Avvocato Giuseppe Di Matteo a Perugia

Giuseppe Di Matteo

Avvocato familiarista a Perugia

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Così il regime di Teheran mette a tacere la sua voce più libera. L'ennesima barbarie a cui siamo costretti ad assistere impotenti…. o forse no!

Scritto da: Giuseppe Di Matteo - Pubblicato su IUSTLAB

Pubblicazione legale:

La maggior parte delle persone che abitano questo mondo possono legittimamente pensare di essere nate nel posto sbagliato. Tutto il mio rispetto va a quelle persone che in quei posti decidono di rimanerci per cambiare le cose.

Trentotto anni di carcere e 148 frustate. È la condanna che una corte di Teheran ha inflitto all’avvocatessa per i diritti umani Nasrin Sotoudeh. Amnesty international ha parlato di “sentenza sconvolgente e vergognosa avvenuta dopo l’ennesimo processo irregolare” e ha spiegato che si tratta della pena più severa per un difensore dei diritti umani in Iran negli ultimi anni.

In altre parole vogliono tapparle la bocca fino a quando non avrà più la forza di parlare.

In Italia praticamente nessuno sconta 38 anni VERI di carcere, ma lei certamente li sconterà fino all'ultimo giorno, solo per aver pensato di poter esprimere opinioni e difendere l'altrui diritto di farlo.

 

È sconvolgente che Nasrin Sotoudeh vada incontro a quasi quattro decenni di carcere e a 148 frustate a causa del suo lavoro pacifico in favore dei diritti umani, compresa la difesa legale di donne sotto processo per aver sfidato le degradanti leggi sull'obbligo del velo”, le parole di Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e sull'Africa del Nord di Amnesty International.

 

Sono parole da condividere, anzi da urlare a squarciagola.

E' tempo di fare qualcosa...di indignarsi, di firmare petizioni, di scrivere articoli, di pregare.

 

Insomma, ciascuno faccia ciò che può per far sentire che nel mondo libero c'è gente che si mobilita per far si che queste cose non accadano più. Non tutti possono compiere azioni eclatanti o semplicemente utili alla causa ma chiunque può parlarne in famiglia e nei luoghi che frequenta per farne argomento di riflessione e mobilitare le coscienze verso il bene. Non siamo impotenti!

 

E' così che si cambia il mondo.



Avv. Giuseppe Di Matteo - Avvocato familiarista a Perugia

Questo Studio si propone di aiutare le persone a risolvere i propri problemi piccoli e grandi attraverso un approccio allo stesso tempo umano e giuridico alle problematiche che gli vengono sottoposte. Ritengo che alla base di un buon servizio professionale ci debba essere l'ascolto attento del cliente sia dal punto di vista umano che da quello più strettamente tecnico, e la ricerca a 360 gradi di soluzioni dirette alla ricerca dell'effettivo interesse (potremmo dire BENE) dello stesso, inteso come PERSONA, attraverso lo studio e l'aggiornamento costante e scrupoloso.




Giuseppe Di Matteo

Esperienza


Diritto di famiglia

Una pluriennale esperienza nella consulenza matrimoniale e come mediatore familiare, con la convinzione che la professione forense debba contribuire non solo alla difesa dei diritti e al buon funzionamento della giustizia, ma anche alla promozione della dignità della persona finalizzata alla realizzazione di una società più giusta ed etica.


Separazione

Una pluriennale esperienza nella consulenza matrimoniale e come mediatore familiare, con grande attenzione al lato umano delle vicende di crisi coniugale e con decisa predisposizione alla composizione stragiudiziale delle stesse.


Divorzio

Vedasi le categorie "diritto di famiglia" e "separazione"


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Referenze

Pubblicazione legale

Deve risarcire il danno il genitore che non versi al figlio l'assegno di mantenimento!

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La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione nella sentenza n.10098/2019 si pronuncia in merito alla risarcibilità del danno da mancata corresponsione dell'assegno di mantenimento in favore dei figli minori. E' il caso di un padre che aveva smesso di pagare l'assegno di mantenimento alla figlia minore e per questo era stato condannato dal Tribunale Penale di Trapani. Arrivati in Cassazione, la Corte ha precisato che " l'omessa corresponsione di un assegno destinato al mantenimento di un minore provoca di per sé un danno al destinatario, sia economico che morale, privando questi di sostanze fondamentali per la sua esistenza e la sua crescita, in serenità e tranquillità" Per escludere il diritto al risarcimento del danno servirebbe, continua la sentenza, una " robusta prova contraria" , che nel caso in questione non è stata riscontrata

Pubblicazione legale

Bambini, genitori e rete!

