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Avvocato Antonio Flora a Lagonegro

Antonio Flora

Esperto in materia di malasanità

Informazioni generali

L'Avv. Antonio Flora è specializzato in malasanità e assistenza legale per i danni da vaccinazione, inclusi i casi legati al vaccino COVID-19, errate diagnosi e responsabilità medica. Ritengo che alla base di ogni causa, specialmente in ambito sanitario, vi sia la necessità di coniugare interessi diversi; per questo motivo offro servizi di mediazione. Attraverso una comprensione profonda dei punti di vista delle parti coinvolte e applicando i principi del diritto, è possibile trovare soluzioni ragionevoli in tempi che la giustizia italiana non sarebbe mai in grado di garantire. Opera su tutto il territorio nazionale.

Esperienza


Diritto dell'informatica

Specializzato in diritto dell'informatica e nelle problematiche legali legate alle nuove tecnologie. Offro consulenza e assistenza nella difesa della reputazione digitale, per contrastare la diffamazione online sui social media e in altre piattaforme. Mi occupo anche di truffe online, garantendo supporto legale per la tutela dei diritti dei clienti.


Malasanità e responsabilità medica

Sono specializzato nel fornire assistenza legale nell'ambito della malasanità, supportando i clienti che hanno subito danni causati da errori o negligenze mediche, compresi i casi di indennizzo per il vaccino COVID-19. Mi occupo di ottenere il risarcimento e l'indennizzo per i miei assistiti, tutelando i loro diritti e garantendo giustizia per chi ha subito ingiustizie in ambito sanitario.


Diritto immobiliare

Esperto in diritto immobiliare e nella gestione di aste immobiliari e vendite giudiziarie. Offro consulenza completa per partecipare ad aste, valutare opportunità di acquisto con redazione di pareri legali e assistenza nei processi di acquisizione immobiliare in sede giudiziale, garantendo supporto legale a privati e investitori per operazioni sicure e vantaggiose.




Credenziali

Pubblicazione legale

Come richiedere l’indennizzo per i danneggiati in modo irreversibile da vaccinazioni, trasfusioni e somministrazione di emoderivati infetti (Legge 210/92)

