Offro assistenza a soci, amministratori, liquidatori e terzi su tutte le questioni di governance e gestione dell'impresa. Mi occupo di redazione e revisione di contratti specificamente calibrati sulle diverse aree di attività di impresa.
Informazioni generali
Avvocato esperta in protezione dei dati personali, diritto digitale e contrattualistica. Si occupa di assistenza giudiziale e stragiudiziale affiancando imprese e professionisti nella gestione legale dei processi digitali e tecnologici. Il suo approcio è rivolto alla prevenzione del contenzioso e alla tutela dell’immagine aziendale, anche rispetto a profili di responsabilità (civile e penale) legati alla gestione illecita dei dati, alla violazione di obblighi contrattuali e alla sicurezza informatica. Sebbene il suo focus professionale riguardi in particolare il diritto digitale, assiste anche realtà attive in altri settori.
Esperienza
Offro consulenza legale mirata alla tutela e valorizzazione dei diritti di proprietà intellettuale, assistendo professionisti e imprese nella protezione di opere creative, marchi, design e contenuti digitali. Redigo contratti, licenze e accordi di cessione, garantendo la conformità alla normativa nazionale e internazionale e prevenendo violazioni e contenziosi. Mi occupo anche di recupero crediti.
Mi occupo di tutti gli aspetti giuridici legati all'uso delle tecnologie informatiche, come la tutela dei dati personali e della proprietà intellettuale, rapporti tra fornitori e utenti di servizi informatici e commercio elettronico.
Altre categorie
Diritto penale, Diritto civile, Privacy e GDPR, Contratti.
Credenziali
Il tuo brand è al sicuro? Guida alla tutela legale del marchio tra registrazione, rischi e strategie
Pubblicato su IUSTLABIn un'epoca in cui l'identità digitale di un'impresa può essere decisiva per il suo successo, proteggere il proprio brand è una priorità strategica. Che tu sia un freelance, una startup o una PMI, investire nella tutela del marchio significa difendere il tuo valore sul mercato. Ma da dove iniziare? Come evitare di violare diritti altrui? E cosa comporta davvero registrare un marchio? In questo articolo ti guiderò passo dopo passo in un percorso di consapevolezza e prevenzione, essenziale per chi vuole fare impresa oggi.1. Cos'è un brand e cosa significa tutelarlo legalmente Il brand rappresenta molto più di un semplice nome o logo. È l’insieme dei segni distintivi (visivi, testuali, sonori, ecc.) che consentono ai consumatori di riconoscere immediatamente un'impresa, distinguendola dalla concorrenza. Dal punto di vista legale, si parla di marchio registrato quando si ottiene un riconoscimento formale che conferisce un diritto esclusivo sull'uso di quel segno per determinati prodotti o servizi. Registrare un marchio: protegge il tuo investimento in comunicazione e immagine; ti consente di impedire a terzi di usare segni simili; è una leva economica in ottica di licensing, franchising, cessione. 2. Le basi giuridiche: dove si registra un marchio A seconda dell’ambito di attività, è possibile registrare un marchio: In Italia , tramite l’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi); A livello europeo , con l’EUIPO (Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale); A livello internazionale , con la WIPO, in base all’Accordo di Madrid. La registrazione ha una durata di 10 anni , rinnovabile, e si applica a specifiche classi merceologiche (secondo la classificazione di Nizza). Questo significa che due marchi simili possono coesistere se operano in settori diversi. 3. Prima di registrare: la verifica è fondamentale Uno degli errori più comuni è scegliere un nome "a orecchio", senza verificarne la disponibilità. Ma la somiglianza con marchi già registrati può comportare gravi rischi legali. Ecco i passaggi per una verifica corretta : Ricerca nelle banche dati ufficiali : UIBM, EUIPO, WIPO; Analisi di anteriorità e similarità : per individuare marchi uguali o simili in classi merceologiche affini; Controllo su domini web e social : il marchio scelto deve essere disponibile anche digitalmente. Attenzione: un marchio può essere rifiutato anche se “concettualmente” simile a uno esistente, anche con grafica diversa. 4. Cosa succede se non registri (o se copi inconsapevolmente)? Le conseguenze di una gestione superficiale possono essere pesanti: Diffide legali e obbligo di cessare l’uso del marchio; Danni reputazionali (oltre che economici); Costi imprevisti per il rebranding e la rimozione di materiale pubblicitario; In casi gravi, azioni giudiziarie per concorrenza sleale o contraffazione. Registrare il marchio, invece, offre una posizione di forza: in caso di utilizzi illeciti da parte di altri, potrai agire in modo tempestivo e fondato. 5. Strategie legali per una tutela efficace Oltre alla registrazione, una tutela efficace passa per: Sorveglianza periodica : per intercettare nuovi marchi potenzialmente in conflitto; Contratti ben redatti : in caso di collaborazione con grafici, agenzie o sviluppatori; Tutela online : difendere il marchio anche su marketplace, social, motori di ricerca. Un brand ben protetto è anche più attrattivo per investitori, partner e clienti. 6. Perché è importante affidarsi a un consulente legale Ti supporta: nella scelta strategica del marchio; nella redazione della documentazione ; nella gestione di eventuali opposizioni o contenziosi ; nella formazione interna per un uso corretto del marchio. Ogni brand è unico e la sua tutela richiede una strategia personalizzata.
