Caso legale seguito

Nel procedimento in oggetto di opposizione a decreto ingiuntivo richiesto da una banca sulla base di un rapporto ultraventennale di apertura di credito in conto corrente, è stata eccepita 1) la nullità del contratto di apertura di credito in corrente per inesistenza della forma scritta, 2) la nullità della determinazione degli interessi passivi, delle CMS e delle spese 3) la nullità dell'anatocismo e 4) l'omessa produzione degli estratti conto integrali con conseguente mancata dimostrazione del presunto credito bancario. Di conseguenza è stata avanzata domanda riconvenzionale per il recupero di quanto versato illegittimamente alla banca. Il giudice ha disposto una consulenza tecnica d'ufficio a seguito della quale è risultato che il correntista, non solo non era debitore della banca ma era creditore per aver versato negli anni oltre 20.000 € di interessi, commissioni e spese non dovuti, per i motivi indicati. Il procedimento si è concluso con un verbale di conciliazione giudiziale ex art. 185 bis c.p.c. con cui la banca ha riconosciuto al correntista la somma di € 20.000 oltre spese legali.

Pubblicazione legale

Nel 2006 ho contribuito alla redazione del volume “La tutela del consumatore” edito da Halley Editrice con un intervento sui crack finanziari Argentina, Parmalat e Cirio.

Pubblicazione legale

Ho collaborato con la rivista “Ventiquattrore Avvocato” edita dal Sole 24 Ore, con la pubblicazione di una serie di articoli in materia di anatocismo.

Speaker ad evento

Sono stato relatore nel seminario dal titolo “La responsabilità della banca in caso di prelievi fraudolenti mediante carte di debito e credito - riflessioni e prime applicazioni giurisprudenziali” che si è tenuto il 6 luglio 2010 presso l’Aula Avvocati Palazzo di Giustizia con un intervento dal titolo “Le carte di credito: inquadramento sistematico e profili di interesse”

Sentenza giudiziaria

La ricorrente, parte promittente venditrice di un immobile, impugnava per Cassazione la sentenza 4211/2018 della CdA di Roma con la quale la Corte aveva stabilito che fosse legittimo il recesso dall'acquisto della controparte, obbligandola alla restituzione della caparra pari a € 160.000. La Cassazione, in accoglimento integrale del ricorso ha cassato la sentenza della CdA di Roma, rinviando ad altra sezione della CdA di Roma.

Sentenza giudiziaria

L'appellante ha impugnato la sentenza del Tribunale di Roma n. 2643/2014 con la quale era stata respinta la sua richiesta di risarcimento del danno relativa alle perdite conseguite ai default dei Bond Argentina e Bond Parmalat. La Corte di Appello di Roma ha integralmente accolto l'appello dichiarando la totale responsabilità della banca appellata, condannandola al risarcimento del danno della somma, già rivalutata, di € 73.151,32, oltre interessi e spese di lite.

Sentenza giudiziaria

La Corte di Appello di Roma ha rigettato l'appello avverso la sentenza di primo grado con la quale la banca appellante era stata condannata a risarcire i clienti della somma di € 59.065,43, oltre rivalutazione e interessi e spese legali, a titolo di responsabilità contrattuale in relazione all’acquisto di Bond argentina, azioni Seat PG e fondi di investimento speculativi.

Sentenza giudiziaria

La banca appellante ha impugnato la sentenza del Tribunale di Roma n. 16131/2016 con la quale le era stata negata la somma pretesa di € 68.416,11 a causa dell'accertamento dell’illegittima applicazione della capitalizzazione trimestrale e della mancanza della prova della sussistenza del credito per incompletezza degli estratti conto e per inesistenza del contratto di apertura di credito in conto corrente. La Corte di Appello di Roma ha confermato la sentenza di primo grado rigettando il gravame della banca appellante, negando peraltro che il contratto di fideiussione costituisca un contratto autonomo di garanzia.

Sentenza giudiziaria

Gli attori, titolari di un conto corrente con apertura di credito per molti anni, hanno contestato la mancata valida pattuizione degli interessi, degli oneri a debito e la costante pratica dell'anatocismo trimestrale, chiedendone la restituzione. Il Tribunale di Roma ha accolto la loro domanda condannando la banca alla restituzione della somma di € 60.147,83, oltre interessi dalla domanda sino al pagamento.

Sentenza giudiziaria

I mutuatari nel 1995 hanno stipulato un contratto di mutuo ventennale di lire 120.000.000 indicizzato al Franco svizzero, tramite un parametro di riferimento denominato ITABOR Franchi svizzeri 6 mesi. Dopo la costituzione dell'unione monetaria il parametro ITABOR non è stato più rilevato e la banca ha proseguito a indicizzare il mutuo in questione utilizzando il parametro LIBOR, pur non essendo stato espressamente previsto dal contratto. Gli attori hanno domandato pertanto la dichiarazione di nullità del contratto di mutuo - per indeterminatezza/indeterminabilità della misura degli interessi corrispettivi dovuti a seguito della sostituzione dell’indice ITABOR Franchi Svizzeri 6 mesi ovvero per violazione dell’art. 33, lettera p) del Codice del consumo – e la condanna della banca a restituire agli attori gli interessi corrisposti in eccesso. Il Tribunale ha accolto la domanda pronunciando prima una sentenza non definitiva di nullità parziale e successivamente una sentenza di condanna alla restituzione della somma versata in eccesso pari a € 14.767,80 oltre interessi e spese di lite

Caso legale seguito

Per conto del cliente ho partecipato e ho ottenuto l'aggiudicazione dell'immobile in asta, seguendo poi le fasi successive della procedura, sino alla definitiva immissione in possesso del bene aggiudicato.

Caso legale seguito

Per conto del cliente ho partecipato e ho ottenuto l'aggiudicazione dell'immobile in asta.

Pubblicazione legale

Nel 1998, ho ideato e realizzato, in collaborazione con l'Ing. Antonio Preden un programma per computer, in ambiente Windows, per il calcolo della rivalutazione monetaria e degli interessi. Il programma, denominato “Percento”, è stato pubblicato dalla casa editrice “Il Sole - 24 Ore”, unitamente ad un volume sull’argomento (giunto alla sesta edizione), da me redatto in collaborazione con il Dott. Roberto Preden, Presidente Emerito della 3a Sezione della Cassazione.

Sentenza giudiziaria

Il controricorrente resisteva avverso il ricorso in Cassazione dell'ex coniuge che chiedeva la riforma della sentenza della CdA di Roma la quale aveva stabilito la perdita del diritto all'assegno divorzile. La Cassazione ha confermato la sentenza di appello negando il diritto della ricorrente all'assegno di divorzio.