Nel luglio 2023, dopo oltre un anno dalla richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno e del certificato di protezione sussidiaria, un cittadino gambiano si vedeva notificare dalla Commissione Nazionale Asilo: “avvio del procedimento di revoca della protezione sussidiaria, ai sensi dell’art. 18, che rimanda all’art. 16, comma I lett. d)bis del Dlgs 251/2017 e successive modifiche ed integrazioni poichè condannato, con sentenza divenuta irrevocabile, per il reato di cui all’art. 12 comma 3 Dlgs 286/1998”, ovvero per un reato di per sé ostativo al rilascio della protezione sussidiaria. Determinante, in questa delicata fase, è sicuramente stato l’intervento del legale che, senza attendere l’emissione del paventato e pressocchè automatico provvedimento di revoca dello status di protezione sussidiaria, dopo la dovuta richiesta di accesso agli atti, depositava presso la Commissione Nazionale Asilo “Scritti difensivi” con i quali, oltre a documentare la piena integrazione sociale e culturale raggiunta dal giovane gambiano, ne chiedeva l’audizione, facendo altresì rilevare la carenza dei presupposti giuridici a fondamento dell’avviato procedimento di revoca. Se già il Tribunale di L'Aquila era intervenuto -riconoscendo la protezione sussidiaria- in un momento successivo al passaggio in giudicato di una sentenza di condanna di per sé ostativa al rilascio come potrebbe, detta protezione, essere negata dall’Organo Amministrativo competente in sede di rinnovo della misura? Il tempestivo intervento legale ha sventato questa minaccia consentendo al giovane gambiano, di poter continuare a vivere e lavorare in Italia.
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