Clausole di riservatezza (NDA): quando servono davvero e come scriverle bene
Pubblicato su IUSTLABNel mondo degli affari, le idee valgono oro. Ma per proteggerle non basta il buon senso: serve scriverlo nero su bianco . Qui entrano in gioco le clausole di riservatezza , meglio note come NDA (Non Disclosure Agreement) . Spesso sottovalutato, l’NDA è in realtà uno strumento giuridico strategico che può salvare relazioni commerciali, accordi preliminari e progetti innovativi. Ma attenzione: non basta scaricare un modello da internet. Cos'è un NDA e perché serve? Un NDA è un accordo vincolante con cui le parti si impegnano a non divulgare informazioni riservate di cui vengono a conoscenza durante trattative, collaborazioni o progetti comuni. Non si tratta solo di segreti industriali. Anche: strategie commerciali, elenchi clienti, dati tecnici, bozze contrattuali, prototipi, e persino il concept di un'app possono (e devono) essere coperti da un accordo di riservatezza. Un buon NDA tutela il know-how aziendale e previene danni da divulgazione o uso scorretto. Quando serve davvero un NDA? 1. In fase precontrattuale Stai discutendo una possibile partnership, joint venture, consulenza? Prima di inviare informazioni riservate, firma un NDA . 2. In caso di collaborazioni esterne Freelance, sviluppatori, consulenti marketing, commercialisti: tutti possono entrare in contatto con dati sensibili. 3. In operazioni straordinarie Durante una due diligence per vendita, fusione o acquisizione, le informazioni aziendali sono oggetto di analisi approfondita. Qui il NDA è obbligatorio . 4. Con i dipendenti Anche se il rapporto è già regolato dal contratto di lavoro, una clausola specifica di riservatezza rafforza la tutela del patrimonio informativo. Quando NON è necessario? Non ha senso far firmare un NDA: a un potenziale cliente che visita il sito; in trattative già pubbliche; quando l’informazione non è oggettivamente sensibile. L’NDA non va abusato: se tutto è "riservato", niente lo è davvero. Cosa deve contenere un buon NDA? Molti usano modelli generici, ma un NDA efficace è cucito su misura per ogni situazione. Ecco le clausole essenziali : 1. Definizione di “informazione riservata” Cosa si intende esattamente? Deve essere specificato in modo chiaro: informazioni scritte e orali? include dati tecnici? disegni? email? esclude ciò che è di pubblico dominio? 2. Obblighi delle parti Le parti si impegnano a: non divulgare; non utilizzare per fini propri; non copiare, duplicare o distribuire le informazioni riservate. Spesso l'obbligo è reciproco , ma può anche essere unilaterale . 3. Durata dell’obbligo Per quanto tempo resta valido il vincolo? In genere da 2 a 5 anni , anche dopo la fine del rapporto. Evita "illimitato" se non giustificato, in quanto può essere considerato vessatorio o sproporzionato. 4. Esclusioni Non tutte le informazioni sono tutelate: quelle già note alla parte ricevente; quelle ottenute legalmente da terzi; quelle rese pubbliche non per colpa di una delle parti. 5. Sanzioni per violazione Indica le conseguenze: risarcimento del danno, penale, risoluzione del contratto, inibitoria. Attenzione: la clausola penale deve essere equilibrata e proporzionata. 6. Legge applicabile e foro competente Specifica la giurisdizione in caso di controversie: fondamentale in accordi internazionali. Clausola di riservatezza o NDA separato? Dipende dal contesto: In un contratto principale , può bastare una clausola di riservatezza interna , se ben formulata. In fase preliminare o autonoma , meglio un NDA separato , soprattutto quando il resto del contratto è ancora in fase di discussione. Aspetti critici e buone pratiche Non basta la firma: le informazioni riservate devono essere chiaramente identificabili e tracciabili . Usa diciture come “confidenziale” nei documenti o nelle email. Limita l’accesso solo alle persone strettamente necessarie. Informazioni condivise in team o gruppi di lavoro? L’NDA può prevedere l’estensione dell’obbligo anche a collaboratori o dipendenti interni. Conservazione delle informazioni . Prevedi l’obbligo di restituzione o distruzione delle informazioni a fine rapporto. Conclusione Nel contesto attuale, dove dati e idee sono moneta preziosa, l’NDA è uno strumento strategico, non un orpello burocratico . Serve a costruire fiducia, tutelare know-how e prevenire rischi legali. Ma come ogni contratto, funziona solo se: è ben scritto, adattato al contesto specifico, gestito con attenzione operativa. Un buon NDA non ferma le fughe di dati. Ma dà il diritto di agire.
Contratti digitali per liberi professionisti: Clausole Essenziali e Best Practice
Pubblicato su IUSTLABNegli ultimi anni, i contratti digitali sono diventati uno strumento fondamentale per i liberi professionisti, soprattutto per chi opera nel settore digitale o collabora con clienti da remoto. Ma cosa rende un contratto digitale efficace e sicuro? In questo articolo esploreremo le clausole essenziali e le best practice per redigere contratti digitali che proteggano i tuoi interessi e facilitino una collaborazione serena con i tuoi clienti. 1. L’importanza del contratto digitale Per molti liberi professionisti, lavorare senza un contratto scritto sembra una scelta rapida e informale, ma può portare a rischi significativi. Un contratto digitale non è solo un documento che formalizza l’accordo tra le parti, ma è anche uno strumento legale che tutela i diritti del professionista e del cliente, prevenendo potenziali controversie e garantendo chiarezza sulle responsabilità reciproche. 2. Clausole essenziali da includere Vediamo ora quali sono le clausole fondamentali che ogni libero professionista dovrebbe considerare: a. Oggetto del contratto e servizi offerti In questa sezione, è importante specificare dettagliatamente quali servizi saranno forniti. Una descrizione chiara dell’oggetto evita malintesi e assicura che entrambe le parti siano allineate sulle aspettative. Ad esempio, per un grafico freelance, il contratto dovrebbe includere dettagli su ogni fase di sviluppo, dalle bozze fino alla consegna finale. b. Durata e scadenze Stabilire una durata del contratto, oltre alle scadenze intermedie per ogni fase del progetto, aiuta a garantire che il lavoro sia svolto in tempi adeguati. Le scadenze, tuttavia, devono essere realistiche e considerate tenendo conto delle eventuali revisioni o richieste di modifica da parte del cliente. c. Compensi e modalità di pagamento Definire chiaramente il compenso per ogni fase del progetto e le modalità di pagamento è fondamentale. Includi dettagli come il metodo di pagamento preferito, i termini di pagamento (ad esempio, entro 30 giorni dalla fattura) e le eventuali penalità per i ritardi nei pagamenti. Considera anche se chiedere un anticipo per coprire eventuali spese iniziali. d. Diritti di proprietà intellettuale In molti settori creativi e digitali, come la grafica, il design o il copywriting, la proprietà intellettuale è un aspetto cruciale. Il contratto dovrebbe specificare a chi appartengono i diritti delle opere create. Se il cliente vuole l’esclusiva, è consigliabile prevedere un compenso aggiuntivo, poiché i diritti riservati limitano le possibilità di riutilizzo del lavoro. e. Riservatezza e trattamento dei dati Questa clausola è particolarmente rilevante per i liberi professionisti che gestiscono informazioni sensibili dei clienti. Prevedi una clausola di riservatezza che imponga l’obbligo di non divulgare informazioni confidenziali e che garantisca il rispetto del GDPR per il trattamento dei dati personali. f. Risoluzione anticipata e penali Imprevisti o incomprensioni possono portare alla necessità di risolvere anticipatamente il contratto. È importante prevedere una clausola che regoli la risoluzione anticipata, specificando le condizioni in cui è consentita e le eventuali penali. Ad esempio, il cliente potrebbe essere obbligato a pagare per il lavoro svolto fino a quel momento o, in caso di mancato pagamento, il professionista potrebbe sospendere il lavoro. g. Clausola di revisione e modifica Un’altra buona pratica è includere una clausola che regoli le revisioni e le modifiche del lavoro. Stabilire fin dall’inizio quante revisioni sono incluse nel prezzo può evitare richieste eccessive da parte del cliente. Le revisioni aggiuntive possono essere tariffate separatamente. 3. Best practice per i contratti digitali Oltre a inserire le clausole essenziali, ci sono alcune best practice che possono migliorare la qualità e l’efficacia di un contratto digitale: a. Utilizzare piattaforme affidabili per la firma digitale La firma digitale ha lo stesso valore legale di una firma autografa e offre vantaggi significativi in termini di sicurezza e praticità. Piattaforme come DocuSign o Adobe Sign permettono di gestire e conservare i contratti in modo sicuro e rispettando le normative europee. b. Redigere in modo chiaro e semplice Un contratto non deve essere un labirinto di termini tecnici. È fondamentale che sia chiaro e accessibile, scritto in modo semplice e comprensibile. Utilizzare un linguaggio chiaro non solo facilita la comprensione, ma dimostra professionalità e trasparenza verso il cliente. c. Revisione legale Se non si è sicuri su come redigere alcune clausole, è sempre consigliabile rivolgersi a un consulente legale. Anche una semplice revisione può evitare errori che potrebbero costare caro in futuro. I contratti digitali sono documenti legali e, come tali, devono essere trattati con la dovuta attenzione. d. Aggiornare periodicamente i contratti Le leggi e le normative cambiano nel tempo, e anche le esigenze del mercato evolvono. È buona prassi aggiornare periodicamente i contratti per assicurarsi che siano conformi alle ultime normative e in linea con le best practice del settore. 4. Conclusione Per i liberi professionisti, un contratto digitale ben strutturato rappresenta una sicurezza fondamentale. La chiarezza sulle responsabilità e i diritti di entrambe le parti aiuta a instaurare un rapporto di fiducia e a gestire eventuali controversie in modo trasparente. Rispettare le best practice e includere le clausole essenziali non solo protegge da possibili rischi legali, ma rafforza la professionalità del freelance agli occhi del cliente. Redigere un buon contratto digitale è un investimento di tempo che ripaga in sicurezza e tranquillità. Assicurati che ogni contratto rifletta il valore del tuo lavoro e tuteli adeguatamente i tuoi interessi professionali.
