Pubblicazione legale

Tra le varie possibilità di definizione fiscale previste dalla Legge di bilancio per il 2023, riveste particolare rilievo il ravvedimento speciale. Esso presenta diverse caratteristiche peculiari rispetto all’istituto previsto in via generale dall’art. 13 del D.Lgs. n. 472/1997 e pone alcuni problemi interpretativi, soprattutto con riferimento al suo rapporto con un’altra misura di “tregua”, la definizione delle comunicazioni di irregolarità.

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Il processo tributario, Giuffré, 2020, a cura di A. Carinci-C. Rasia. Capitoli "le impugnazioni in generale" e "l'appello" (pagine 441-545).

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Abstract: Nell’ordinanza n. 33050/2019 la Corte di cassazione torna sul tema del ne bis in idem, applicando l’art. 4 del settimo protocollo CEDU secondo i canoni interpretativi di cui alla sentenza A e B contro Norvegia. Affronta inoltre il tema del principio di specialità, in una fattispecie in cui il contribuente aveva patteggiato una pena detentiva in ordine al reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti ed era stato sanzionato in sede amministrativa per dichiarazione infedele. La pronuncia desta alcune perplessità in ordine all’estensione del potere del giudice di qualificare la pretesa dell’Amministrazione finanziaria all’applicazione del principio convenzionale e alla nozione di “stesso fatto” di cui all’art. 19 del D.Lgs. n. 74/2000.

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L’evoluzione giurisprudenziale dell’ultimo decennio ha comportato il definitivo superamento dell’impostazione, largamente prevalente nella dottrina, che ricollegava l’onere dell’appello incidentale alla soccombenza pratica e non anche solo teorica (o virtuale). Nel presente contributo si ripercorre il tema del rapporto tra riproposizione ed appello incidentale anche alla luce delle più recenti pronunce a Sezioni Unite, onde verificarne l’applicabilità al processo tributario; in particolare, si indagherà sull’esistenza di un termine per l’attività di riproposizione.

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Il tema dell’intervento è uno più controversi dell’intero diritto processuale tributario, perché l’interesse del potenziale interveniente, da declinare in funzione delle diverse situazioni sostanziali che lo vedono coinvolto, deve coniugarsi con la struttura impugnatoria del giudizio, con la presenza di termini decadenziali, con il principio di recettizietà degli atti impositivi, oltre che con i limiti soggettivi del giudicato. Una recente ordinanza della Cassazione – la n. 6854 del 11 marzo 2021 – ha accolto, anche se sulla base di premesse non del tutto condivisibili, l’indirizzo più estensivo in tema di intervento adesivo dipendente, valorizzando le esigenze di economia processuale e così ammettendo l’intervento in appello del sostituito al fine di vedersi estesi gli effetti dell’adesione al condono da parte del sostituto. Dopo una necessaria ricostruzione dell’istituto, si formulano alcune critiche alla motivazione (ma non alle conclusioni) dell’ordinanza, per tentare infine di suggerire un diverso angolo visuale.

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Vi è una prassi accertativa, sovente impiegata dall’Agenzia delle Entrate, che dall’esistenza di finanziamenti effettuati dai soci nei confronti delle società partecipate desume, in presenza di determinate situazioni, l’esistenza di ricavi non dichiarati. Nel presente contributo si analizzano gli orientamenti della giurisprudenza sulla “tenuta” della presunzione e sulle sue applicazioni pratiche, anche per ciò che concerne l’eventuale superamento del terme decadenziale di accertamento.

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Definizione delle liti: opponibile il giudicato del condebitore, ma il valore della lite è quello “iniziale”: nota a sentenza

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Abstract: Tra le numerose misure di “tregua fiscale” previste dalla Legge di bilancio per il 2023 vi è la c.d. regolarizzazione delle irregolarità formali. La misura riproduce, con alcuni adeguamenti, la sanatoria già prevista dall’art. 9 del D.L. n. 119/2018 e consente di definire, con il pagamento di una somma fissa, le violazioni che non rilevano ai fini della determinazione della base imponibile o del pagamento dei tributi. La disposizione pone alcuni problemi interpretativi, soprattutto per ciò che concerne il perimetro oggettivo delle violazioni “ravvedibili”, che nemmeno la recente prassi è riuscita a dipanare.