Pubblicato su IUSTLAB

La legge 210/92 riconosce l'indennizzo ai danneggiati in modo irreversibile a causa di vaccinazioni o trasfusioni e ora esiste anche la possibilità di risarcimento se il danno alla salute deriva dalla somministrazione del vaccino contro il Covid 19 . In cosa consiste l’indennizzo L’indennizzo è semplicemente un assegno in caso di danneggiamento provocato da una vaccinazione obbligatoria o trasfusione infetta in base all’articolo 1 della legge 210/92. Inoltre, si può anche ricevere un risarcimento una tantum pari al 30% dell’indennizzo che copre il periodo compreso tra la manifestazione dei sintomi e la ricezione dell’assegno vero e proprio, in conformità all’articolo 1, comma 2 della legge 238/97. Nonostante le competenze in materia sanitaria siano passate alle regioni dal 2001, la Conferenza Stato-Regioni ha stipulato nello stesso anno un accordo che attribuisce al Ministero della Salute la gestione degli indennizzi che erano già stati autorizzati prima del passaggio delle funzioni alle singole regioni. Inoltre, il ministero si occupa di tutte le variazioni che sono emerse dopo la presentazione di domanda di risarcimento, a partire dall’insorgenza di doppie patologie, aggravamento o morte dell’interessato. Chi ha diritto all'indennizzo I beneficiari rivestono una categoria ampia che si riassume come segue: Pazienti danneggiati in modo irreversibile da epatite o infezione HIV causate da trasfusione o emoderivati Soggetti danneggiati da vaccinazione obbligatoria per legge Operatori sanitari che hanno contratto una infezione per contatto con il sangue infetto e suoi derivati Persone non vaccinate che hanno avuto un danno permanente dopo un contatto con soggetti vaccinati Dipendenti di strutture sanitarie ad alto rischio di contagio che sono stati danneggiati da vaccinazioni non obbligatorie Pazienti soggetti a vaccini non obbligatori, ma necessari per lavorare all’estero e che hanno sofferto per un danno grave di salute p azienti danneggiati in modo irreversibile da vaccinazione anti SARS-COV-2 Coniuge contagiato dagli effetti collaterali della persona vaccinata Figli contagiati in fase di gestazione con riconoscimento d’indennizzo Coniugi, figli, genitori e fratelli deceduti a causa di contagio da pazienti vaccinati. Procedura per l'ottenimento dell'indennizzo per danni da vaccinazione o trasfusione La procedura per ottenere l’indennizzo previsto in caso di danni derivanti da vaccinazione o trasfusione si articola in diverse fasi, regolamentate dalla normativa vigente. Di seguito, i passaggi principali: Domanda di revisione per aggravamento Qualora, successivamente alla conclusione del procedimento, il soggetto subisca un aggravamento dello stato di salute riconducibile al danno già valutato, è possibile presentare una domanda di revisione. Tale istanza deve essere trasmessa all’ASL entro il termine di sei mesi dall’aggravamento e deve essere supportata da ulteriore documentazione medica che attesti il peggioramento e il suo collegamento causale con il trattamento sanitario originario. Presentazione della domanda Il soggetto interessato, o il suo rappresentante legale, deve presentare una domanda formale all'Azienda Sanitaria Locale (ASL) competente per territorio, corrispondente al comune di residenza del richiedente. La domanda deve essere corredata da tutta la documentazione necessaria, la quale deve includere, tra gli altri, i seguenti elementi: Certificazioni mediche attestanti il danno subito; Documentazione relativa alla vaccinazione o trasfusione, con indicazione specifica della data e del tipo di trattamento; Eventuali referti specialistici che dimostrino il nesso causale tra il trattamento sanitario e il danno lamentato. Verifica preliminare da parte dell’ASL L’ASL provvede a istruire la pratica, verificando la completezza e la conformità della documentazione ai requisiti di legge. Una volta completata questa fase istruttoria, trasmette il fascicolo completo alla Commissione Medica Ospedaliera (CMO) territorialmente competente. Valutazione della Commissione Medica Ospedaliera (CMO) La CMO convoca il paziente per una visita medica al fine di esaminare lo stato di salute e valutare la presenza di un nesso causale diretto ed effettivo tra il trattamento sanitario (vaccinazione o trasfusione) e gli effetti collaterali lamentati. La Commissione redige quindi un verbale contenente il proprio parere tecnico, che viene trasmesso sia al richiedente sia all’ASL. Decisione e possibilità di