Privacy e trasparenza: come comunicare con i clienti in modo chiaro e conforme al GDPR
Pubblicato su IUSTLABNel contesto digitale odierno, le imprese devono comunicare in modo trasparente con i propri clienti, rispettando le stringenti regole sulla protezione dei dati imposte dal GDPR. Perché la trasparenza è essenziale Essere trasparenti nella gestione dei dati personali non è solo un obbligo legale, ma anche una strategia per rafforzare la reputazione aziendale. I consumatori sono sempre più attenti alla protezione dei propri dati e scelgono di interagire con organizzazioni che dimostrano di rispettare i loro diritti. La trasparenza permette di: Instaurare fiducia : i clienti si sentono più sicuri a condividere i propri dati con un’azienda che comunica chiaramente come li utilizzerà. Prevenire controversie : chiarire in anticipo il trattamento dei dati riduce il rischio di reclami o sanzioni. Rispondere alle richieste normative : rispettare i requisiti del GDPR evita multe e problemi legali Come garantire una comunicazione chiara e conforme al GDPR Ecco alcune linee guida pratiche per comunicare con i clienti in modo chiaro e rispettando il GDPR: 1. Informative sulla privacy trasparenti L’articolo 13 e 14 del GDPR stabiliscono che le informative devono essere: Chiare e concise : evitate termini tecnici complessi o eccessive formalità. Usate un linguaggio semplice, adatto al pubblico di riferimento. Accessibili : rendetele facilmente reperibili sul sito web o al momento della raccolta dei dati. Complete : includete informazioni essenziali come la finalità del trattamento, la base giuridica, il periodo di conservazione e i diritti dell’interessato. 2. Consenso esplicito e informato Se il trattamento dei dati si basa sul consenso, assicuratevi che: sia richiesto in modo chiaro, specifico e non ambiguo. Separate i consensi per finalità diverse (ad esempio, marketing e profilazione). venga ottenuto tramite un’azione positiva (ad esempio, spuntare una casella). Evitate caselle pre-selezionate : Il consenso deve essere attivo. sia revocabile in qualsiasi momento, offrendo istruzioni semplici per farlo. Inserite un link ben visibile per modificare o revocare il consenso, ad esempio nelle email. 3. Evitate il “legalese” Il linguaggio legale complesso può confondere i clienti. Una buona pratica è fornire esempi pratici: spiegate non solo che raccogliete i dati, ma anche come e perché li usate, ad esempio per personalizzare le offerte o migliorare il servizio. 4. Usate strumenti visivi Grafici, icone e FAQ possono rendere le informazioni più facili da comprendere. Il GDPR incoraggia l’uso di mezzi che favoriscano la chiarezza. 5. Aggiornate regolarmente la documentazione Il mondo digitale evolve rapidamente e così anche il trattamento dei dati. Assicuratevi che le vostre informative e comunicazioni siano sempre aggiornate rispetto a eventuali cambiamenti normativi o aziendali. 6. Formazione interna Il personale che interagisce con i clienti deve essere formato per rispondere a domande sulla privacy e sui diritti previsti dal GDPR, come l’accesso, la rettifica o la cancellazione dei dati. 7. La gestione dei reclami: un’opportunità di miglioramento Se un cliente solleva dubbi sulla gestione dei suoi dati personali, non consideratelo solo un problema. Un reclamo ben gestito può trasformarsi in un’opportunità per dimostrare professionalità e attenzione. Cosa fare? rispondete tempestivamente, spiegando in modo chiaro le misure adottate; fornite un punto di contatto dedicato, ad esempio un Data Protection Officer (DPO) o un indirizzo email specifico; documentate il processo per dimostrare conformità in caso di audit. Esempi concreti di comunicazione trasparente Informativa breve al momento della raccolta dati “I tuoi dati saranno utilizzati per inviarti la nostra newsletter settimanale. Non condivideremo i tuoi dati con terze parti. Puoi cancellarti in qualsiasi momento cliccando sul link presente in ogni email.” Messaggi per richiedere il consenso “Vorremmo inviarti promozioni personalizzate basate sui tuoi interessi. Sei d’accordo? Spunta la casella per acconsentire.” Avvisi di modifica delle politiche “Abbiamo aggiornato la nostra Informativa sulla Privacy per spiegarti meglio come proteggiamo i tuoi dati. Leggi qui la nuova versione.” Conclusioni Comunicare con i clienti in modo chiaro e conforme al GDPR non è solo un obbligo normativo, ma una vera opportunità per distinguersi dalla concorrenza. Investire in trasparenza significa costruire un rapporto di fiducia duraturo con i propri clienti, migliorando la reputazione e la solidità dell’azienda.