Pubblicato su IUSTLAB

I Magistrati della sezione famiglia del Tribunale di Mantova hanno comunicato agli avvocati del relativo Foro un fac simile che reca le conclusioni congiunte da redigersi negli affari di diritto di famiglia. Una sorta di decalogo (composto appunto da dieci punti) che orienterà le coppie nella delicatissima fase in cui si decidono le sorti dei minori a seguito della separazione personale. Tra le clausole, vengono contemplate le spese (da compensare), il compito dei Servizi di Tutela Minori (teso a favorire la bigenitorialità), le modalità ed il calendario di collocamento del minore, come pure l’autorizzazione preventiva al rilascio dei documenti dei bambini. Si rileva, tuttavia, che il tema affrontato che risulta maggiormente d’interesse è quello numerato 4), dove si introduce il divieto, per entrambi i genitori, di pubblicare immagini dei figli minori sui social nonché di rimuovere immediatamente quelle in precedenza postate. La clausola riveste un’importanza fondamentale nell’ambito della tutela della privacy dei più piccoli, così proteggendoli dalle insidie della rete internet. Il provvedimento si pone in linea con numerosi precedenti giudiziari che hanno sentenziato l’inibitoria, per l’uno o l’altro genitore, di pubblicare sulle piattaforme sociali, foto e video di figli minori di età, così difendendo la riservatezza di coloro che non hanno ancora accesso alle reti virtuali. Il fac simile predisposto e diffuso dai magistrati di Mantova rappresenta, indubbiamente, un esempio virtuoso di giustizia che si prende cura dei più deboli, e che sembra destinato a far da pilota in altre corti.

Pubblicazione legale

Assegno di mantenimento e convivenza more uxorio.

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Con la sentenza n. 32871 del 19 dicembre 2018 la Corte di Cassazione si pronuncia in merito alle conseguenze sul diritto all'assegno di mantenimento nel caso in cui il coniuge beneficiario instauri una famiglia di fatto. Il caso: la Corte d'appello, nel decidere sull'appello proposto dal signor C.A. contro la moglie M.R., nel corso del giudizio di separazione personale dei due coniugi, revocava l'assegno di mantenimento corrisposto dal primo in favore della seconda in considerazione del fatto che risultava provata l'instaurazione di una famiglia di fatto da parte dell'appellata e dunque riteneva applicabile al caso la giurisprudenza di legittimità in tema di assegno divorzile. M.R. ricorre in Cassazione: p er la ricorrente si deve applicare il principio per cui “il diritto all'assegno di mantenimento non può essere automaticamente negato per il fatto che il suo titolare abbia intrapreso una convivenza more uxorio, influendo tale convivenza solo sulla misura dell'assegno ove si dia la prova, da parte dell'onerato, che essa influisca in melius sulle condizioni economiche dell'avente diritto”. La Suprema Corte rigetta il ricorso e osserva quanto segue: a) l'instaurazione da parte del coniuge divorziato di una nuova famiglia, ancorché di fatto, rescindendo ogni connessione con il tenore ed il modello di vita caratterizzanti la pregressa fase di convivenza matrimoniale, fa venire definitivamente meno ogni presupposto per la riconoscibilità dell'assegno divorzile a carico dell'altro coniuge, sicché il relativo diritto non entra in stato di quiescenza, ma resta definitivamente escluso; b) anche in tema di separazione personale dei coniugi, la convivenza stabile e continuativa, intrapresa con altra persona, è suscettibile di comportare la cessazione o l'interruzione dell'obbligo di corresponsione dell'assegno di mantenimento che grava sull'altro, dovendosi presumere che le disponibilità economiche di ciascuno dei conviventi "more uxorio" siano messe in comune nell'interesse del nuovo nucleo familiare. Tale principio sembra ormai stabile nella giurisprudenza della Suprema Corte, anche perché risponde a criteri di logica e buon senso. Difficilmente verrà ribaltato, a parere di chi scrive

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