ricorso Sulla base del verbale della CMO, l’ASL procede a concludere l’istruttoria e a comunicare l’esito al richiedente. In caso di accoglimento , l’ASL dispone l’erogazione dell’indennizzo secondo le modalità previste dalla legge. In caso di rigetto , il richiedente ha la possibilità di presentare un ricorso entro 30 giorni dalla notifica della decisione. Il ricorso può essere indirizzato al Ministero della Salute o, in alternativa, essere sottoposto a un’azione giudiziaria dinanzi al Tribunale competente. Risarcimenti aggiuntivi per patologie correlate e in caso di decesso Oltre all’indennizzo principale previsto dalla legge, i pazienti che abbiano subito danni da vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni o somministrazioni di emoderivati hanno diritto a risarcimenti aggiuntivi in specifiche circostanze, come indicato di seguito: Termini di presentazione delle domande La normativa italiana stabilisce tempi ben precisi per la presentazione delle domande di indennizzo o risarcimento: Tre anni : per i danni derivanti da vaccinazione obbligatoria, trasfusione o somministrazione di emoderivati, decorrenti dalla data in cui il paziente ha avuto conoscenza del danno; Dieci anni : per i danni correlati all’insorgenza di infezione da HIV, derivante da trasfusione o emoderivati. È essenziale rispettare tali termini, pena la decadenza del diritto di presentare la richiesta. Insorgenza di una seconda patologia correlata Qualora il paziente sviluppi una seconda patologia strettamente correlata al vaccino o alla trasfusione, è possibile ottenere un risarcimento aggiuntivo . Questo ammonta al 50% del rimborso previsto per la malattia più grave . Tuttavia, è necessario che la correlazione tra la nuova patologia e il trattamento sanitario sia accertata tramite il parere della Commissione Medica Ospedaliera (CMO).Il paziente deve presentare una domanda specifica, corredata da documentazione medica che dimostri il nesso causale. È fondamentale rispettare i termini previsti dalla normativa per la presentazione di tale istanza (vedi punto 3). Risarcimento in caso di decesso del paziente In caso di decesso del paziente a causa delle conseguenze di una vaccinazione, trasfusione o somministrazione di emoderivati, i familiari aventi diritto possono richiedere un risarcimento entro i termini stabiliti dalla legge (10 anni dalla data del decesso). Il risarcimento è fissato nella misura di 77.468,53 euro e può essere corrisposto In un’unica soluzione; oppure In forma di rendita reversibile, distribuita nell’arco di 15 anni secondo i criteri stabiliti dallo Stato. Per avanzare tale richiesta, i familiari devono presentare domanda all’Azienda Sanitaria Locale (ASL) di competenza, allegando la documentazione che attesti il nesso causale tra il decesso e il trattamento sanitario. Indennizzo per danni derivanti dal vaccino SARS-CoV-2 L’aggiornamento della Legge n. 210/1992 include ora anche gli indennizzi per gli effetti collaterali causati dai vaccini contro il COVID-19, indipendentemente dal fatto che il vaccino sia stato somministrato su base obbligatoria o volontaria. Condizioni per l'indennizzo Il paziente che abbia subito gravi effetti collaterali documentabili a seguito della vaccinazione contro il SARS-CoV-2, come ad esempio patologie cardiologiche (miocarditi, pericarditi, ecc.), ha diritto a un assegno annuale di indennizzo . Le principali caratteristiche di tale indennizzo sono Cumulo : L'indennizzo è cumulabile con altre forme di indennizzo già percepite dal richiedente, come quelle previste per danni derivanti da altre vaccinazioni o trasfusioni. Rivalutazione : L'importo dell'assegno annuale è soggetto a rivalutazione automatica, basata sull’ indice del tasso d’inflazione . Dotazione finanziaria Per il 2023, lo Stato ha stanziato una dotazione complessiva di 100 milioni di euro , raddoppiando la somma messa a disposizione rispetto al 2022. Questi fondi sono destinati a garantire il riconoscimento dell’indennizzo a tutti i pazienti che soddisfino i requisiti previsti. Modalità di presentazione della domanda La procedura per richiedere l’indennizzo segue gli stessi criteri previsti per altre tipologie di risarcimento regolamentate dalla Legge n. 210/1992. La complessità della procedura e la rilevanza della documentazione medica e legale necessaria rendono consigliabile il supporto di un avvocato esperto in diritto sanitario o di un consulente medico-legale per garantire un'istruttoria completa e ben argomentata.