Cybersecurity per PMI e Liberi Professionisti: proteggere i dati non è solo per le grandi aziende
Pubblicato su IUSTLABIn un'epoca in cui la digitalizzazione è sempre più pervasiva, il tema della cybersecurity non può più essere considerato un'esclusiva delle grandi aziende. PMI e liberi professionisti sono ormai parte integrante dell’ecosistema digitale e, di conseguenza, bersagli sempre più frequenti di attacchi informatici. Eppure, molte piccole realtà continuano a sottovalutare i rischi, pensando erroneamente che le minacce siano indirizzate solo ai grandi nomi del mercato. Perché anche le PMI e i freelance sono a rischio? Le PMI e i professionisti indipendenti rappresentano un obiettivo interessante per i criminali informatici per diverse ragioni: Meno risorse dedicate alla sicurezza : spesso le PMI non dispongono di un reparto IT dedicato, rendendole vulnerabili ad attacchi che potrebbero essere facilmente prevenuti con i giusti strumenti. Dati preziosi e poco protetti : anche una piccola attività gestisce dati sensibili, come informazioni sui clienti, dettagli bancari o documenti riservati. La mancanza di protezioni adeguate rende questi dati facili da intercettare. Ponte verso obiettivi più grandi : i criminali informatici possono usare le piccole imprese come "porta d’ingresso" per attaccare aziende più grandi con cui collaborano. Secondo recenti statistiche, oltre il 43% degli attacchi informatici colpisce le PMI , e tra queste molte non riescono a riprendersi completamente dopo un attacco. È evidente, quindi, che ignorare la cybersecurity non è più un'opzione. I rischi concreti: cos’è in gioco? Gli attacchi informatici possono assumere forme diverse, ognuna con conseguenze potenzialmente devastanti: Phishing : email fraudolente che rubano credenziali e dati personali. Ransomware : software malevolo che blocca i sistemi fino al pagamento di un riscatto. Data breach : fuga di informazioni sensibili che può portare a danni reputazionali e sanzioni legali. Attacchi DDoS : blocchi dei siti web che interrompono le attività. Questi rischi non si limitano a perdite finanziarie dirette, ma possono causare anche danni immateriali come la perdita di fiducia da parte dei clienti e gravi conseguenze legali derivanti dalla non conformità al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). Quali strumenti adottare per difendersi? Non è necessario essere esperti di tecnologia per proteggersi dagli attacchi informatici. Ecco alcune strategie di base che ogni PMI e professionista può implementare: 1. Formazione e consapevolezza La maggior parte degli attacchi sfrutta l’errore umano. È fondamentale formare sé stessi e i propri collaboratori a riconoscere email sospette, link pericolosi e altre trappole comuni. 2. Aggiornamenti regolari Tenere i software e i sistemi operativi sempre aggiornati riduce il rischio di vulnerabilità sfruttabili dagli hacker. 3. Utilizzo di password sicure Adottare password complesse e uniche per ogni servizio, preferibilmente gestite con un password manager. 4. Backup regolari Eseguire backup frequenti dei dati critici assicura la possibilità di recuperarli in caso di attacco ransomware o guasto. 5. Antivirus e firewall Installare soluzioni di sicurezza affidabili è un primo passo essenziale per prevenire intrusioni. 6. Conformità al GDPR Garantire la conformità al Regolamento Europeo tutela contro sanzioni e problemi reputazionali. Il ruolo del consulente legale nella cybersecurity Un aspetto spesso sottovalutato è l’importanza del supporto legale in materia di cybersecurity. Un consulente specializzato può offrire: analisi dei rischi e supporto nella redazione di policy interne; consulenza sulla gestione delle violazioni dei dati e sugli obblighi di notifica previsti dal GDPR; assistenza nella redazione di contratti con fornitori di servizi IT , per garantire che le responsabilità siano chiaramente definite. Investire nella sicurezza informatica non è solo una questione tecnologica: è anche un tema di governance e compliance, dove il supporto di un esperto legale può fare la differenza. Conclusioni La cybersecurity non è più un lusso riservato alle grandi aziende, ma una necessità per chiunque operi in ambito digitale, PMI e liberi professionisti inclusi. Difendere i propri dati non solo previene danni economici e legali, ma rappresenta anche un’opportunità per costruire fiducia con clienti e partner.
Contratti digitali per liberi professionisti: Clausole Essenziali e Best Practice
Pubblicato su IUSTLABSe nell'era digitale i contratti fossero una serie TV, la privacy sarebbe quel personaggio apparentemente secondario, ma che quando entra in scena fa tremare l’intera trama. Sì, perché tra la rapidità delle comunicazioni online, la firma elettronica e la necessità di raccogliere dati personali, la gestione corretta della privacy è diventata una vera star. In questo articolo parliamo di come impostare le clausole sui dati personali all'interno di un contratto digitale, rispettando le regole del GDPR e, soprattutto, la fiducia dei clienti. 1. Perché preoccuparsi della privacy nei contratti digitali? Avete presente quella vocina in testa che, ogni volta che raccogliamo dati dei clienti, ci sussurra: "Ma sei sicuro di poterlo fare?" Ecco, quella vocina è la nostra coscienza (o il Garante della Privacy, a seconda di come la vogliate vedere). Nel mondo dei contratti digitali , si incontrano quotidianamente questioni come: Tracciamento degli utenti in ambito e-commerce ; Firme elettroniche con servizi online; Sottoscrizione di abbonamenti "as a service" (pensiamo a software o consulenze); Scambio di dati personali via piattaforme cloud ; Se un tempo la preoccupazione maggiore era la posizione geografica per una firma di persona, oggi la firma digitale, il trattamento di dati sensibili e il consenso al trattamento dei dati fanno ballare la conga in un documento che, in teoria, dovrebbe essere "snello e agile". La buona notizia? Con un po' di organizzazione e qualche accortezza legale, possiamo gestire il tutto in modo virtuoso, a prova di sanzioni e con un tocco di professionalità che piace tanto ai clienti. 2. Cosa impone il GDPR sui contratti digitali? Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) obbliga chiunque tratti dati personali di cittadini europei a rispettare alcuni principi cardine: liceità , trasparenza , finalità , minimizzazione , esattezza , limitazione della conservazione , integrità e riservatezza . Quando questi principi si traducono in clausole contrattuali , occorre assicurarsi che: Si informino correttamente gli interessati (ovvero i nostri clienti, utenti, collaboratori) su quali dati raccogliamo, perché lo facciamo e per quanto tempo. Si ottenga un consenso valido quando necessario (ad esempio, per trattamenti non strettamente legati all’esecuzione del contratto). Si rispettino i diritti degli interessati , come quello di accedere ai dati, chiederne la rettifica o la cancellazione. Si adottino misure di sicurezza adeguate , perché anche un colabrodo vestito bene rimane sempre un colabrodo. Se vi sembra tutto molto serio, in realtà lo è: le sanzioni GDPR possono arrivare fino al 4% del fatturato annuo mondiale o 20 milioni di euro, a seconda di quale cifra sia più elevata. Insomma, meglio non improvvisarsi "smemorati" sulla protezione dei dati. 3. Clausole essenziali: quali non possono mancare Sappiamo che i contratti digitali possono essere brevi come una pagina o lunghi come un romanzo russo. Qualunque sia la vostra