteriormente il danno economico subito dall'assicurato. Per affrontare al meglio queste situazioni, è essenziale: Documentare accuratamente l'incidente: Ogni dettaglio dell'incidente, come foto, testimonianze e rapporti delle autorità, può essere fondamentale per supportare la tua versione dei fatti. Inviare una richiesta formale di risarcimento: Assicurati di presentare tutte le documentazioni richieste dalla tua compagnia e di mantenere traccia di tutte le comunicazioni. Coinvolgere un legale specializzato: Se la compagnia assicurativa nega o riduce il risarcimento, è consigliabile rivolgersi a un avvocato esperto in diritto assicurativo. In molti casi, l'assistenza legale permette di negoziare un accordo più equo o di procedere con un'azione legale. In caso di mancato accordo con l'assicurazione, esistono diverse opzioni: Negoziazione- Mediazione: Questi strumenti possono facilitare una soluzione extragiudiziale, evitando lunghi processi. Reclamo all'Istituto di Vigilanza Azione legale: Se non è possibile trovare un accordo, l'azione legale contro la compagnia assicurativa può essere l'unica via per ottenere un risarcimento adeguato. Le controversie con le compagnie assicurative possono essere complicate, ma con la giusta preparazione e assistenza legale, è possibile ottenere un risultato favorevole.
Camminare per strada o in un'area pubblica dovrebbe essere sicuro, ma non sempre è così. Incidenti causati da buche non segnalate o marciapiedi dissestati possono portare a lesioni gravi e aprire dispute legali con le assicurazioni e i comuni responsabili della manutenzione. Cosa fare in questi casi? E quando il comune può essere ritenuto responsabile? Un recente caso affrontato dalla Corte di Cassazione ha chiarito alcuni aspetti fondamentali della responsabilità del custode in situazioni come queste. Responsabilità per Buche Stradali: Un Caso di Caduta in un Cimitero Comunale In una sentenza recente, una cittadina ha citato il Comune per ottenere il risarcimento delle lesioni subite dopo essere caduta in una buca non segnalata all'interno di un cimitero comunale. La Corte di Cassazione ha stabilito che, per escludere la responsabilità del Comune, non è sufficiente dimostrare che la vittima non sia stata prudente. Il custode (in questo caso, il Comune) può essere esonerato dalla responsabilità solo se il comportamento della persona danneggiata è stato imprevedibile e non prevenibile . Ciò significa che anche se la persona non ha prestato la massima attenzione, la responsabilità del Comune rimane, a meno che il suo comportamento non sia stato del tutto eccezionale e non prevedibile. Cosa Significa per i Cittadini? Se subisci un incidente a causa di una buca o di un'area pubblica mal tenuta, è importante sapere che la legge protegge il tuo diritto a chiedere un risarcimento. Anche se ti viene contestata la scarsa prudenza, il Comune o il custode della struttura deve dimostrare che il tuo comportamento era talmente imprevedibile da interrompere il nesso causale tra la condizione pericolosa e il danno subito.
Nel recupero crediti, è cruciale adottare un approccio strategico, evitando azioni legali inutili se il debitore non possiede beni aggredibili. Prima di procedere con un decreto ingiuntivo, è fondamentale effettuare verifiche preliminari, come visure camerali e catastali, e consultare bilanci aziendali per valutare la solvibilità del debitore. Questi strumenti forniscono una visione chiara della situazione patrimoniale, permettendo di decidere se intraprendere azioni legali o meno. Le indagini investigative sono un supporto ulteriore, consentendo di scoprire beni nascosti, conti bancari o altre risorse non immediatamente visibili. Anche dopo l'emissione del decreto ingiuntivo, è possibile rafforzare la ricerca dei beni tramite l'art. 492-bis c.p.c., che permette l'accesso a banche dati pubbliche e private, come l'Agenzia delle Entrate e l'INPS, per ottenere informazioni su conti correnti e altre risorse del debitore. Inoltre, la verifica presso il Centro per l’Impiego aiuta a individuare la posizione lavorativa del debitore, utile per avviare azioni come il pignoramento del quinto dello stipendio, una soluzione efficace per recuperare il credito nel caso di mancanza di beni immobili. Questi strumenti e tecniche permettono di ottimizzare il processo, riducendo i rischi e aumentando le possibilità di successo.
Ho contribuito direttamente alla sanzione di 10 milioni di euro imposta ad Amazon dall'AGCM, segnalando una pratica scorretta legata alla pre-impostazione automatica degli acquisti periodici, senza il consenso informato degli utenti. La mia segnalazione ha avviato un'indagine approfondita che ha confermato l’utilizzo di tecniche manipolative (dark patterns) da parte di Amazon. Ho fornito consulenza legale e preparato la documentazione necessaria, contribuendo a tutelare i consumatori e a ottenere una sanzione significativa contro una delle più grandi piattaforme online.
Maria Chiara Mereu
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