Pubblicazione legale

Diagnosi errata, quando il paziente può chiedere il risarcimento dei danni

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La diagnosi errata può verificarsi ogni volta che il medico confonde una patologia con un’altra o non inquadra adeguatamente il quadro clinico generale del paziente, provocando danni fisici e psicologici che richiedono un risarcimento danni. I casi principali di diagnosi errata I casi di diagnosi errata rappresentano una delle situazioni più complesse e delicate nell’ambito della responsabilità medica. Gli errori diagnostici possono concretizzarsi in diverse forme, ciascuna delle quali può comportare gravi conseguenze per la salute del paziente e, di conseguenza, dar luogo a richieste di risarcimento del danno. Errori più comu  ni in ambito diagnostico Il danno diagnostico può verificarsi anche quando al paziente viene comunicata una patologia inesistente. Questo comporta non solo lo stress psicologico derivante dalla percezione di essere affetti da una malattia grave, ma può portare all’avvio di trattamenti inutili o dannosi, inclusi interventi chirurgici non necessari, terapie farmacologiche invasive o lunghe degenze ospedaliere. Diagnosi errata o tardiva Una delle circostanze più ricorrenti riguarda l'identificazione tardiva o scorretta di patologie gravi, come malattie oncologiche o cardiovascolari. Questi errori possono derivare dalla sottovalutazione dei sintomi, dalla mancata prescrizione di esami diagnostici appropriati o dall’interpretazione superficiale dei dati clinici disponibili. Un ritardo nella diagnosi può privare il paziente di un intervento tempestivo, con conseguente aggravamento della patologia e, nei casi più gravi, con un impatto diretto sulla prognosi e sulla qualità della vita. Errori nella refertazione di esami diagnostici La lettura errata di un referto (ad esempio, una radiografia, una TAC o un esame istologico) è un’altra causa frequente di errore. Una valutazione non corretta può portare a decisioni cliniche inadeguate, come il mancato trattamento di una patologia seria o, al contrario, il ricorso a interventi invasivi non necessari. Errore chirurgico o mancata valutazione preoperatoria In alcuni casi, la diagnosi errata può verificarsi nella fase preoperatoria, quando non viene identificato correttamente il problema da trattare. Questo può condurre a interventi inutili o inappropriati, aumentando il rischio di complicazioni e danni permanenti al paziente. Diagnosi di patologie inesistenti Le conseguenze di una diagnosi errata L’errore diagnostico provoca solitamente due tipi di conseguenze che possono anche sommarsi creando ulteriori disagi al paziente che ne è vittima: Il danno patrimoniale comporta una serie di spese onerose per cure mediche, interventi chirurgici e acquisto di farmaci che si potevano evitare e che spesso costringono anche il paziente a interrompere la propria attività professionale, riducendo le sue entrate economiche. Il danno non patrimoniale è altrettanto pericoloso perché genera conseguenze psico-fisiche e morali derivanti da traumi che possono provocare anche una riduzione della qualità di vita in modo permanente. Come ottenere il risarcimento per diagnosi errata Il paziente che ritiene di aver subito un danno a seguito di errori medici o diagnostici deve prioritariamente raccogliere tutta la documentazione clinica relativa al proprio caso. Questo passaggio è cruciale per consentire al legale di analizzare con precisione i fatti e valutare la sussistenza di eventuali profili di responsabilità medica. La documentazione da presentare deve includere: Referti medici e diagnostici; Prescrizioni e indicazioni terapeutiche ricevute; Esami effettuati (sia diagnostici che di laboratorio); Ricevute e scontrini per dimostrare le spese sostenute; Cartelle cliniche e ogni altro elemento utile a ricostruire il percorso sanitario. Una volta acquisita la documentazione, la prima fase prevede l’elaborazione di una cronistoria dettagliata degli eventi. Questo resoconto deve descrivere in modo chiaro e cronologico le esperienze del paziente, mettendo in evidenza eventuali anomalie o comportamenti negligenti. Tale documento sarà integrato con le evidenze cliniche per consentire un'analisi preliminare approfondita. Valutazione del caso Dopo aver esaminato il materiale, il legale, in collaborazione con medici legali o altri esperti di settore, procede a stabilire: La presenza di un errore medico o diagnostico: l’esame tecnico è finalizzato a individuare eventuali violazioni dei protocolli sanitari o carenze nelle cure prestate. Il nesso causale tra l’errore e il danno subito dal paziente: è necessario dimostrare che il danno è una conseguenza diretta dell’errore. Il soggetto responsabile: l’analisi deve individuare con precisione chi, tra medici, strutture sanitarie pubbliche o private, abbia commesso la negligenza. Conferimento dell’incarico legale Una volta accertata l’esistenza di profili di responsabilità, si procede con il conferimento formale dell’incarico ai legali. Questi, a loro volta, adottano la strategia più idonea per tutelare al meglio gli interessi del paziente, privilegiando, laddove possibile, una risoluzione stragiudiziale della controversia per ottenere un risarcimento in tempi brevi. Se la fase stragiudiziale non porta a un accordo soddisfacente, i legali avviano la fase giudiziale, predisponendo un atto di citazione dettagliato che includa tutte le prove e le perizie necessarie per dimostrare la responsabilità della controparte e quantificare il danno subito. Affidarsi a professionisti esperti in diritto sanitario e responsabilità medica è essenziale per assicurare una gestione accurata del caso e garantire al paziente il riconoscimento dei propri diritti. L'esito possibile della procedura In caso di accordo con la struttura sanitaria, il paziente può ricevere un risarcimento grazie alla transazione che permette alla persona di ricevere l’indennizzo per via assicurativa. In caso contrario, occorre il provvedimento del giudice che oltre ad accertare la responsabilità del medico o dei medici stabilisce anche il valore del danno subito. Di sicuro, il paziente conclude molto più celermente la sua pratica attraverso una transazione che risolve preventivamente il contenzioso. In questo caso, il risarcimento si liquida tra 45 e 90 giorni dalla firma dell’accordo, mentre una causa civile con esito positivo richiede in media 2 o 3 anni prima che la procedura si concluda con l’assegnazione del sospirato indennizzo. È fondamentale rivolgersi a un legale esperto, in grado di gestire con competenza e strategia la fase stragiudiziale, al fine di raggiungere un accordo vantaggioso che permetta al cliente di ottenere tempestivamente il risarcimento dei danni subiti.

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