preferenza di scrittura, se all'interno si toccano i dati personali, ecco le clausole che dovreste inserire: Oggetto e finalità del trattamento Tipologia di dati trattati Base giuridica del trattamento Conservazione dei dati Soggetti terzi e sub-responsabili Diritti dell'interessato Clausola di responsabilità e misure di sicurezza Luogo del trattamento e trasferimenti extra-UE 4. Esempi pratici: quando la clausola fa la differenza E-commerce con mailing list : se vendete un prodotto e volete aggiungere il cliente alla newsletter, non potete farlo "tanto per". Serve una clausola (o un checkbox) separata dove l’utente accetti (o rifiuti) esplicitamente di ricevere aggiornamenti. Saas "Software as a Service" : il contratto con cui fornite il vostro software in abbonamento deve prevedere come gestite i dati caricati dai clienti sul vostro sistema, la conservazione degli stessi, la sicurezza delle comunicazioni tra client e server e le responsabilità in caso di data breach. Contratto di consulenza con firma digitale : se usate piattaforme di firma elettronica, specificate quali dati vengono richiesti e come vengono memorizzati i file firmati. Eventuali dati biometrici devono essere trattati con massima attenzione (in molti casi servono misure aggiuntive). 5. La firma digitale è un optional, la privacy no Molti confondono la firma elettronica (o digitale) con la complessità del contratto. In realtà, si può firmare digitalmente un documento ma avere comunque clausole scadenti o mancanti sotto il profilo della privacy. Verificate la piattaforma di firma : assicuratevi che sia conforme agli standard europei (eIDAS) e che preveda un trattamento dei dati in linea con il GDPR (chi conserva i file firmati? In quali server?). Aggiungete un "richiamo privacy" : spesso le piattaforme di firma presentano un link a un'informativa. Integrate questo passaggio con le vostre clausole nel contratto, per evitare buchi normativi. 6. Le sanzioni non sono un film horror, ma quasi Non vogliamo fare terrorismo psicologico, ma ricordiamo che sono diverse le aziende multate per clausole privacy lacunose o per l’assenza di un consenso adeguato. E non parliamo solo di giganti del web, ma anche di piccole realtà che si sono dimenticate di essere trasparenti. Curiosità : Una piccola attività online è stata sanzionata per non aver fornito informazioni chiare sui tempi di conservazione e aver costretto gli utenti ad accettare l’invio di newsletter, senza spunte separate. Morale della favola? Essere piccoli non basta come scusa. 7. Conclusioni: un contratto ben scritto è la miglior difesa In sintesi , redigere un contratto digitale senza considerare il GDPR è un po' come uscire di casa senza chiudere la porta a chiave. Magari non succede nulla, ma se succede (oltre alle sanzioni, se ne va la fiducia dei clienti) poi sono dolori. Alcuni step fondamentali: Prevedete un paragrafo dedicato alla privacy o un allegato che costituisca parte integrante del contratto; Differenziate le finalità (esecuzione del servizio vs. marketing); Date la possibilità di esprimere consensi separati ; Mantenete traccia dei consensi e gestiteli in modo da poterli modificare o revocare; Siate trasparenti su fornitori terzi, tempi di conservazione e, in generale, su tutto ciò che riguarda il trattamento dei dati. Il cliente (o utente) si sentirà più tutelato e avrà, di conseguenza, maggiore fiducia nella vostra professionalità. E in un mercato sempre più digitale, la fiducia è un valore a peso d'oro. E per finire… Ricordate: la privacy non è solo un obbligo di legge, ma un modo di lavorare che dimostra rispetto per le persone e per le loro informazioni. E se un domani i vostri contratti digitali diventassero un esempio virtuoso, beh… forse ricevereste meno email di reclamo e più richieste di collaborazione. Non suona niente male, vero? Buona redazione di clausole ;)
Quando la violazione della privacy diventa reato
Pubblicato su IUSTLABLa protezione dei dati personali non è solo una questione di compliance al GDPR , ma può assumere anche rilievo penale. In diversi casi, infatti, le condotte illecite non si limitano a determinare sanzioni amministrative o civili, ma configurano veri e propri reati informatici o violazioni penali del Codice della Privacy . 1. Privacy e diritto penale: le norme di riferimento Oltre al GDPR e al Codice Privacy , alcune fattispecie penali disciplinano la protezione dei dati e la sicurezza informatica. Tra le più rilevanti abbiamo: Art. 615-ter c.p. Accesso abusivo a un sistema informatico o telematico : punisce chiunque si introduca abusivamente in un sistema protetto da misure di sicurezza; Art. 640-ter c.p. – Frode informatica : punisce chi, alterando un sistema informatico o intervenendo senza diritto su dati o programmi, procura un ingiusto profitto con altrui danno; Art. 167 Codice Privacy : sanziona il trattamento illecito di dati personali che arrechi nocumento all’interessato, salvo che il fatto costituisca più grave reato; Art. 167-bis e 167-ter Codice Privacy : puniscono, rispettivamente, la comunicazione o diffusione illecita di dati su larga scala e l’acquisizione fraudolenta di archivi di dati personali su larga scala. 2. Phishing e truffe online Un esempio pratico è il phishing , ossia l'inganno informatico con cui si inducono le vittime a rivelare credenziali di accesso, spesso tramite e-mail o siti falsi. Il phishing rientra nella truffa classica (art. 640 c.p.) quando prevale l'inganno ai danni della persona, mentre può configurare frode informatica (art. 640-ter c.p.) , se le credenziali sottratte vengono utilizzate per alterare sistemi o trasferire denaro. 3. Responsabilità delle imprese e D.lgs. 231/2001 Quando i reati informatici vengono commessi nell’interesse o a vantaggio di un'impresa , può applicarsi la disciplina del D.lgs. 231/2001 , che introduce la responsabilità amministrativa degli enti. Tra i reati presupposto della suddetta disciplina rientrano: accesso abusivo ai sistemi informatici; danneggiamento di dati, sistemi o informazioni informatiche (artt. 635-bis e ss. c.p.); frode informatica se commessa in danno dello Stato o di altro ente pubblico. Le conseguenze possono essere molto gravi: sanzioni pecuniarie, interdizione dall'attività o esclusione da appalti pubblici. 4. Come prevenire rischi penali legati ai dati personali Per le imprese, prevenire la commissione di reati informatici non significa soltanto rispettare il GDPR, ma anche ridurre i rischi penali. Alcune misure chiave sono: implementare misure tecniche di sicurezza (autenticazione forte, crittografia, monitoraggio accessi); predisporre policy interne e regolamenti aziendali sull'uso di strumenti informatici; attivare programmi di formazione periodica contro il phishing e la social engineering; adottare un Modello 231 che includa i reati informatici; stabilire un piano di gestione dei data breach , che tenga conto anche dei profili penali e della necessità di conservare prove digitali. Conclusioni I reati informatici rappresentano un punto di intersezione tra normativa privacy, diritto penale e diritto digitale . Una violazione dei dati non comporta soltanto sanzioni amministrative da parte del Garante, ma può integrare vere e proprie fattispecie di reato, con conseguenze personali e aziendali rilevanti. Per questo, le imprese devono adottare un approccio integrato: protezione dei dati personali, cybersecurity e prevenzione penale . Solo così è possibile ridurre il rischio di danni economici, reputazionali e giuridici.
Audit GDPR: come garantire la conformità costante per la tua impresa
Pubblicato su IUSTLABLa conformità al GDPR non è solo un obbligo di legge, ma rappresenta anche un'opportunità per le imprese di proteggere il valore dei dati personali e mantenere la fiducia dei propri clienti. Tuttavia, con la continua evoluzione delle normative e l'avvento di nuove tecnologie, rimanere costantemente allineati alle disposizioni del GDPR può essere una sfida. Un audit GDPR regolare può aiutare la tua impresa a garantire una conformità proattiva, minimizzando i rischi e ottimizzando i processi interni. 1. Cos'è un audit GDPR e perché è essenziale? Un audit GDPR è un'analisi strutturata delle pratiche aziendali in materia di dati personali, finalizzata ad individuare eventuali non conformità rispetto alla normativa. Questo processo permette di verificare se la tua impresa gestisce i dati personali in modo adeguato, individuando aree di miglioramento e adottando misure correttive. La non conformità può comportare sanzioni significative, oltre a danni reputazionali. Pertanto, un audit regolare è uno strumento di prevenzione indispensabile. 2. Le fasi chiave di un audit GDPR Un audit efficace si sviluppa in diverse fasi, ognuna delle quali è fondamentale per una valutazione accurata: Raccolta delle informazioni: inizia con l'identificazione dei tipi di dati personali trattati, delle finalità del trattamento e delle persone coinvolte. Raccogli informazioni su come i dati vengono raccolti, archiviati, trasferiti e cancellati. Valutazione della conformità: confronta le pratiche attuali con le disposizioni del GDPR. Ciò include verificare l'esistenza di un'informativa adeguata, la validità del consenso raccolto e la sicurezza dei dati. Gestione dei rischi: identifica i rischi legati alla protezione dei dati. Un'analisi approfondita può aiutare a individuare eventuali punti deboli, come l'accesso non autorizzato o la gestione inadeguata dei dati sensibili. Raccomandazioni e piano d'azione: alla luce delle valutazioni effettuate, sviluppare un piano d'azione per sanare eventuali criticità. Questo può includere la revisione delle informative sulla privacy, l'adozione di nuove misure di sicurezza o la formazione del personale. Monitoraggio continuo: la conformità al GDPR non è un traguardo fisso, ma un processo continuo. Implementare un sistema di monitoraggio costante è fondamentale per adattarsi ai cambiamenti normativi e garantire un aggiornamento continuo delle pratiche aziendali. 3. Migliori pratiche per garantire la conformità costante Per mantenere la conformità nel tempo, è utile adottare alcune best practice che facilitano il rispetto delle norme GDPR: Formazione periodica del personale: assicurare che tutto il personale, dai dirigenti agli impiegati, comprenda l'importanza del GDPR e sia aggiornato sulle migliori pratiche di gestione dei dati. Designazione di un Data Protection Officer (DPO): per le imprese con trattamenti di dati su larga scala o di natura particolarmente sensibile, il DPO è una figura fondamentale per garantire che le politiche di protezione dei dati siano sempre aggiornate e correttamente implementate. Aggiornamento dei sistemi di sicurezza informatica: la protezione dei dati personali richiede misure tecniche e organizzative adeguate. Mantieni aggiornati i sistemi e le assicurazioni che i protocolli di sicurezza siano sempre all'altezza delle sfide tecnologiche. Revisione periodica delle informative e delle policy di trattamento: le normative e le modalità di utilizzo dei dati cambiano rapidamente. Eseguire una revisione regolare di informativa e policy permette di rispondere tempestivamente alle novità normative. 4. I vantaggi di un audit GDPR regolare Oltre a evitare sanzioni, un audit periodico GDPR offre numerosi benefici: Trasparenza e fiducia del cliente: i consumatori sono sempre più attenti alla protezione dei propri dati. Dimostrare di seguire un processo rigoroso di protezione dei dati può aumentare la fiducia e migliorare la reputazione del brand. Ottimizzazione dei processi interni: un audit aiuta a individuare eventuali inefficienze nei processi di gestione dei dati e a rendere più efficienti i flussi di lavoro. Prevenzione di incidenti di sicurezza: identificando e risolvendo i punti deboli, l'azienda può prevenire possibili violazioni dei dati, proteggendo i dati dei propri utenti e preservando l'integrità dei propri sistemi. 5. Come organizzare il prossimo audit GDPR? Se non hai mai condotto un audit GDPR o se è passato molto tempo dall'ultimo, il momento migliore per iniziare è adesso. Puoi optare per un audit interno, condotto dal team legale e dal DPO, oppure affidarti a un consulente esterno per una valutazione imparziale. In entrambi i casi, l'importante è pianificare audit regolari, magari su base annuale, e non aspettare che siano le autorità di controllo a evidenziare le eventuali non conformità. Conclusione La conformità al GDPR non dovrebbe essere vista come un semplice adempimento burocratico, ma come una strategia di business che apporta valore all'impresa. Un audit GDPR non solo tutela l'azienda dalle sanzioni, ma permette di instaurare un rapporto di fiducia con clienti e partner, posizionandosi come un'impresa affidabile e rispettosa della privacy dei propri utenti.
Il diritto all’oblio: cosa devono sapere i liberi professionisti
Pubblicato su IUSTLABNegli ultimi anni, il diritto all’oblio è diventato uno dei temi più dibattuti nel panorama giuridico, soprattutto in relazione all’espansione dell’ecosistema digitale. Per i liberi professionisti, che costruiscono la propria reputazione online e spesso si trovano esposti alla potenza dei motori di ricerca e delle piattaforme digitali, è fondamentale comprendere questa tematica per tutelare la propria immagine e quella dei propri clienti. Cosa si intende per diritto all’oblio? Il diritto all’oblio, sancito dall’art. 17 del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), garantisce alle persone fisiche la possibilità di richiedere la rimozione dei propri dati personali da internet quando questi risultano non più pertinenti, inesatti, o lesivi della dignità personale. Si tratta di un diritto che mira a bilanciare l’interesse pubblico all’informazione con la tutela della privacy individuale. Per i liberi professionisti, il diritto all’oblio assume una valenza particolare, poiché un’informazione obsoleta, inesatta o negativa potrebbe danneggiare la reputazione professionale, influenzando negativamente le opportunità di lavoro e la fiducia dei clienti. Quali sono i casi più frequenti? I liberi professionisti possono trovarsi nella necessità di invocare il diritto all’oblio in diversi scenari: Recensioni o commenti diffamatori: pubblicati su piattaforme di opinione o social network, possono compromettere l’immagine professionale anche se basati su accuse infondate. Dati personali non aggiornati: informazioni lavorative non più pertinenti e che continuano a essere accessibili online. Articoli di cronaca o menzioni negative: anche in presenza di notizie veritiere, la loro permanenza online potrebbe risultare sproporzionata rispetto al tempo trascorso. Quando è possibile esercitare il diritto all’oblio? Non tutte le richieste di cancellazione possono essere accolte. È necessario rispettare determinati requisiti: la non rilevanza attuale dell’informazione: i dati devono essere considerati non più utili per l’interesse pubblico; l’esattezza dei dati: informazioni errate o fuorvianti possono essere rimosse; il bilanciamento con il diritto all’informazione: nei casi in cui l’interesse pubblico alla conoscenza prevalga, il diritto all’oblio potrebbe non essere applicabile (ad esempio, per figure pubbliche o situazioni di rilevanza sociale). Come tutelarsi e tutelare i propri clienti? Monitorare la propria presenza online: è fondamentale effettuare una verifica periodica delle informazioni disponibili su internet, utilizzando strumenti come Google Alerts o motori di ricerca specifici. Agire tempestivamente: nel caso in cui emergano contenuti dannosi, è consigliabile intervenire immediatamente con una richiesta formale di rimozione ai responsabili del trattamento dei dati (ad esempio, motori di ricerca o gestori di siti web). Affidarsi a un legale esperto: la gestione del diritto all’oblio richiede una conoscenza approfondita del GDPR e della giurisprudenza correlata. Un consulente legale specializzato può guidare il professionista nella redazione delle richieste e nell’eventuale contenzioso. Il ruolo della consulenza legale Per i liberi professionisti, il diritto all’oblio non è solo uno strumento di tutela personale, ma rappresenta anche un’opportunità per dimostrare ai propri clienti la capacità di gestire situazioni complesse legate alla privacy e alla protezione dei dati. Collaborare con un consulente esperto in diritto digitale può fare la differenza, sia per prevenire situazioni problematiche che per affrontarle con successo. Conclusione In un mondo sempre più digitale, il diritto all’oblio è una risorsa preziosa per i liberi professionisti che desiderano proteggere la propria reputazione e valorizzare il proprio brand personale. Tuttavia, la sua applicazione richiede un approccio strategico e competente. Affidarsi a un professionista del diritto è il primo passo per trasformare una possibile criticità in un’opportunità di crescita e credibilità. Il tuo successo professionale merita la massima protezione.
Contratti con fornitori digitali: come tutelarsi quando si usano software, piattaforme o cloud esterni
Pubblicato su IUSTLABOggi quasi nessuna impresa può permettersi di lavorare senza strumenti digitali: CRM, gestionali in cloud, piattaforme per la fatturazione elettronica, e-commerce, sistemi di email marketing, hosting. Tutti servizi indispensabili, spesso forniti da terze parti esterne. Ma c'è un dettaglio che in molti trascurano: i contratti con questi fornitori . Sì, proprio quei documenti lunghi, pieni di legalese, che si accettano con un click senza pensarci troppo. In realtà, quei contratti regolano aspetti fondamentali per la sicurezza, la privacy e la continuità del tuo business . Ecco perché è essenziale saperli leggere, interpretarli correttamente e, quando possibile, negoziare clausole a tutela della tua attività. Perché i contratti con fornitori digitali meritano attenzione Usare un software in cloud o una piattaforma online significa affidare a un soggetto terzo: dati aziendali (spesso anche sensibili), documenti contabili, dati dei tuoi clienti, contenuti creativi, processi decisionali automatizzati. Il rischio non è solo tecnico , ma anche legale . Se il fornitore non garantisce adeguati livelli di sicurezza, responsabilità chiare e conformità al GDPR, la tua azienda potrebbe ritrovarsi esposta a violazioni, danni economici e sanzioni . 6 clausole contrattuali da analizzare con attenzione Vediamo ora le clausole più importanti da verificare (o chiedere di inserire) nei contratti con fornitori digitali: 1. Oggetto del contratto e descrizione del servizio Non dare nulla per scontato. Il contratto deve definire in modo chiaro : cosa include il servizio (e cosa no), i limiti di utilizzo, eventuali funzionalità opzionali, standard di servizio promessi. Attenzione : molti fornitori operano con condizioni "standardizzate". Se il contratto è troppo generico o ambiguo, potresti non avere strumenti concreti per far valere i tuoi diritti. 2. Disponibilità del servizio (SLA) L’ SLA (Service Level Agreement) stabilisce i livelli minimi di performance: tempi di attività del servizio (es. 99,9% uptime) tempi di risposta all'assistenza tempi di ripristino in caso di malfunzionamenti Perché è importante : se la piattaforma smette di funzionare e non ci sono penali o garanzie, la tua attività potrebbe restare ferma senza alcuna tutela. 3. Trattamento dei dati personali (GDPR compliance) Se il fornitore tratta dati per tuo conto (es. piattaforme cloud, CRM, newsletter), è tuo obbligo, come titolare del trattamento, verificare la sua conformità al GDPR . Devi: accertarti che il fornitore agisca come responsabile del trattamento sottoscrivere un Data Processing Agreement (DPA) conoscere dove sono localizzati i dati (UE o paesi terzi? ci sono garanzie adeguate?) verificare che siano in atto misure di sicurezza tecniche e organizzative Nota pratica : molti fornitori offrono un DPA "preconfezionato". Leggilo attentamente perché alcuni si limitano a tutelare se stessi, scaricando ogni responsabilità sul cliente. 4. Responsabilità e limitazioni È una delle sezioni più "delicate". Molti contratti contengono clausole di esonero da responsabilità , che limitano drasticamente il risarcimento in caso di disservizi, perdita di dati o violazione di sicurezza. Attenzione : se il tuo business dipende fortemente da quel servizio, valuta attentamente il rischio. Potresti aver bisogno di: estendere le responsabilità contrattuali prevedere penali in caso di inadempimento affiancare una polizza assicurativa professionale 5. Durata, rinnovo e recesso Assicurati che siano chiariti: la durata del contratto (es. annuale, mensile) le modalità di rinnovo (tacito? automatico? con preavviso?) le condizioni di recesso e le penali previste Obiettivo : evitare di restare vincolati a lungo termine a un servizio che non funziona o che non è più adatto alle esigenze dell’azienda. 6. Cessazione del servizio e portabilità dei dati Quando termina il contratto, cosa succede ai dati? hai diritto a riaverli? in che formato? entro quanto tempo verranno cancellati dai server del fornitore? sono previste spese per l’export dei dati? Una clausola chiara sulla portabilità e cancellazione dei dati è fondamentale per garantirti continuità e libertà. Checklist essenziale per tutelarsi Prima di firmare un contratto con un fornitore digitale, verifica se: Hai letto (davvero) le condizioni generali di servizio È chiaro chi è il titolare del trattamento e chi è il responsabile Esiste un DPA conforme al GDPR. Il fornitore offre SLA e livelli minimi garantiti Le clausole di recesso e responsabilità sono equilibrate È prevista la restituzione/cancellazione dei dati in caso di cessazione Conclusione: non sottovalutare il contratto solo perché è digitale Nel mondo dei servizi online, la firma è spesso digitale ma le conseguenze sono molto concrete . Un contratto ben strutturato con il tuo fornitore digitale è il primo strumento per prevenire controversie, tutelare i dati dei tuoi clienti e garantire la continuità della tua attività. E se il contratto ti sembra troppo complesso, rivolgiti a un esperto legale .
Truffa da phishing e bonifici fraudolenti
Dalla ricostruzione dell’attacco al ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF) per la tutela della vittima di operazioni non autorizzate.Ho prestato consulenza in un caso di truffa da phishing che aveva colpito un cliente, con sottrazione di credenziali e successivi trasferimenti bancari fraudolenti. L’attività ha riguardato la ricostruzione tecnica e giuridica delle modalità dell’attacco, la predisposizione della denuncia e la gestione operativa del contenzioso con l’istituto di credito. Prima, ho avviato reclamo formale alla banca con contestazione delle operazioni non autorizzate e, successivamente, curato la procedura avanti all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF).
Collaboratore autonomo - Studio Legale
Dal 7/2023 - lavoro attualmente quiMi occupo di analisi dei fascicoli e predisposizione di memorie difensive e istanze relativamente ai reati in materia di sostanze stupefacenti e guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze. Gestisco i lavori di pubblica utilità come misura alternativa/sostitutiva, curando richieste, convenzioni e monitoraggio dell’adempimento, supporto i percorsi di messa alla prova e le definizioni alternative.
Master in Data Protection e Cybersecurity
CyberAcademy Srl - 6/2023Ho conseguito l’Executive Master in Data Protection & Cyber Legal, ideato e coordinato dall’Avv. Luisa Di Giacomo. Il master fornisce un approccio pratico e multidisciplinare al diritto digitale, alla protezione dei dati personali, alla cybersecurity, all’intelligenza artificiale e alla compliance contrattuale e organizzativa. Ho potenziato le mie competenze in materia di trattamento dei dati personali, sicurezza informatica, intelligenza artificiale e compliance, acquisendo strumenti immediatamente spendibili nella consulenza a imprese e professionisti.
Il GDPR e l’e-commerce: come proteggere i dati dei clienti online
Pubblicato su IUSTLABCosa prevede il GDPR per l’e-commerce? Nell’era digitale, l’e-commerce rappresenta una delle principali modalità di acquisto per i consumatori e un'importante opportunità di business per le aziende. Tuttavia, con l’aumento delle transazioni online, la gestione dei dati personali dei clienti è diventata un tema cruciale, soprattutto alla luce del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) , entrato in vigore nel 2018. Il GDPR stabilisce norme rigorose sulla raccolta, conservazione e trattamento dei dati personali, con l’obiettivo di garantire maggiore sicurezza e trasparenza. Gli operatori di e-commerce, che spesso gestiscono informazioni sensibili come nomi, indirizzi, numeri di telefono e dati bancari, devono adottare misure adeguate per rispettare tali regole. Le principali responsabilità per un’attività di e-commerce includono: Raccogliere solo i dati strettamente necessari : le informazioni richieste devono essere limitate allo scopo per cui vengono raccolte (ad esempio, completare un ordine). Garantire il consenso informato : prima di raccogliere dati personali, è necessario ottenere il consenso esplicito e documentabile degli utenti. Proteggere i dati con misure di sicurezza adeguate : l’utilizzo di protocolli come SSL/TLS, la crittografia e sistemi aggiornati di protezione sono fondamentali. Fornire un’informativa chiara e dettagliata : l’informativa sulla privacy deve spiegare in modo trasparente come i dati saranno trattati, chi ne sarà il titolare e quali diritti spettano agli utenti. Principali rischi e sanzioni La mancata conformità al GDPR può comportare sanzioni amministrative fino al 4% del fatturato annuo globale o 20 milioni di euro, a seconda di quale cifra sia maggiore. Ma oltre al danno economico, un’inadeguata gestione dei dati può intaccare la reputazione dell’azienda, facendo perdere la fiducia dei clienti. Alcuni rischi comuni includono: Violazioni di dati : un attacco informatico o una perdita accidentale possono esporre le informazioni sensibili dei clienti. Consenso inadeguato : la raccolta di dati senza un consenso esplicito viola le disposizioni del GDPR. Archivio dati non aggiornato : conservare informazioni non più necessarie è una violazione. Come proteggere i dati dei clienti online Ecco alcune buone pratiche per gestire correttamente i dati personali dei clienti nel rispetto del GDPR: Effettuare una valutazione dei rischi in modo da identificare i punti deboli del proprio sistema e implementare contromisure per prevenire accessi non autorizzati. Adottare politiche di sicurezza rigorose, come la formazione del personale sulla protezione dei dati e l'utilizzo di strumenti di sicurezza come firewall, autenticazione a due fattori e backup regolari. Aggiornare regolarmente le informative sulla privacy in base alle normative e alle modifiche nei processi aziendali. Implementare un sistema di gestione dei consensi , ad esempio utilizzando piattaforme che registrino e archivino in modo tracciabile il consenso degli utenti. Collaborare con fornitori affidabili e assicurarsi che i partner (ad esempio, i provider di pagamento o di hosting) rispettino anch’essi le normative GDPR. Gestire i diritti degli utenti in modo che possano facilmente esercitare i propri diritti, come l’accesso, la rettifica o la cancellazione dei dati. Conclusione Dimostrare un impegno serio nella protezione dei dati rafforza la credibilità del tuo e-commerce, migliorando l’esperienza utente e favorendo la fidelizzazione.
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Lo studio
Luana Giangregorio
Via Ca' Tron, 52
Meolo (VE)